Ha dovuto aspettare 749 anni, perché la città che aveva fondato ed alla quale aveva dato il suo nome, in segno di predilezione e di prestigio, onorasse la sua memoria con un monumento. Adesso il monumento c’è e Re Manfredi potrà essere soddisfatto. Manfredonia gli ha reso onore.
La bella statua equestre in bronzo, collocata nel piazzale Silvio Ferri, sul lungomare, nelle vicinanze del castello che fu proprio il re svevo a volere, è stata realizzata dallo scultore Salvatore Lovaglio, troiano, vincitore del concorso indetto dalla civica amministrazione.
L’inaugurazione è prevista per questo pomeriggio, e si tratta di un evento particolarmente sentito dalla popolazione sipontina che ha sempre amato molto Re Manfredi, che nell’immaginario collettivo viene percepito come il padre della città. Alla cerimonia interverranno Giuseppe Palladino, presidente della Banca Credito Cooperativo di San Giovanni Rotondo, l’autore dell’opera, Salvatore Lovaglio, Andrea Mapelli, della Fonderia Artistica Mapelli, monsignor Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e Angelo Riccardi, sindaco di Manfredonia.
La fondazione di Manfredonia viene fatta risalire dalla tradizione al 23 aprile, giorno di San Giorgio, del 1259 quando il re, resosi conto delle necessità di trasferire ad una nuova sede gli abitanti di Siponto, si recò nel sito di quella che sarebbe divenuta Manfredonia “a designare lo perdimento de le mura ed a squatrare le strate”, come annota Matteo Spinelli, cronista dell’epoca.
Come scrive Giuseppe de Troia, in un libro fondamentale per comprendere la storia della città (Dalla distruzione di Siponto alla fortificazione di Manfredonia, Schena editore) il suolo su cui sorse la città era dello stesso Manfredi, cui era stato donato, certamente prima del 1254, dal papa Innocenzo IV.
La constatazione dello stato di insalubrità e di invisibilità di Siponto divenuta malsana a causa della modifica del litorale che aveva portato alla formazione di numerose paludi, indusse il re ad accelerare il progetto di fondazione della nuova città, per la quale aveva grandi idee. Sognava di renderla grande e bella come Palermo e Napoli, ma la sua morte prematura, a Benevento, nel 1266, arrestò bruscamente il progetto.
Della predilezione di Manfredi per la sua città restano tuttavia consistenti vestigia (dal castello alle mura, parzialmente conservate) e se da un lato l’inaugurazione del monumento paga il debito di riconoscenza della città verso il suo fondatore, dall’altro rilancia l’identità cittadina anche dal punto di vista turistico e culturale.
La posa in opera della statua equestre corona una serie di attività promosse dall’amministrazione comunale per potenziare il patrimonio artistico e culturale della città: solo qualche mese è stata aperta al pubblico (è ospitata nella Cappella dalla Maddalena) l’esposizione di 77 reperti dell’archeologia daunia, che erano stati acquistati della Provincia di Vicenza, e di uno stupendo acquerello “Vista di Manfredonia” dell’artista francese Claude Louis Chatelet.
Che ci siano amministrazioni che riescano a puntare ancora sulla cultura e sull’arte, come motori di sviluppo, è una notizia che non può che rallegrare.
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