Bovino dice no al trasferimento delle stele antropomorfe

Un “no” secco, però motivato, quello che la società civile di Bovino oppone alla decisione della Soprintendenza alle antichità, che intende trasferire al Museo Nazionale Archeologico di Manfredonia le preziose stele antropomorfe custodite nel Museo Civico della cittadina dei Monti Dauni.
La lettera che in tal senso ha inviato alla Sovrintendenza l’Archeoclub di Bovino è un capolavoro di passione civile e di sensibilità culturale che vale, da sola, a ribadire la validità della tesi che si è andata affermando negli ultimi anni: i reperti archeologici vanno custoditi e fruiti nel luogo in cui si sono formati.
“Il Museo civico di Bovino – scrive l’Archeoclub nella sua lettera aperta – è una piccola creatura di tutti, costituito com’è da ritrovamenti per lo più occasionali di archeologi dilettanti innamorati della loro terra, di contadini educati col tempo a non buttare i cocci trovati fra semina e aratura, di bambini, perfino, abituati a giocare nella terra. Quell’aggettivo, “civico”, ci è particolarmente caro, e significa davvero “della città” , come disse stupendamente Marina Mazzei nel giorno della inaugurazione del museo nella sua veste più moderna. Esso, insomma, non è il frutto di una serie di campagne di scavo sistematiche volute dalla Soprintendenza, dallo Stato, o da una Università, come pure sarebbe stato bello e come più recentemente si è iniziato a fare: ma piuttosto di una curiosità collettiva, di un orgoglio, di una attenzione generali che col tempo hanno dato vita a un luogo oggi molto visitato e apprezzato. Non è infatti un caso se il museo è curato da un gruppo di volontari e volontarie dell’Archeoclub che collabora con il Comune, a testimonianza di questo aspetto, il civismo, che lo ha contraddistinto fin dall’origine. Anche questo è un dato della comunità da preservare e da valorizzare: l’impegno di un’intera popolazione verso quelle che considera le testimonianze della sua storia, fuori da ogni campanilismo, ma con l’intento anzi di offrirle ai visitatori e di ricordarle agli studiosi in tutti i modi possibili. La famiglia Gesualdi, che a suo tempo consegnò responsabilmente al Museo di Bovino le stele, e tante altre persone che hanno fatto la stessa cosa, erano mosse dall’intento di onorare il loro paese, sul cui territorio avevano ritrovato oggetti, mosaici, iscrizioni. Sradicando questi oggetti si perderebbe un tessuto di relazioni, di appartenenze, di fiducia; si svaluterebbe il difficile percorso di incivilimento che questi oggetti hanno saputo sollecitare ben oltre il tempo della loro realizzazione originaria, e lo si farebbe a vantaggio di un’accumulazione meramente quantitativa altrove. “

Solo così un Museo produce identità, ed è veramente patrimonio comune. La decisione della Sovrintendeza rischia di scatenare una guerra di campanile tra Bovino e Manfredonia. Ma anche su questo l’Archeoclub  ha le idee chiare: “La realizzazione del Museo Nazionale di Manfredonia – si legge ancora nella lettera aperta – è una notizia bellissima per tutto il territorio, seconda solo a quella del recente riallestimento del Museo Nazionale di Taranto, che costituisce una perla preziosissima, seppure ancora non tutto inserita nei circuiti più larghi del turismo culturale, e che fra l’altro custodisce una delle stele più belle ritrovate negli anni Cinquanta in località Sterparo, presso Bovino. La raccolta museale di Manfredonia è molto ricca e rappresentativa, ed è un patrimonio per tutti noi: ma è importante che per allestire meglio un museo non se ne impoverisca un altro, perché questo è un atto che disamora la gente comune, che disincentiva le consegne spontanee di reperti e oggetti rinvenuti privatamente, e soprattutto che rende più difficile la relazione con le istituzioni, viste come padrone e non come mediatrici di valori e di servizi. “
La proposta che giunge da Bovino merita un’attenta considerazione da parte della Sovrintendenza ma anche delle istituzioni locali, ed è quella di mettere in rete i due musei, per valorizzare al meglio quel bene comune, straordinario della terra dauna, che è la storia antica: “Certe decisioni, caro soprintendente, avrebbero bisogno di percorsi partecipati, di condivisione degli obiettivi, e non dovrebbero essere foriere di separazioni, alimentatrici di discordie, soprattutto se prese nei confronti di un paese piccolo come Bovino, con la sua storia di perifericità, emigrazione, spopolamento ma che sta dimostrando tanta volontà ed energia nel promuoversi e nel migliorarsi. Anche grazie ai suoi musei, e a quello archeologico in particolare.  Le stele che si intende portare a Manfredonia sono i reperti più ammirati del museo, quelli più amati, sono quasi un simbolo del museo e della città. Sono esposte in una bella sala recentemente ammodernata, e visitabile, come il resto del museo, con larghi orari di apertura. Perché privarcene? Perché la loro presenza a Manfredonia completerebbe un discorso? Un motivo giustissimo. Ma questa potrebbe essere una ragione semmai per pensare di mettere in rete i due musei, e magari anche altri, che conservano reperti che raccontano pezzi della stessa storia, e farlo magari con mostre temporanee, con scambi, o con l’ausilio di pannelli interattivi, con mezzi insomma, che consentano a tutti i luoghi archeologici di giovarsi culturalmente e turisticamente di quel bene comune che è la storia antica.”
Una presa di posizione ineccepibile, quella dell’Archeoclub di Bovino, che dovrebbe suggerire a chi di competenza, se non altro, l’apertura di un tavolo di confronto, perché da questo storia il patrimonio archeologico e culturale della nostra terra possa uscire rafforzato, e non impoverito.

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Author: Geppe Inserra

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