Non deve aver fatto molto piacere a Gennaro Amodeo, promotore ed instancabile animatore del Comitato che da anni si batte per promuovere il referendum sulla Moldaunia, la sortita del presidente della terza commissione del consiglio regionale del Molise, Salvatore Ciocca, che ha chiesto al neogovernatore pugliese, Michele Emiliano, che la Regione Puglia rispetti quanto a suo tempo stabilito in un accordo, sull’acqua invasata nella dita di Occhito.
Sulla base di un protocollo d’intesa stipulato tra le due Regioni trentasette anni fa, la Puglia avrebbe dovuto garantire al Molise 20 milioni di metri cubi di acqua all’anno.
È una bella cifra, se si tiene conto che l’invaso ha una capacità di 333 milioni di metri cubi, e che, in tutti questi anni, la Puglia non ha ceduto neanche un metro cubo d’acqua, glissando sugli impegni che aveva assunto, nell’ormai lontano 1978.
Ciocca ha precisato che non intende dichiarare guerra alla regione limitrofa, con la quale vuole invece mantenere rapporti di buon vicinato. Nella lettera inviata ad Emiliano, l’esponente del consiglio regionale di Campobasso chiede la rivisitazione di quella intesa. Ma è comunque un campanello d’allarme.
Diversamente dalla Puglia, il Molise non ha bisogno di acqua, ed è per questo che la richiesta del presidente Ciocca, ancorché garbata e del tutto legittima, deve indurre una riflessione, da parte di quanti pensano che la Capitanata starebbe meglio con il Molise che non con la Puglia.
La verità è che, sotto ogni latitudine, ogni amministrazione bada agli interessi della propria comunità, e che per tutelarli bisogna farsi sentire, e battere i piedi, se necessario. Attenzione, perché la Capitanata potrebbe trovarsi ad essere il vaso di coccio stritolato dai vasi di ferro.
La vicenda della diga di Occhito ha, quanto a questo, un particolare valore simbolico. Venne realizzata essenzialmente a scopi irrigui, tanto che viene gestita dal Consorzio di Bonifica della Capitanata, ma stante le croniche carenze idriche pugliesi, da sempre ha avuto una utilizzazione promiscua. Parte della acqua viene utilizzata dal Consorzio di Bonifica, parte dall’Acquedotto Pugliese, che la usa per dissetare non solo la provincia di Foggia ma anche altre province pugliesi.
Il paradosso è che quando la diga si riempie, com’è successo nello scorso mese di marzo, i tecnici sono costretti ad aprire le paratie e a far defluire l’acqua in eccedenza a mare. Per scongiurare questo incredibile spreco di una risorsa così preziosa qual è l’acqua, era stato progettato un secondo invaso sul Fortore, a Piano dei Limiti, ma il governo Berlusconi tagliò i finanziamenti del piano irriguo, e non se n’è fatto più niente.
La Fai Cisl, proprio in riferimento alla presa di posizione di Ciocca, ha rilanciato quel progetto. Il segretario provinciale Franco Bambacigno, evidentemente temendo che la contesa strisciante tra Molise e Puglia possa risolversi in un’altra riduzione dei volumi utilizzati per l’irrigazione e quindi in un’altra penalizzazione per l’agricoltura, ha sollecitato la classe politica e dirigente locale a riaprire il confronto con il governo su Piano dei Limiti.
Una brutta gatta da pelare per Emiliano, appena insediato. Ma forse anche un’opportunità per riconoscere il valore strategico degli invasi sul Fortore.
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