Ha suscitato emozione, ricordi e soprattutto tanta nostalgia la lettera meridiana sul cinquantesimo anniversario della leggendaria vittoria del Foggia di Pugliese sull’Inter di Herrera (e sul bel libro scritto per l’occasione da Domenico Carella. Sono stati molti i contributi giunti dagli amici e dai lettori di Lettere Meridiane, per aggiungere ricordi e memoria ad una pagina dello sport foggiano che non verrà mai dimenticata.
Giovanni Cataleta, saggista e caro amico (è autore del bel libro Che s’dice du Fogge?) ci regala una bella foto (quellache illustra il post), e i suoi ricordi personali.
“Questa – scrive Giovanni sulla bacheca della pagina facebook di Lettere Meridiane – è la squadra del Foggia che il 31 gennaio 1965 ha sconfitto per 3-2 l’Inter euromondiale.
Da sinistra Pugliese, Bettoni, Nocera, Micelli, Micheli e Favalli I. Accosciati: Rinaldi, Patino, Moschioni, Maioli, Lazzotti e Valade’”
Poi, i suoi ricordi: “Io ricordo molto bene quella storica gara per averla vissuta da bordo campo in qualità di raccattapalle. Quale mio tributo personale a quella memorabile partita ho realizzato una clip che racconta quello che avvenne prima, durante e dopo l’incontro. Chi non la avesse ancora vista può gustarla sul sito www.miticochannel.com Da segnalare l’intervista a Matteo Pugliese, figlio dello storico Mago di Turi, i ricordi di Suarez, Guarneri, Burgnich e Sarti, giocatori interisti dopo la visita, alla vigilia della partita, a Padre Pio che pronostico’ la sconfitta nerazzurra e la successiva conquista dello scudetto. Testimonianze di chi c’era e non ha cancellato dalla memoria il trionfo dei ragazzi di Pugliese e Rosa Rosa. Buona visione e Forza Foggia!”
Filippo Di Ninno non ha la stessa età di Cataleta, e non è neanche foggiano, ma in compenso ha un nonno tifoso dei satanelli, e il ricordo che ci offre è significativo perché la dice lunga sulla leggenda di Foggia-Inter 3-2. Ricordi che si tramandano di generazioni in generazioni, come si addice alle favole. “Mio nonno – scrive Di Ninno – in quel periodo andava spesso allo stadio a Foggia (sono e siamo di Lacedonia). Chissà, forse c’era.
Di sicuro andò a vedere Foggia-Inter dopo l’eliminazione dell’Italia ai mondiali per mano della Corea, perché mi ha raccontato spesso di questo episodio.
Ed ecco la testimonianza di un altro giornalista, Dino Farina, che non nasconde (come chi scrive…) le sue simpatie nerazzurre: “Avevo circa 11 anni e già da tanto tifavo per l’Inter. Ricordo che mio padre, tifoso del Foggia ma simpatizzante dell’Inter, non solo mi portò a vedere la ”partita”, ma il giorno prima mi accompagnò all’hotel Sarti dove potetti vedere da vicino i miei idoli. Ricordo che ero emozionatissimo e felicissimo perchè riuscii a farmi dare gli autografi da molti giocatori nerazzurri: il primo che presi fu quello dell’indimenticabile Facchetti, poi Suarez, Corso (il mio preferito…), Mazzola, Burgnich e tanti altri. Non vi nascondo che per me fu una delusione grandissima e versai anche qualche lacrimuccia. Mio padre cercò di consolarmi dicendo che, in fin dei conti, la mia Inter aveva perso contro la squadra della mia città e quindi, non dovevo rammaricarmene. Tutto vero, anche perchè il Foggia fece una partita strepitosa. Però, un po’ di delusione rimase. Ricordo che una decina di anni dopo mi trovai a commentare quell’avvenimento unico, con uno dei protagonisti di quella domenica, Matteo Rinaldi, il forte difensore rossonero che mi raccontò degli aneddoti e delle curiosità indimenticabili. Foggia – Inter di quell’anno è un po’ come la semifinale dei Campionati del Mondo, Italia – Germania; due partite che resteranno scolpite nella mente della gente per sempre.”
Abbondano i ricordi personali, gli aneddoti come quello di Saverio Ladogana: “io fui cacciato fuori dalla classe il giorno successivo da un carissimo professore di scienze, interista, alla prima ora e senza che avessi detto una parola. Appena entrò mi disse quasi in dialetto cerignolano : “Ladogana fuori”. Marcella Grimaldi ricorda, invece, la città interamente tappezzata di rosso e nero.”
Quella storica sfida, fece epoca non soltanto a Foggia ma anche nei comuni della provincia. Antonio Cera scrive da San Marco in Lamis per raccontare la “sua” Foggia-Inter: “Andammo a Borgo Celano a vedere il secondo tempo registrato della partita. Era in bianco e nero e a S. Marco non ancora era visibile il nuovo secondo canale della Rai. Eravamo in moltissimi da Caterina!”
Molti quelli che intervengono semplicemente per dire io c’ero, come Michele Blasotta, Alfredo Corvino (“Io, naturalmente, c’ero”), Giuseppe Moscaritolo (“c’ero anch’io…”), Vladimiro Forlese (“ero anch’io allo stadio, indimenticabile…).
Pregevole la testimonianza di Ennio Nocera, nipote del bomber rossonero che fu protagonista della vittoria: “io venni in licenza e vidi u partetone con il mio intrepido Cosimo Nocera (papà dove accadde che l’omonimo e cugino in prima…”
Mario Raviele, docente ed artista di origine campana, era al suo secondo anno di residenza foggiana e ricorda: “in mattinata il grande Mariolino Corso (mancino di dio) fece una passeggiata in villa comunale.”
Mario Sollazzo cita una frase del mago di Turi, l’allenatore Oronzo Pugliese che quella domenica sconfisse Helenio Herrera: “undici sono loro e undici siamo noi!”
C’è chi però non si unisce al coro della nostalgia, come Gino Longo che sulla bacheca del gruppo La Foggia che vogliamo scrive: “Caro Geppe, con tutto il rispetto, ma non è eccessivo questo enfatizzare una partita di calcio di 50 anni fa? Dopo tutto, il Foggia vinse una partita, non il campionato. Gli amanti della scherma, del salto in alto, della boxe, che vantano trofei Europei e mondiali cosa devono fare? Se fosse vivo Carletto Marx, ipotizzerebbe che l’oppio del popolo foggiano, sia il calcio, neanche di alto livello.”
Considerazioni come sempre interessanti quelle di Longo ed in un certo senso condivisibili, soprattutto da parte di chi, come me, ha vissuto anni indimenticabili nella ditrigenza della Pugilistica Taralli, che è il sodalizio sportivo foggiano, e forse pugliese, che ha vinto più di tutti.
Ma Foggia-Inter 3-2 è qualcosa che va ormai oltre lo sport, il calcio, la passione. È un pezzo di storia della città. Una leggenda.
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