San Nicola, i baresi e… la Moldaunia

Cosa c’entra il Santo patrono di Bari con il vivace confronto apertosi dopo la delibera del consiglio comunale di Foggia, sul possibile referendum con cui il popolo dauno potrebbe pronunciarsi circa il passaggio della provincia di Foggia al Molise? C’entra, eccome, se avete la pazienza di leggere per intera l’interessante risposta di Maurizio De Tullio ai diversi interventi di Vincenzo Concilio sulla baresità (potete leggerli qui, in calce alla lettera meridiana cui rinvia il collegamento).
Concilio aveva indicato nel trafugamento delle reliquie di San Nicola una prova della (presunta) tendenza dei baresi all’appropriazione indebita.
Per parte mia, questa volta dissento dall’amico Concilio. Come mi ha insegnato l’insigne medievalista nonché amico, Raffaele Licinio, a quell’epoca il furto di reliquie era largamente praticato. E non era considerato peccato mortale, anzi trafugare i resti dei santi era una santa gesta, come apprendiamo dall’episodio forse più clamoroso verificatosi in Puglia.
I baresi furono infatti largamente battuti dai troiani, che fecero le cose in grande: non si limitarono ad impossessarsi delle reliquie di un solo santo, ma ben di cinque. Questa, però, ve la racconto un’altra volta. (g.i.)
Di seguito la risposta a Concilio di Maurizio De Tullio.

* * *

Gentile
Signor Concilio,
in attesa che
la simpatica pattuglia di ultras
della Moldaunia si concili con la
Verità storica e, soprattutto, con la realtà fattuale, faccio pochissima fatica
a smontare la gracile architettura che alimenta il progetto dell’antibaresità
per principio, snocciolando banali dati.

Detto dei 6
(sei), su 14 (quattordici), Presidenti di Regione Puglia NON baresi (il suo
sodale anonimo asseriva essercene stato uno solo, ignorando finanche che i
Fitto furono due!), mi sembrano invece ancora più patetici i suoi 14 Atti
d’Accusa, dei quali almeno l’80% sono evidentemente privi di qualsiasi base
d’appoggio e veridicità. Una semplice verifica su Google, probabilmente, basta e avanza. Poi, se si desidera
continuare a fare gli ultras della situazione, lo si faccia.
Ad ogni modo,
da parte mia non verrà mai meno il sostegno all’indizione di un Referendum,
come quello proposto e sostenuto dal Movimento per la Moldaunia dell’amico
Amodeo, ma se si voterà, ovviamente voterò “No” alla richiesta di
passaggio al Molise.
E vengo al dunque. Il nostro
Conciliatore Moldauno se ne esce con “La
Storia si sa, è una cosa seria! E’ opportuno aggiornarsi perché si rischia di
essere accusato di ignoranza storica.
” e poi, con un maldestro esercizio di
copia-e-incolla, mi cade sul pisello come la Signora Lòngari col buon Mike!
Concilio sfodera un clamoroso
ritorno… di memoria per arrivare a chiedersi, retoricamente, se “Non furono i baresi a trafugare le reliquie
del Santo Nicola? Sì, certo.
” E per farlo – postando un commento al mio
commento, che era solo ironico – ricorre al “foggianissimo” esercizio del
“copia-e-incolla”, riprendendo alla lettera il seguente passaggio:
Nei primi mesi del 1087, – scrive
Concilio, senza citare alcuna fonte – tre
navi cariche di grano ed altri prodotti agricoli si accinsero a salpare come al
solito alla volta della Siria. Probabilmente già nella piazza e nelle corti di
Bari si era accennato alla possibilità del trafugamento delle reliquie, ma non
c’era stato un vero progetto.
Su questo Niceforo è esplicito: l’ispirazione venne ad alcuni saggi ed illustri
baresi che erano partiti per Antiochia con le loro navi cariche di grano e di
altre merci.
” (1)
E con ciò, crede di offrire ai
lettori di Lettere Meridiane, e al
popolo dei Moldauni, l’ennesima prova di un carattere furtaiolo per natura dei
baresi. Ma la realtà di quel “furto” è più complessa.
Bastava che lei, più
correttamente, avesse copiato e incollato anche la parte che precedeva il suo
ritaglio, cioè questa, presa dalla stessa fonte da lei parzialmente utilizzata:
Con quella mirabile sintesi di interessi che
solo il medioevo ha saputo esprimere, nella popolazione barese si incontrarono
l’intraprendenza religiosa e quella mercantile. Il furto delle reliquie di un
santo famoso avrebbe dato a Bari una dignità religiosa che ancora non aveva
(l’arcivescovo continuava a chiamarsi
di
Canosa e di Bari) e avrebbe suscitato un
movimento di pellegrinaggi, che per quei tempi equivaleva a ciò che oggi è il
turismo religioso.
La scelta di S. Nicola fu abbastanza
naturale. A Bari, dopo quello di Giovanni, il nome più diffuso era
Nicola (già vi erano
tre o quattro chiese in suo onore). D’altra parte, dove riposava il corpo di S.
Nicola (Mira, in Asia Minore) ormai imperversavano i Turchi, e quindi i Baresi
non potevano essere accusati di averlo rapito ai cristiani orientali. Inoltre,
Mira si trovava su una rotta frequentemente seguita dalle navi baresi dirette
in Siria, e pertanto non era necessario organizzare un’apposita spedizione, ma
poteva essere inserita in un’operazione commerciale. Senza dire che allora S.
Nicola era già il santo numero uno del calendario cristiano, e che quindi la
presenza del suo corpo a Bari avrebbe garantito numerosi pellegrinaggi.
Con il
potere politico assente, il mondo mercantile barese seppe trovare un’idea che
unificava gli interessi di tutti, dal clero ai mercanti ai marinai
.
” (2)
Ecco.
È questo passaggio finale, che ho posto in grassetto, quello pregnante di tutto
il ragionamento. Venti parole e una frase che stavano proprio lì, a due passi
dal pezzo che lei ha scelto di copiare-e-incollare ma senza spiegare, pur di
portare a casa il bottino dell’antibaresità per principio. Un furto in piena
regola. Come quello fatto dai mercanti baresi?
Ah,
dimenticavo di avvisare il signor Concilio: il nuovo nuovo
rettore
 della Basilica di San Nicola di Bari si chiama Padre Ciro Capotosto. È di
San Severo…
Sempre cordialmente, Maurizio De Tullio

