Un’antica lapide racconta un pezzo di storia

A saperla guardare ad altezza occhi, ogni città ha tante storie da raccontare. Nel suoi vicoli, nei suoi muri. Quando ero un giovane collaboratore della Gazzetta del Mezzogiorno e mi occupavo di cronaca bianca, mi piaceva andare al lavoro a piedi. E non c’era giorno che Foggia non mi offrisse uno spunto, un’idea su cui lavorare. Una traccia.
Una volta, a pochi metri dal luogo dove è stata scattata l’immagine che illustra questo post, e di cui sto per dirvi, scovai la traccia di un’antica usanza foggiana: l’orma di un paio di forbici aperte, impressa sul cemento davanti ad un pianterreno. S’usava così per scacciare il malocchio, e tanto bastò per scrivere una serie articoli sulla sopravvivenza di certe superstizioni popolari.
Ancora oggi mi piace camminare nei vicoli della città vecchia, posti dove a tratti si può respirare quel che Foggia era una volta. Durante una di queste passeggiate, il mio sguardo è caduto sulla lapide che vedete fotografata sopra.

È murata vicino alla porta d’ingresso di un sottano, ed indica che il locale era stato dichiarato inabitabile dalle pubbliche autorità municipali. Mi ha colpito lo stemma cittadino, posto obliquamente rispetto alla scritta, che consente una datazione sufficientemente precisa della lapide: venne apposta durante il fascismo, e con ogni probabilità dopo il 1938, anno in cui dalla civica amministrazione venne adottato lo stemma che prevedeva l’aggiunta sulle tradizionali tre fiammelle, del simbolo del fascio littorio, come dal bozzetto che vedete, e che ho tratto da una approfondita ricerca di Michele Paglia, di cui nei prossimi giorni mi occuperò con dovizie di particolari.

Lo stato di conservazione della lapide non è eccellente, alcune lettere della scritta sono poco leggibili, però si nota ancora il fascio, stilizzato, circondato da rami di quercia ed alloro.
Quella pubblica dichiarazione di inabitabilità doveva servire probabilmente a scoraggiare il fitto del locale per usi impropri. Di lapidi del genere dovevano essercene parecchie a Foggia. I bombardamenti, la ricostruzione, le ristrutturazioni edilizie dei decenni successivi le hanno però decimate. Che io sappia, quella mostrata in alto è l’unica superstite.
Ne conoscete altre? E dove sta quella di cui vi ho parlato? Giro la domanda agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane a mo’ di test: quanti foggiani guardano la loro città ad altezza d’occhi?

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Author: Geppe Inserra

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