Enogastronomia Biccarese (Monti Dauni e dintorni) è un gruppo social molto diverso dai tanti che sono spuntati negli ultimi tempi sui sapori e sull’arte culinaria di una volta. Non c’è solo gusto per la tradizione ma un riuscito e sapiente intreccio fra passato, cultura e marketing territoriale.
Il punto è che – come vado sostenendo da tempo – valori come la tipicità, la genuinità, nei Monti Dauni non sono un’invenzione o un artifizio. Ci sono e basta, profondi e radicati.
Era questa l’intuizione di Federico Massimo Ceschin, che stava alla base del progetto di eccellenza turistica di quest’area della Puglia settentrionale, che i pugliesi stanno ri-scoprendo con crescente entusiasmo.
Proprio a Biccari, mi è capitato un paio di settimane fa di partecipare a un incontro sul tema del lavoro, assieme al sindaco Gianfilippo Mignogna e al presidente del Gal Meridaunia, Alberto Casoria. “Ce la stiamo facendo” ha detto Casoria, che non è tipo aduso ai facili entusiasmi.
Sono d’accordo. I Monti Dauni stanno riuscendo con sempre maggiore nitidezza ed evidenza a declinare la possibilità di uno sviluppo di segno diverso, e la potenzialità più interessante sta nel fatto che non si tratta di un modello di sviluppo elucubrato da tecnici e ingegneri a tavolino. È profondo, irripetibile perché sta nel cuore e nell’anima della gente.
Come quelli dei fondatori e dei promotori di Enogastronomia Biccarese. La foto che adorna la bacheca del gruppo (in alto, all’inizio di questo post) è perfino più eloquente della headline (che recita: “Eventi, degustazioni, prodotti tipici, ristorazione, promozione del territorio e tutto quello che ruota intorno ad uno dei borghi più belli della Puglia”). Mostra, come commenta Donato Capozzi, giovani alla riscoperta delle cose belle di una volta. Vista in bianco e nero, sembrerebbe addirittura una foto di qualche decennio fa. A tradirne l’attualità è il contatore del gas che si nota di sfuggita. Però è una foto autentica; i giovani hanno raccolto fiori, piante ed erbe selvatiche e le stanno separando: rucola, camomilla e malva. Piante antiche che nei Monti Dauni crescono spontaneamente e in grande quantità e che, dalla notte dei tempi, vengono utilizzate sia a scopi alimentari che con finalità terapeutiche.
Questo recupero del passato che diventa desiderio prepotente di futuro è la filosofia che sorregge le mille buone prassi che – proprio come i fiori selvatici – punteggiano e colorano queste colline, additando alla Puglia ed alla Capitanata una prospettiva nuova di sviluppo, una speranza nuova.
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