Daunia, Gargano, Capitanata, tra brand e identità

Ci sono temi affrontati da Lettere Meridiane che non perdono mai di attualità. Ho ripubblicato in questi giorni alcuni post che tempo fa dedicai al complesso tema dei diversi toponimi con cui la provincia di Foggia è conosciuta, una pluralità che non contribuisce né al consolidamento dell’identità, né al cosiddetto brand.
Pur trattandosi di un reprint, gli amici e i lettori non hanno fatto mancare le loro osservazioni e le loro riflessioni, che mi piace concentrare in un nuovo post. Purtroppo il sistema di pubblicazione sul social network dei link al blog, se ha il pregio di diffondere in modo capillare i contenuti nei gruppi amici, ha il limite di disperdere i commenti che animano le diverse discussioni.
Come ho già detto, si tratta di commenti e osservazioni particolarmente stimolanti.
Mi scrive l’amico e collega giornalista Antonio Del Vecchio: “Caro Geppe, a proposito di “toponimi” son d’accordo con te, bisogna fare battaglia comune tra Gargano e Monti Dauni e parlare semmai la medesima lingua dell’intera Capitanata. Talvolta, noto però che la questione resta solo un auspicio o la solita pia intenzione, specie quando ci occupiamo di beni di valenza nazionale. Il riferimento è al Paleolitico di Grotta Paglicci contemplato nel Museo di Rignano, di questi tempi trascurato al massimo sia dall’Università di Foggia sia dal Ministro Franceschini. Eppure è un bene al pari se non di importanza superiore rispetto ad Altamira (Spagna) e a Lascau (Francia). Paglicci, in termini di reperti, abbraccia, infatti, non solo il Paleolitico Superiore, ma anche quello Medio ed Inferiore. E allora, perché non facciamo causa comune?”

