Nel corso delle tragiche incursioni aeree sulla città di Foggia, che provocarono la distruzione della città e la morte di migliaia di inermi cittadini, potrebbero essere state utilizzate le micidiali bombe al fosforo. Il sospetto diventa sempre più corposo.
Un caro amico, appassionato di storia locale, mi invia questa struggente testimonianza:
Egr. dott. Inserra, come Lei ho anche io a cuore la storia della Capitanata e, vorrei dirle cosa mi raccontava mia nonna dei terribili bombardamenti di cui Foggia fu colpita. Io oggi ho 54 anni e mia nonna non esiste più da diverso tempo, ma mi raccontava che dopo un terribile bombardamento Foggia fu colpita da una strana epidemia e morì se non erro o una figlia piccola o una nipote di mia nonna. Foggia seppelliva sia le vittime del bombardamenti, sia quelli colpiti da questa malattia. Mia nonna si mise a litigare con chi seppelliva le vittime per poter vedere la bambina. Uno di questi, per farla stare zitta, l’accontentò aprendo la bara di fortuna della piccola. Mia nonna si stupì vedendo la piccola come se si fosse bruciata, la riconobbe solo dal vestitino che le aveva fatto. Credo che Foggia sia stata anche una delle prime vittime delle famigerate bombe al fosforo…
L’impressione dell’amico è rafforzata dal racconto di un testimone d’eccezione che si trovava a Foggia nel giorno di uno dei raid più cruenti, il 22 luglio del 1943: lo scrittore Luciano Biancardi, che su quella tragica giornata ha scritto un toccante racconto, che si conclude con un monito a tutta l’umanità: “la morte non può venire così zozza e schifosa come quel giorno di Foggia”. Potete leggere integralmente il racconto dello scrittore toscano in questa lettera meridiana.
Un passaggio descrive l’aspetto dei cadaveri, e sono parole molto vicine alla testimonianza dell’amico:
I morti per bombardamento non hanno nemmeno il colore dei morti veri: diventano gialli e rossicci, proprio il colore della porchetta. Quando sono interi, sono così, ma lì di persone intere ce n’erano poche: spesso anzi restava solo un grosso gomitolo di stracci, carne, sangue e capelli.
Navigando per l’edizione americana di Wikipedia si scopre che effettivamente le bombe al fosforo, che provocano il tipo di ustioni descritto sia nella prima testimonianza che nel racconto di Biancardi, furono effettivamente utilizzate, anche durante il secondo conflitto bellico (anzi a voler essere precisi già dalla Prima guerra mondiale):
Incendiary bombs were used extensively by both the Axis and Allied air forces against civilian populations and targets of military significance in civilian areas, including Chongqing, London, Coventry, Hamburg, Dresden, and Tokyo. Late in the war, some of these bombs used white phosphorus (about 1–200 grams) in place of magnesium as the igniter for their flammable mixtures. The use of incendiary weapons against civilians was banned by signatory countries in the 1980 Convention on Certain Conventional Weapons Protocol III. The United States signed Protocols I and II on 24 March 1995 under the Clinton Administration and later Protocols III, IV, and V, on 21 January 2009 under the Obama Administration.
Traduzione:
Le bombe incendiarie furono utilizzate estensivamente dalle forze aeree sia delle potenze dell’Asse che degli Alleati contro le popolazioni civili e contro obiettivi di rilevanza militare, inclusi i bombardamenti di Chongqing, Londra, Coventry, Amburgo, Dresda e Tokio. Più avanti, durante la guerra, alcune di queste bombe utilizzarono fosforo bianco (circa 200 grammi) al posto del magnesio per innescare la miscela infiammabile. L’uso di armi incendiarie contro i civili è stato bandito dai paesi che nel 1980 hanno sottoscritto la III Convenzione su certe armi convenzionali (il fosforo bianco non viene ritenuto un’arma chimica, n.d.r.). Gli Stati Uniti hanno sottoscritto il I e il II protocollo il 24 marzo 1995, sotto l’amministrazione Clinton e più tardi il 21 gennaio 2w009 i protocolli III, IV e V sotto l’amministrazione Obama.
