La ripresa di Foggia passa per l’affermazione – e la riconquista – della città come Bene Comune. Un’idea suggestiva, che viene formulata molto spesso in termini astratti, ma che Michele Casalucci – intervenendo nel dibattito apertosi su Lettere Meridiane a proposito di amare Foggia – sviluppa con un’approfondita riflessione, ricca di riferimenti concreti.
Casalucci dedica all’argomento due approfonditi post sul suo bel blog Circuiti della Memoria.
Parlare di Bene Comune – scrive – significa sapersi riappropriare di saperi, di conoscenze che ci sono state scippate dalla logica della globalizzazione imperante, da un disegno economico che uccide attività produttive reali, concretamente presenti, operanti, produttrici di reddito, per sacrificarle alla logica della “ottimizzazione” della remunerazione del capitale, che altro non è che la resa alle perverse e distruttrici logiche del capitalismo finanziario che tanti danni procura alle persone, alle comunità, all’economia e alla società.
Il merito dell’articolata riflessione di Casalucci sta nell’affiancare con intelligenza alle considerazioni teoriche concreti riferimenti allo stato dell’arte della città, per esempio a proposito di due argomenti nevralgici, quali l’aeroporto Gino Lisa e la costruzione di una nuova stazione a Cercaro (come conseguenza del possibile by pass della stazione ferroviaria attuale nel progetto di alta capacità ferroviaria Napoli-Bari). Secondo l’autore, sarebbe necessaria una riflessione più approfondita, che tenesse conto degli interessi generali della città. È meglio battersi – si chiede Casalucci – per ottenere un volo Foggia-Milano o piuttosto non chiedere la realizzazione di un efficiente servizio navetta ferroviario con Bari Palese? E, per quanto riguarda la stazione di Cervaro, non sarebbe il caso di tener presente anche la ricaduta che comporterebbe sull’economia e sulla logistica cittadina, la realizzazione di una seconda stazione?
Ma come si fa a costruire e ad affermare l’idea di una città come Bene Comune? Casalucci non nasconde il problema dell’inadeguatezza della politica e del sitema dei partiti, ma propone una possibile alternativa:
Ritengo indispensabile, con “l’appassire” progressivo delle tradizionali forme organizzative (partiti politici in primis) che prendano soggettività, ruolo e spessore i movimenti e le organizzazioni, le associazioni e i gruppi di interesse.
L’autore indica anche un luogo, in un certo senso simbolico del processo di declino che la città sta vivendo, che potrebbe diventare invece un simbolo di rinascita: i giardini di piazza Maria Grazia Barone, “che in passato erano un vero e proprio “orto botanico”, lasciati praticamente all’abbandono”.
Durante l’estate – scrive Casalucci – una parte di essi si trasforma in campo di calcio, in pista ciclabile con qualche rischio per i bambini che ci giocano all’ombra delle piante rimanenti; d’inverno luogo pressocchè abbandonato e regolarmente sporcato dagli escrementi dei cani che lo frequentano (cani è riferito ovviamente ai padroni delle bestie che non provvedono alla immediata rimozione delle feci dei loro fedeli accompagnatori).
Il luogo è stato oggetto di iniziative del Circolo “Amici della Domenica”. Non sarebbe ad esempio possibile affidare a loro, o ad una altra associazione di cittadini, senza fini di lucro e senza finalità di altro genere, la gestione dei giardini ? Ovvero stipulare una convenzione per la gestione di quel luogo, beninteso sostenendoli con la fornitura dei necessari mezzi tecnici per la gestione dello stesso ?
Non sarebbe utile recuperando lavoro volontario e amatoriale – conclude l’autore – , riutilizzare proficuamente e positivamente quelle zone ormai votate al degrado e progressivamente interessato al taglio di essenze che lo priva della sua “vocazione” iniziale e del suo qualificato valore per la comunità?
Ecco i link per poter leggere integralmente i due post di Michele Casalucci:
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