L’amico Vincenzo Concilio, segretario del comitato referendario “Daunia chiama Molise” mi invia una nota di precisazione alla lettera meridiana in cui commentavo il sostegno dato alla ipotesi referendaria dal presidente della Provincia di Campobasso e l’importanza politica della imminente discussione del Progetto Moldaunia in consiglio comunale a Foggia. L’assise municipale dovrà pronunciarsi sull’argomento nella seduta di martedì prossimo. Nella lettera scrivevo che in caso di approvazione della delibera da parte del consiglio comunale della città capoluogo, la questione sarebbe tornata sui tavoli della Provincia, che sulla questione non si è pronunciata, ma ha sospeso il giudizio. Ricostruendo la vicenda, Concilio fornisce alcune precisazioni proprio sul ruolo della Provincia. Ecco la sua nota.
Se il Consiglio comunale di Foggia approverà la delibera sulla richiesta di referendum consultivo per il passaggio della Daunia al Molise, la questione passerà sì a Palazzo Dogana i cui uffici preposti, non avranno però alcuna influenza sulla decisione finale che spetta per la legge 352 del 1970 alla Cassazione di Roma, presso la quale la Provincia dovrà eleggere domicilio.
La Provincia era stata in realtà coinvolta da Gennaro Amodeo del Movimento Moldaunia, ad Aprile del 2012 ma, quel Consiglio provinciale, presidente Santaniello, non ritenne di doversi esprimere.
Proprio in seguito a questo mancanza di responsabilità dei partiti politici, decidemmo di costituire il Comitato referendario “Daunia chiama Molise” composto da ben 32 cittadini di varia estrazione sociale che, sottoscrissero un atto notarile, come richiesto dal Regolamento per il Referendum della Provincia di Foggia.
Io stesso, nella mia qualità di Segretario del Comitato, redassi e presentai una istanza referendaria per il passaggio della Daunia al Molise, sulla quale la costituita Commissione consiliare paritetica (organo partitico) avrebbe dovuto solo e soltanto (sottolineo) verificarne l’aderenza alle leggi in materia, cosa che non fece, pretendendo di poterla “sospendere” (?) in quanto era allora in corso (sottolineo in corso e dunque non definitivamente approvata) la riforma delle province del Governo Monti.
L’appropriazione di un compito non proprio, da parte della Commissione paritetica consiliare, risultò evidente quando nello stesso mese di Settembre, la Provincia di Piacenza presentò direttamente istanza di referendum per il passaggio alla Regione Lombardia e la Cassazione lo approvò in Ottobre di quello stesso anno, dimostrando che l’iter di riforma delle province non era decisivo per bloccare l’Art. 132 della Costituzione che tali referendum consultivi prevede.
La gravità dell’azione della Commissione paritetica consiliare si manifestava nuovamente anche ad Aprile del 2013 con una ulteriore illegittima “sospensione” visti i fatti narrati della Provincia di Piacenza ed ulteriormente dopo anche da parte dell’allora Commissario Costantini che ritenne di non poter decidere in quanto non era nei suoi poteri, dimenticando evidentemente che il Decreto del Presidente della Repubblica di Maggio 2013, gli aveva assegnato tutti i poteri del Presidente uscente della Provincia, quelli della Giunta e del Consiglio provinciale. Di più non si poteva pretendere.
Il Comitato ricorse così al TAR di Bari che respinse il ricorso sostenendo che il Commissario non aveva i poteri per decidere sulla istanza referendaria, decisione discutibile.
Oggi, il Comune di Foggia ha nelle sue mani ma, solo per questo consiglio del 17 Marzo, il destino della Capitanata. Sia che decida positivamente o negativamente sulla delibera di richiesta del referendum, tutti i consiglieri presenti si assumeranno una responsabilità storica.
Se decideranno positivamente come sia il Comitato referendario “Daunia chiama Molise” che il Movimento Modaunia si augurano, gli abitanti di tutta la nostra provincia, saranno chiamati al referendum in un periodo che va dal 15 Aprile al 15 Giugno del 2016.
Se il Consiglio comunale del 17 Marzo deciderà negativamente, il Comitato chiederà nuovamente alla Provincia di far andare avanti (non decidere perché non è suo compito) l’istanza referendaria già presenta il 7 Agosto 2012 e questa volta, se sarà tentato di “sospenderla” o bloccarla, ricorreremo nuovamente al TAR ma subito, senza alcun tentennamento.
Quì sono in ballo fondamentali diritti di partecipazione previsti nella Costituzione!
Vincenzo Concilio
Views: 0