Il Gargano ce l’ha fatta. Ma solo grazie ai garganici.

Lo scorso week end sono stato nel Gargano, per un giro panoramico da Torre Mileto a Rodi Garganico, da Peschici e Vieste. L’ho trovato splendente, radioso. Magnifico e abbacinante nei suoi mille colori. Ancora più del solito.
Alcune ferite lasciate dall’alluvione dello scorso settembre sono ancora lì, difficili da cicatrizzare, e ci mancherebbe altro, visto che i contributi per la ricostruzione stanno arrivando con il contagocce.
Ma la notizia è che il Gargano c’è. Nonostante i ritardi con cui sono state erogate le provvidenze. Nonostante le tante promesse non mantenute.
Il Gargano c’è ed aspetta con orgoglio l’imminente stagione turistica grazie alla sua gente, a quei meravigliosi garganici che vengo spesso accusati di avere la testa dura (ed è accusa talvolta fondata), ma che spesso riescono a trasformare la loro proverbiale capa tosta in coraggio, tenacia, capacità di fare da soli.
L’impressione è che l’alluvione abbia prodotto una nuova coesione sociale, una nuova consapevolezza, un nuovo orgoglio garganico.
È come se le ferite lasciate da quella tragica calamità naturale, il sacrificio di eroi quotidiani, come Antonio Facenna, avessero contribuito a far ritrovare ai garganici un senso più profondo e più consapevole di appartenenza alla comunità.
In questo senso, la stagione che sta per cominciare potrebbe rappresentare un punto di svolta, un nuovo inizio. E come all’indomani della tragedia di settembre titolammo per alcune settimane la headline di Lettere Meridiane “Forza Gargano”, oggi sentiamo di poter dire “Auguri Gargano”.
Il peggio è alle spalle. E, forse, il bello deve ancora venire.

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Author: Geppe Inserra

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