La possibilità che anche nei micidiali bombardamenti foggiani siano stati utilizzati bombe al fosforo è piuttosto consistente.
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Caro Geppe, colgo l’occasione di questa tua “lettera meridiana” per esprimere una risposta personale al tuo interessante interrogativo.
Le bombe lanciate sulle città dagli angloamericani erano dei proietti cavi di corpo metallico contenenti una carica esplosiva, materiale incendiario o gas tossico, pertanto la suddivisione di questo specifico “mezzo d’offesa” era in: bombe dirompenti o esplosive, incendiarie, a gas.
Le prime furono quelle maggiormente usate su Foggia: le bombe GP, d’uso generico, che contenevano una miscela di nitrato d’ammonio e tritolo, il cosiddetto amatolo.
Un aspetto interessante per la tua domanda, però, riguarda un altro tipo di bomba usata su Foggia: lo spezzone incendiario. Gli spezzoni (del peso di 4 libbre ossia 1,81 kg) contenevano miscele incendiarie come: la termite (miscela di alluminio e di ossido di ferro) e il fosforo, associato o meno con solfuro di carbonio. Nel caso di utilizzo del fosforo, nella combustione si sprigionava anche un gas velenoso quale l’idrogeno fosforato.
La presenza del fosforo negli ordigni sganciati sulla città di Foggia è non poco plausibile, anche se gli spezzoni vennero lanciati in minor misura rispetto ad altre tipologie di ordigni. Lo spezzone aveva la funzione di provocare ed alimentare incendi, ragion per cui fu largamente usato nelle città tedesche, ricche di abitazioni in legno, come nel caso del raid su Amburgo. A Foggia, città con edifici in muratura, era maggiormente necessario l’uso di bombe a frammentazione.
Una testimonianza preziosa e diretta ci viene dal diario di Ignazio d’Addedda, Brigadiere dei Vigili del Fuoco all’epoca dei bombardamenti di Foggia. É la sua testimonianza a confermare l’utilizzo degli spezzoni sulla città. D’Addedda descrive l’inferno della stazione; fra i vagoni sconvolti degli spezzoni alimentano gli incendi:” E’ una amara sorpresa perché intravedo fra i binari anche il bagliore di ordigni a me ben noti: le “termiti”. Così venivano da noi chiamati gli spezzoni incendiari conosciuti a Napoli”-
Gli ordigni incendiari erano ancora in dotazione dagli angloamericani quando, partendo da Foggia, venivano lanciati in missioni di incursione aerea nel resto dell’ Europa, come scrive infatti il veterano Karen Brantley ricordando le missioni da Foggia:”…We had incendiary bombs…” (Fonte:”Untold Until Now: World War II Stories – Daddy and Other Heroes”, pag. 138).
I danni sull’uomo conseguenti alla deflagrazione, allo spostamento d’aria e al calore generati dalle bombe potevano essere di varia entità, a seconda della distanza dall’ordigno e della sua tipologia. Dubito, però, che ad un semplice sguardo dei tegumenti fosse facile riconoscere gli effetti di un determinato ordigno. Sul perché del colore dei corpi di persone investite dagli effetti delle bombe penso si debba considerare, oltre che l’evidente effetto del calore, anche la consistenza della sostanza esplosiva: l’amatolo delle bombe ad uso generico, per esempio, era di consistenza quasi gelatinosa che, in combustione, faceva presa sulle carni un po’ come la pece infuocata delle antiche bombe greche o il Napalm.
Chiudo questo mio breve intervento con le toccanti parole di Padre Odorico Tempesta, relative all’incursione del 22 luglio 1943.
“ Sull'ampia, sconvolta Piazza della Stazione, sparsi un po' dappertutto ciò che ritenevamo essere cumuli di fanghiglia eterogenea, era invece quello che restava di tanti corpi umani investiti dalle fiamme e proiettati lontano dalle violenti esplosioni e schiacciati sul selciato…”.