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Author: Geppe Inserra

3 thoughts on “San Nicola, i baresi e… la Moldaunia

  1. DAL PARADOSSO ALL'INGIURIA E AL DISCREDITO E TUTTO "MOLTO POCO CORDIALMENTE".

    La premessa dell'articolo, poi tradita, era che "L’eventualità di una fusione tra la provincia di Foggia e il Molise, con la conseguente modifica dei confini della Puglia, è una questione troppo importante per essere affrontata con l'ottica deformante degli interessi politici del momento o, peggio ancora, per essere ridotta a strumento di propaganda elettorale".

    E inoltre che : "Discutere della Moldaunia da questo punto di vista è riduttivo, così come mi sembrano riduttive le perplessità manifestate da qualche parte, sugli alti costi che comporterebbe la consultazione referendaria comporterebbe. La democrazia non costa mai troppo. E come cittadini dauni e italiani siamo stati chiamati alle urne per referendum di assai più scarso significato e peso politico. Si tratta dunque di discutere di Moldaunia seriamente e di riflettere assai più approfonditamente di quanto non sia successo fino ad oggi, nel merito più che nel metodo, così come da anni si sta sforzando di fare il comitato Daunia chiama Molise".

    In linea con la premessa avevo cominciato a scrivere quanto segue:
    "IN FONDO E' SOLTANTO UNA QUESTIONE DI LIBERTA', QUELLA DI CAMBIARE.
    La libertà di dissentire ed eventualmente protestare contro una Regione, di cambiarla quando necessario, è un prerequisito della democrazia territoriale. Nel caso specifico è libertà dalla costrizione altrui".

    Avevo quindi elencato una serie di punti sui quali sarebbe stato possibile argomentare sostenendo "una sorta di asimmetria liberatoria che coniugando fermezza e mobilità, consente di praticare una forzatura del dominio e di riaprire spazi mai prima ipotizzabili".

    Nessuna risposta è giunta sul tema se non la proposizione del paradosso dell'invasione della Polonia da parte dei baresi nel 1939 e, dei cordiali saluti che hanno preceduto la calunnia ed il discredito.

    (continua)…

  2. IL GIOCO DEL PARADOSSO
    "Il gioco è un paradosso e dentro questo paradosso si rifugia il giocatore ma, il rifugio porta a volte ad un secondo livello di paradosso".

    E' quello che è avvenuto.
    Ho risposto al paradosso dell'invasione barese della Polonia nel 1939 con ironia, riguardo alla trafugazione della salma di San Nicola.
    Nell'economia dell'intervento, non era assolutamente prevista affatto una completa trattazione storica da altri reclamata.
    Per questo ci sarà tempo!

    Ricordandomi dell'episodio storico ho riportato anche alcune righe tra l'altro non mie che non conferivano però maggior valore al mio intervento, trascrivendole nel mio Word processor in corsivo che per me corrispondeva ad una citazione esterna.
    Purtroppo come si può verificare, la formattazione adottata si perde nell'inserimento del commento nel blog. Ed è quanto a me è successo. A ciò ahimè (per quanto è poi accaduto), non avevo dato importanza. Ho pensato a quelle righe come se fossero il riporto di una storia conosciuta ed ho lasciato correre.

    L'episodio per me trascurabile è però servito qualcuno "molto poco cordiale" per screditarmi.

    Come scriveva Shakespeare nell'Amleto: "Il mondo è fuor di squadra: che maledetta noia, esser nato per rimetterlo in sesto" e aggiungeva anche da qualche altra parte: "La coscienza così fa tutti vili, così il colore della decisione, al riflesso del dubbio, si corrompe e, le imprese più alte si disviano, perdono anche il nome dell'azione".

    LA CALUNNIA E' UN VENTICELLO
    Ne "Il barbiere di Siviglia, la calunnia è così cantata: "La calunnia e’ un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar…. Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia e produce un’esplosione come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale, che fa l’aria rimbombar. E il meschino calunniato, avvilito, calpestato, sotto il pubblico flagello per gran sorte ha crepar".

    Colui cha calunnia storpia il cognome del calunniato, lo macella e poi lo ricompone; lo ricompone variamente e ne tre spunti per ulteriormente insinuare.
    Colui che pratica la calunnia associa gli anonimi e li definisce solidali al calunniato.

    Non ci vuole tuttavia una approfondita analisi del testo per capire che chi calunnia non ha argomenti e che sottraendo a quel testo la parte calunniosa, rimane un "non testo".

    A costui lo show, non gli varrà certo il premio Pulitzer.

    Ma quì, è tempo di calare il sipario.
    Se l'altro nutre l’angoscia primordiale di non esserci, di non consistere, non sarò io obbligato a costituirmi suo "nemico" per dargli riconoscimento.

  3. Maurizio de Tullio è davvero molto apprezzabile. I suoi ragionamenti non fanno una piega. Su Concilio preferisco non esprimermi, del resto come si può ragionare con una persona che parla dei baresi in modo così frustrato scomodando addirittura San Nicola?
    Mi cadono le braccia

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