Quella volta che straripò il Celone

Mi commuove l’entusiasmo con cui gli amici e i lettori di Lettere Meridiane scaricano i materiali e i documenti che di tanto in tanto offro loro sul passato di Foggia e della Capitanata. Mi commuove questo desiderio di identità, questa testimonianza di appartenenza.
Il social network svolge un ruolo impareggiabile come raccoglitore della memoria. È vero che la maggior parte di quanto viene pubblicato sui profili, nei gruppi, è terribilmente effimero. Ma è vero altrettanto che (soprattutto per merito dei gruppi che si occupano sistematicamente di raccogliere la memoria, in particolare quella visiva che si tramanda con le fotografie) la possibilità di condividere rapidamente ricordi e memorie consente di raccontare la trama di una storia e di una identità collettiva che andrebbero altrimenti dispersi.
Mi permetto, allora, di alzare l’asticella e, partendo da un mio sbiadito ricordo, di chiedere ai miei impagabili amici e lettori di aggiungervi memoria, nel  tentativo di recuperare e scrivere assieme una pagina di Foggia non molto nota.
Riguarda l’allagamento della città che si verificò negli anni Sessanta, sicuramente prima del 1968. I miei ricordi in proposito sono, come ho già detto, sbiaditi. Ma il gioco sta proprio in questo. Mettere in comune la memoria, per cercare di recuperarla.
Poteva essere un Ferragosto, caldissimo. Nel primissimo pomeriggio si addensarono dei nuvoloni neri che provocarono un autentico nubrifagio. In poche ore caddero diversi centrimetri di pioggia che provocarono lo straripamento del Celone. Allora, la città era protetta da calamità del genere da un canale che la circondava, appunto con lo scopo di raccogliere l’acqua piovana. Ricordo che camminava parallelamente al campo di San Ciro, seguendo più o meno il tracciato di quella che è oggi via Guido D’Orso. Doveva chiamarsi Cavone, o Canalone. Ma quel pomeriggio non riuscì a trattenere l’acqua che era esondata dal torrente Celone che si riversò soprattutto nei quartieri orientali della città, allagando viale Ofanto, viale Candelaro, via Vittime Civili.
Chi se lo ricorda? Chi ha testimonianze da aggiungere? Qualcuno ha perfino qualche foto? Per rendere il gioco più intrigante, vi regalo la fotografia che illustra il post (che ho rinvenuto esclusivamente grazie a un colpo di fortuna) che certifica un’altra esondazione del Celone, verificatasi nel 1944. Emblematico il titolo della foto: Un lago? no, un aeroporto. L’immagine, custodita nell’Imperial War Museum mostra un aviatore, che si chiamava R.Stuart, di stanza nel campo di aviazione che sorgeva appunto sul Celone, mentre tenta di recuperare alcuni utensili, dopo l’esondazione del torrente.
Fornite i vostri ricordi, i vostri commenti, le vostre testimonianze sull’esondazione degli anni Sessanta commentando questo post.

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Author: Geppe Inserra

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