Arbore, il concerto del nostos: “Un omaggio alla città che mi ha formato”

Successe già con Umberto Giordano. La cosa si è ripetuta con Renzo Arbore. Sembra destino che il rapporto di Foggia con i suoi figli più illustri e famosi debba essere turbato da incomprensioni e  difficoltà. Ma alla fine prevale l’amor loci, l’amore per la terra che ti ha dato i natali.
Il ritorno di Arbore a Foggia, vent’anni dopo l’ultimo concerto, è un autentico nostos di omerica memoria. E’ il ritorno di Ulisse ad Itaca dopo la sua infinita odissea: un ritorno nel segno della pace, della bellezza, dell’armonia. E soprattutto della nostalgia. Abbastanza da far giustizia della ruggine provocata da una uscita non del tutto felice del popolare showman, che ospite del Festival di Sanremo, un paio di anni fa, aveva dimenticato le sue origini foggiane, sottolineando piuttosto il suo rapporto con Napoli.
La domenica dopo i tifosi della curva dello Zaccheria avevano esposto uno striscione molto polemico nei confronti di Arbore (qui potete leggere la lettera meridiana su quell’episodio). Tutto passato, tutto dimenticato, Arbore torna a Foggia per abbracciarla, come ha sottolineato nella spumeggiante conferenza stampa di presentazione dell’evento, svoltasi al Comune di Foggia, e in una intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno, in cui ha parlato, per la prima volta in modo particolarmente diffuso, del suo rapporto con Foggia.

“Sarà un concerto molto sentimentale, perché festeggio con i miei concittadini  i risultati che ho ottenuto nella mia vita.” Circa il suo rapporto con Napoli, Arbore ha ribadito di aver sempre ricordato, in ogni occasione, di essere nato a Foggia. Ha però sottolineato come il legame musicale tra il capoluogo dauno e la città partenopea: “Quando ero guaglione – racconta al quotidiano regionale – c’erano i muratori che ricostruivano la città distrutta dalle bombe, e cantavano canzoni napoletane. Erano le canzoni che cantavano dal vivo anche gli artisti dell’epoca. Non potevano che incidere nella mia formazione artistica.”
Arbore li indica e li ricorda uno per uno Rico Garofalo, Romolo Russo, Alfredo Amatruda, Clemente Santangelo. “A loro devo tutto quello che ho fatto nella mia vita.” Il concerto del nostos sarà dunque anche il modo per pagare un debito di gratitudine e di riconoscenza. Bello, davvero bello.

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Arbore, il concerto del nostos: “Un omaggio alla città che mi ha formato”

  1. Caro Geppe,
    bene hai fatto a ricordarti di Renzo Arbore, cioè del più famoso foggiano nel mondo, dopo Giordano, e il più grande tra i viventi. E come per il grande compositore, scomparso a Milano nel 1948, la solita tiritera di "non esibita foggianità" ha colpito per decenni anche Arbore. Ma il popolino foggiano, che ama solo l'eloquenza e non le sfumature, che si comporta da tifoso ultras (per il quale se il Foggia vince è la squadra migliore del mondo e se perde è la peggiore…), ignora che la madre fosse napoletana, che a Foggia Arbore visse pochi anni (durante la guerra la famiglia sfollò a Chieti), che si è "cibato" di musica napoletana fin da quando si muoveva nella culla.
    Ma questo appartiene al passato. Già. Perché il presente – a leggere i primi commenti che ti sono pervenuti – già hanno l'odore di chi si rimangia tutto, così che il divin Arbore, ottenuta… la patente di foggiano d.o.c., passa già per Santo, dopo le scomuniche e gli improperi che ancora vagano nell'aria.
    E allora, se può servire, mi piace regalare ai lettori di LM l'intervista che gli feci, in esclusiva, nell'estate del 2010, quando dirigevo la rivista "Diomede", e dalla quale emerge una foggianità genuina, con Arbore che con Roberto Telesforo (il papà di Gegè) intona – per la delizia del mio registratore – diverse canzoni in dialetto "napolifoggiano". Intervista nella quale Arbore parla di tante altre cose, fuori dagli schemi e dalle convenzioni.
    Cordialmente (Maurizio De Tullio)
    P.S.: Le quattro pagine le ho potute riprodurre con lo smartphone perché il file originale è conservato presso l'editore Koinè, che ringrazio per avermi dato la grande opportunità di dirigere quella splendida rivista, durata solo 9 numeri.

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