Foggia perde un altro gioiello di famiglia, l’Ovile Nazionale, il più antico della folta rete di centri di ricerca agroalimentari che una volta punteggiavano il territorio, ma che stanno per essere sottoposti a una pesante sforbiciata per effetto dei tagli alla spesa pubblica.
La bozza del piano triennale per il rilancio e la razionalizzazione della ricerca del CREA (organismo che reciterà le funzioni del CRA, Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) prevede la soppressione dell’istituto, che era un’emanazione territoriale del Centro di ricerca per la foraggicoltura.
Non ci sta la Fir Cisl, l’associazione di categoria della Csil che concentra i lavoratori dell’innovazione e della ricerca, che ha contestato – come si legge in un comunicato – “la chiusura di alcune strutture di ricerca di particolare rilevanza scientifica come quella dell’Unità di ricerca per la zootecnia estensiva (ZOE) di Bella e dell’Azienda “Posta Tuora di Barone” in Segezia (FG), con la conseguente perdita del settore scientifico volto alla valorizzazione delle razze ovine e caprine italiane nonché delle razze bovine autoctone dell’Italia meridionale e della qualità delle loro produzioni tipiche.”
L’Ovile Nazionale sembrava destinato a sopravvivere in qualche modo alla riarticolazione delle strutture di ricerca prevista dalla spendi review. Il Piano di riorganizzazione e razionalizzazione della rete delle articolazioni territoriali del CRA non lo aveva soppresso del tutto, ma l’aveva trasformato in un laboratorio alle dipendenze del centro lucano di Bella. Il successivo piano triennale ha previsto una ulteriore e drastica cura dimagrante: ridimensionamento per Bella, chiusura per l’Ovile Nazionale di Foggia, che stava per compiere un secolo di vita, essendo stato istituito nel 1921.
Protesta anche la Fisba Cisl, organizzazione di categoria dei lavoratori agricoli. Il segretario generale, Franco Bambacigno, punta il dito contro la politica: “Avevamo lanciato l’allarme già dagli scorsi mesi, ma nulla si è mosso per salvare una struttura che nella terra della transumanza e della Regia Dogana delle Pecore ha sempre rappresentato un punto di riferimento per la ricerca zootecnica.”
Ad onor del vero, il processo di razionalizzazione delle strutture di ricerca non prevede soltanto tagli per la provincia di Foggia, ma anche qualche significativo riconoscimento. Il Centro di ricerca per la foraggicoltura e le colture industriali, che una volta dipendeva di Lodi, diventerà una sede autonoma.
Il confronto tra dare ed avere vede tuttavia la Capitanata decisamente creditrice nei confronti del Governo, che in materia di agricoltura ha già duramente penalizzato la Capitanata (con la precisazione che il’esecutivo guidato da Renzi non c’entra nulla, e che le responsabilità vanno ascritte all’ultimo governo Berlusconi). La mancata realizzazione dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Alimentare e della diga di Piano dei Limiti rappresentano degli schiaffi che hanno duramente colpito il comparto trainante dell’economia provinciale.
Il Piano triennale al momento è solo una bozza, e si è avviato il confronto in sede sindacale. L’ultima parola spetterà al Parlamento, e forse è il momento che la politica faccia sentire la sua voce, come invoca Franco Bambacigno.
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