Quando le donne scendevano in piazza / 2

Infaticabile cercatore di memoria, Marco Scarpiello regala agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane un altro scatto della manifestazioni femminista svoltasi a Foggia tra il 1975 e il 1976. L’immagine, che vediamo sopra, arricchisce la storia che stiamo cercando di recuperare e di raccontare di ulteriori e interessanti particolari.
È certamente insolito il luogo dove la foto è stata scattata. Mentre l’immagine della prima lettera meridiana mostra il corteo in pieno centro, a piazza Giordano, qui siamo invece all’estrema periferia, a Borgo Croci.
Il corteo viene da via Lucera e sembra imboccare viale Candelaro. Siamo a due passi dalla chiesa del Sacro Cuore, che in quegli anni era un centro pulsante di attività sociali e culturali. Ma non era frequente, neanche allora, quando la partecipazione era sicuramente più diffusa, che i cortei si snodassero lungo un percorso così lungo e fino alla periferia. Come mai? Sinceramente non lo so, né lo ricordo, ma visto che la pubblicazione della prima immagine ha portato diverse lettrici a riconoscersi, e a ricordare, giro loro l’interrogativo.

Tra quelle che si sono ricosociute ed hanno aggiunto particolari alla storia della foto, c’è Donata Glori, che scrive: “L’immagine rimanda ad una situazione di impegno, entusiasmo e bellezza; alcune di quelle ragazze, oggi donne, hanno continuato a partecipare alla vita pubblica e politica, della città e non solo, hanno continuato ad esprimere un punto di vista sessuato nei vari contesti , non si sono acquietate neanche un po’, tengono in piedi il circolo La Merlettaia da più di 20 anni. Sforziamoci di vedere quello che c’è senza troppo rim–piangere. Nella foto mi sembra di riconoscere me stessa, Maria Grazia Maitilasso, Antonella C, Grazia Bonante Fassiola, alcune ragazze del collettivo del classico.”
Gli altri commenti sono di natura più politica e cultura.
Gino Longo: “In quegli anni un giorno si ed un altro pure, si scendeva in piazza, anche per problemi non problemi. Sicuramente i giovani erano più sensibili alle problematiche e alla politica, ma quest’ultima era meno “rubereccia” e più seria, ne valeva la pena.”
Katia Ricci: “ma che noia. a Foggia ci sono tante associazioni di donne che non hanno mai fatto mancare parole, azioni e il loro punto di vista. Basta ascoltarle.”
Verissimo, com’è incontestabile il ruolo di stimolo e di fermento creativo e culturale prodotto dalle associazioni citate da Katia Ricci. Ma la mia riflessione si rivolgeva a quella particolare dimensione della partecipazione che è lo scendere in piazza, e che mi sembra oggi rarefatta, per usare un eufemismo.
Infine, Giovanni Cera: “è la storia dei movimenti o dell’opposizione, poi c’è quella del potere altrettanto forte e diffusa. La politica come fatto di massa, come dimensione quotidiana della vita delle persone, un tratto distintivo degli anni settanta a cui seguirà quello che tu chiamasti il decennio “debole”.”
Giovanni mi offre l’opportunità per una precisazione. Il  decennio debole è il titolo di un mio libro (che un giorno o l’altro propinerò in versione digitale ai miei amici e lettori, perciò fate gli scongiuri…), un racconto degli anni Ottanta, epoca in cui a mio giudizio cominciarono a manifestarsi per Foggia e provincia i primi segnali di un declino che poi diventerà sempre più accentuato, raggiungendo l’apice dei primi anni del terzo millennio. L’idea del titolo (molto azzeccato) non è però mia, ma di Franco Mastroluca, all’epoca editore e direttore editoriale del settimanale Area, che curò la pubblicazione del volume.

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Author: Geppe Inserra

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