La scarsa valorizzazione di Grotta Paglicci è in effetti un tema mai affrontato con il necessario impegno. Enzo Dota, imprenditore esperto di marketing territoriale, commenta: “Dopo essersi riconosciuti in un “benedetto” Brand che sia Gargano e Daunia o Daunia e Gargano ci vogliono tre fattori fondamentali e li elenco dal meno importante:
3) Tecnologia
2) Metodologia
1) Volontà di cambiare da parte dell’uomo
Considerato il TOTALE FALLIMENTO DELLE “ISTITUZIONI” BISOGNA necessariamente prendere atto che devono essere le partite IVA a prendere le redini del proprio futuro. Come gestore del nuovo Brand Gargano & Daunia (che prende il posto di Daunia da Vivere) attendo confronti su fatti e non solo su chiacchiere! Chiedo scusa ma quando ci vuole ci vuole! Nell’integrazione territoriale, metodologie e tecnologie, in questo territorio e in quello della Puglia, possiamo INSEGNARE molto. Ora a parte la demagogia passiamo ai fatti visto che le partite IVA nell’agroalimentare e nel turismo NE HANNO FORTEMENTE BISOGNO.”
Federico Massimo Ceschin, promotore del gruppo Daunia e Gargano, e già autore di un apprezzato contributo nella prima discussione sul tema, svoltasi qualche tempo fa, torna sull’argomento, riflettendo proprio sulla persistente attualità della questione: “temo che il tema rimarrà sempre attuale… almeno finché continueranno a latitare il necessario senso di appartenenza, l’adesione a una visione unitaria di comunità e un carisma riconosciuto in modo sufficientemente condiviso…”
Fernando Faleo riflette invece sulle origini storiche dei diversi toponimi, scrivendo: “la Daunia è la nostra terra antica (4000 anni a.C.); la Capitanata si collega alla dinastia Normanna dopo l’anno 1000, ( a CATAPAN) sub-Governatore. Ad onor del vero noi siamo discendenti della colonia di Equo Tutico, villaggio a 15 Km da Ariano irpino , che dopo la fine dell’ultima glaciazione si insediarono nella nostra piana fondando Argos Hippium ( Arpi 6000 a.C..).
Giovanni Mustafa Palmulli scrive: “Sarei molto indeciso se dovessi decidere… È un po’ la stessa questione che si pone quando di parla della parte continentale dell’Ex-Regno delle Due Sicilie. Se una Sicilia è la Sicilia, l’altra Sicilia come si chiama? Napolitania, certamente (siamo napolitani), ma anche Ausonia, il nome antico, usato da Dante nella Divina Commedia, che è certamente più bello ed evocativo. La questione dei nomi è importantissima. Crea l’identità e serve tanto specie ai popoli che come noi l’hanno persa!
Secondo Giuseppe Gramazio, invece, “per Daunia si intende la provincia di Foggia e terre limitrofe fino all’alto medioevo; poi diventa Capitanata a partire dai bizantini in poi, quindi se parliamo di Arpi, Luceria, Aecae, Tiati, Siponto dobbiamo parlare di Daunia.”
Franco Bambacigno con molta benevolenza nei miei confronti (e lo ringrazio affettuosamente), commenta: “Caro Geppe come al solito ci fai appassionare nel leggere quello che scrivi. Logicamente tutte e tre le denominazioni fanno parte di un unico territorio pertanto o Provincia di Foggia o Capitanata o Daunia sono comprensibilissimi. Bisognerebbe distinguere, però, tra leggenda e storia e verificare chi tra Daunia e Capitanata è stata citata per prima, per poi arrivare ai tempi nostri con la proposta sulla creazione della Moldaunia e non della Molcapitanata. Non credo che sia solo una questione orecchiabile ma di riconoscenza storica ai Dauni. A prescindere se poi si condivide o no la proposta.”
Luigi Daniele allarga i termini della discussione: “Cosa penso? Che la diatriba sui termini non centra la questione. Daunia e Capitanta sono termini diversi indicanti due popoli per certi versi diversi, dove i primi sono già inclusi nei secondi insieme, ad esempio, ai garganici. CIò che sarebbe più utile, specie nel 2015, a mio avviso, è riflettere su cosa ci fa sentire popolo oggi (ammesso ci sia qualcosa), e come continuare a farlo: insomma, come coniugare la provenienza locale con lo spirito globale del tempo. In questo senso, i commenti tra chi si professa “dauno” e chi si presenta come più cosmopolita perchè propende per il “catapano” appaiono risibili. Personalmente preferisco Capitanata: non perché non sia Dauno, ma perchè per me stare a analizzare i pedigree delle varie discendenze è inutile; oggi da Serracapriola a Trinitapoli, da Peschici a Monteleone mi sembra ci sia non solo un’omogeneità storico-popolare, ma sopratutto un comune destino amministrativo-burocratico che ci lega.”
Infine, l’interessante contributo di Michele Lauriola, promotore di Pro Capitanata: “Geppe Inserra, questa tua lettera, come quella sui toponomi Daunia o Capitanata o Gargano, come altre sugli usi, sulle tradizioni, sulle culture, sui costumi, sulle bellezze dei territori della Capitanata non possono e non devono, a mio modesto avviso, snaturare il modo naturale con cui questi elementi che caretterizzano i territori vengono visti e percepiti dai cittadini indigeni. Essi non sono ne neri ne bianchi ne potranno mai essere grigi. E solo una questione di percezione da parte di chi vede o analizza territorio come parte terza. Stante alle valutazioni di questi osservatori non si puo’ che desumere un trend complessivo negativo rispetto al quale non resta che una sola valutazione da fare, che si ricollega al mio intervento sull’argomento. Prima di tutto maggior senso civico e poi un progetto dello Spazio Capitanata condiviso, con macro obiettivi contestualizzati ai territori di riferimento, e integrato con quello regionale, nazionale ed europeo per la cui attuazione serve che i due Sistemi Politico e Produttivo facciano sistema.”
Gli amici e i lettori di Lettere Meridiane di carne sul fuoco ne hanno messa un bel po’. E sarebbe proprio il caso che la discussione continui…

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Author: Geppe Inserra

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