L’1 gennaio 1845 Attilio Zuccagni-Orlandini insigne geografo e cartografo pubblicò l’undicesimo volume della sua monumentale Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue isole corredata di un atlante di mappe geografiche e topografiche. Foggia era allora la seconda città del Regno, come si apprende leggendo il testo. L’atlante che correda l’opera (Atlante illustrativo ossia raccolta dei principali monumenti italiani antichi, del Medio Evo e moderni e di alcune vedute pittoriche…) vide Zuccagni-Orlandini collaborare con uno dei più famoso incisori dell’epoca, Antonio Verico, che a Foggia dedicò una stampa molto bella che Lettere Meridiane offre ad amici e lettori, assieme alla parte della Corografia che riguarda il capoluogo dauno. Nei prossimi giorni, ci occuperemo delle altre città di Capitanata raccontate da Zuccagni-Orlandini.
Un solo consiglio per l’uso: leggete attentamente il testo perché fornisce un quadro di Foggia per alcuni aspetti inatteso e sorprendete per i suoi odierni abitanti. È impressionante l’elenco dei re che – anche a causa della posizione strategica della città – l’amarono o comunque vi realizzarono opere importante, di cui oggi sopravvive poco o nulla. Le istruzioni per poter scaricare la riproduzione dell’incisione sono riportate al termine del testo.
La vetusta città della Daunia chiamata Arpi, e con greca voce Argirippa , cui dai fastosi storiografi greci volle darsi per fondatore Diomede, sorgeva un tempo ove trovasi la moderna Foggia , or capoluogo di Capitanata come in remota età fu capitale dei Dauni. Strabone aggiungeva che fu Arpi tra le primarie città italiche: Virgilio, Orazio, Ovidio ne tesserono poetici elogj : Polibio, Tolomeo, Stefano Bizantino ne fecero onorevol menzione. Dei travagli sofferti dai suoi abitanti nella guerra Sannitica e nella Punica prese registro Livio: Plinio ne avvertì poi che i Romani vi dedussero una colonia. Nella barbarie del VI secolo incominciò lo spopolamento di Arpi; verso il 1000 quella vetusta città divenne un mucchio di ruine. Se non che gli abitanti aveano già incominciato a ricostruirsi una borgata alla distanza di poche miglia , in luogo basso però e paludoso : e poiché nel barbaro idioma di quei tempi Foja e Fogiae erano chiamati i marazzi, fu perciò detta Fogia la novella città ; quindi a ragione il Manerba avverte che in quel modo dovrebbe appellarsi, citando in appoggio una pergamena del 1207, in cui vien detta città Fogitana.
Verso la metà del primo secolo della sua esistenza , nel 1048 cioè, il normanno Conte Drogone se ne impadronì ; pochi anni dopo Roberto Guiscardo vi fece costruire una chiesa. Ben presto si rese terra popolosa : nella prima Crociata molti dei suoi abitanti accompagnarono Boemondo , quindi il Tasso cantava
Ruggero Duca di Puglia donava questo luogo alla chiesa di S. Niccolò di Bari verso il 1089: successivamente andò Foggia prosperando sino al punto di esser considerata la seconda città del regno. Ed infatti quasi tutti i Re amarono visitare quella città e in qualche modo gratificarla : Guglielmo II fece edificare il maggior tempio sopra l’ altro di Roberto, che divenne così catacomba o confessione. Federigo vi fermò la residenza decretando nel 1223 che Foggia fosse considerata inclita sede imperiale e reale ; vi costruì poi un regio palazzo ben munito , una rocca, una porta urbana, un quartier di soldati , ed alcune case di delizie nei dintorni. Manfredi fu severamente ostile agli abitanti, facendone numerosa strage in punizione di aver dato ricetto alle pontificie soldatesche, ma poi vi tenne lungamente la residenza, restaurò le fortificazioni che avea fatto demolire, e vi prese la corona di Re allorquando si divulgò la voce che Corradino fosse mancato di vita. Successivamente anche l’ Angioino Carlo punì gli abitatori di Foggia col sacco, in pena di aver parteggiato pei Principi Svevi, se non chè si dilettò poi talmente di quel soggiorno , che fece costruire una reggia presso il maggior tempio, e fuori di città le due ville di S. Lorenzo e del Pantano con vivaj e boschetti destinati alla caccia : ed anche le nozze della figlia sua Beatrice con Filippo figlio dell’Imperatore Baldovino volle che in Foggia fossero celebrate con pompose e splendide feste; ivi finalmente cessò di vivere e volle esservi sepolto per ultima disposizione testamentaria. Giovanna I si dilettò pure di quella regia sede ; fu anzi ivi tumulato Ottone suo quarto marito: l’esempio di quella regina fu imitato dal successore Carlo di Durazzo e dagli altri Angioini , largheggiando tutti in privilegi per la prediletta città. Il primo dei Sovrani arragonesi Alfonso fece ancor di più, dotandola di R. Dogana per la celebre istituzione del Tavoliere di Puglia , consolidata poi dal figlio suo Ferdinando: l’ultimo di quella dinastia Federigo, all’avvicinarsi delle nemiche orde francesi, trasferivasi in Foggia ove la regina Isabella erasi già ritirata. Nei primi anni del secolo XVI Ferdinando il cattolico era grandiosamente accolto in questa città, cui fu generoso di nuovi favori. Tutti i monarchi infine della regnante dinastia, tranne l’ infante Don Carlo, amarono di visitar Foggia personalmente.
Foggia può ora considerarsi la seconda tra le città provinciali, quanto a popolazione almeno. Siede in mezzo a vasta pianura; i suoi edifizj furono restaurati e nobilmente abbelliti dopo la devastazione loro cagionata dal memorando terremoto del 1731, che nella sola cattedrale tanti pregevoli monumenti d’arte distrusse. La casa comunale è di moderna ricostruzione ; modernissima è quella del teatro che tra tutti gli altri delle provincie primeggia. Delizioso fu reso benanche il pubblico esterni» passeggio ; gli serve d’ ingresso un portico sostenuto da colonne doriche e terminato alle estremità da due casini ; ferrei cancelli chiudono gl’intercolunii lasciando liberi accessi al passeggio intersecato da tortuosi viali, con vallicelle e collinette e simulate anticaglie, e collinaggi in viale ombreggiato da gelsi, in fondo al quale fà di se bella mostra una gran fontana a foggia di cascata. Numerosi sono i sacri edifizj sparsi per la città , ma sebbene sia stata sempre questa di R. Demanio e dai Re favorita e privilegiata, pur nondimeno non ha sede vescovile, essendo la sua collegiata e le altre chiese alla diocesi di Troja aggregate. Di decente aspetto sono le abitazioni dei privati; piuttosto ampie le pubbliche vie e non immonde; numerose le officine di ogni arte e mestiere.
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