Ho sempre ammirato la capacità di sguardo di Antonio Fortarezza, la sua abilità di raccontare storie attraverso immagini di dettagli, di scomporre dal contesto cose che spesso sfuggono all’occhio frettoloso chi chi vede senza guardare, per ricomporre in un unicum narrativo forte, coerente con quella necessità di dire e testimoniare che caratterizza tutta la sua opera.
Dopo il bel video su San Lorenzo in Pantano (di cui ho parlato qui), Fortarezza ha scelto di raccontare l’identità più remota della nostra terra, con due documentari che riguardano due beni straordinari del patrimonio archeologico provinciale, ma che sono anche emblema della difficoltà di metabolizzarlo e valorizzarlo: la Tomba della Medusa e il sito di Herdonia.
Il fotogramma della ragnatela che, tra polvere ed escrementi di piccioni, avvolge il giunto della struttura di tubi innocenti davanti all’ingresso della Tomba della Medusa, ha una carica simbolica e una forza espressiva che riescono da sole a raccontare il luminoso passato della terra dei Dauni e nello stesso tempo, il suo incerto presente, il vuoto di memoria.
Ha scritto Ella Baffoni: “le immagini di Antonio Fortarezza sono suggestive. Raccontano questi due luoghi pieni di storia – e la fanno raccontare da testimoni eccellenti – ma suggeriscono, anche, l’incontro tra i due paesaggi, quello di ieri, quello di oggi. Meglio di qualsiasi ricostruzione virtuale “mostrano” la città, il monumento sepolcrale, evocando quel che non c’è più: il colonnato, le terme affollate, il macellum, il corteo funebre. Non sono solo documentari, quelli di Antonio Fortarezza: c’è un di più: che rende preziosa la memoria, e dunque la salvaguardia, lo studio, la necessità del riappropriarsi collettivo della testimonianza viva di sassi, prati e paesaggi. Così vitali, così fecondi.”
I testimoni sono Giuliano Volpe, Gloria Fazia, Saverio Russo ma aleggia sui film la gigantesca figura e la straordinaria eredità scientifica e culturale di Marina Mazzei.
I due documentari sono stati presentati nell’auditorium di Santa Chiara alla presenza di un pubblico davvero folto e non ci avrei scommesso, sulla riuscita dell’iniziativa della Fondazione Apulia Felix, visto lo scorso interesse e l’ancor più scarsa mobilitazioni suscitati, un mese fa, dalla chiusura della laurea specialistica in Archeologia. Invece la città ha risposto, eccome, ed è il segno che forse qualcosa si sta muovendo, che forse sta maturando una diversa sensibilità.
È stata una serata molto bella e ricca di suggestioni, speranze di futuro. Ve ne parlerò ancora, nei prossimi giorni.
Ecco il documentario di Antonio Fortarezza. Guardatelo, amatelo, condividetelo.
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