Giovanni Battista Roselli, foggiano, è stato internato nei campi di sterminio nazisti da settembre del 1943, fino all’8 maggio del 1945. Fu prigioniero a Dachau, il più antico dei campi nazisti fondato da Heinrich Himmler, tristemente noto per aver fatto da modello a quello di Auschwitz.
La guerra e quella drammatica esperienza di vita hanno lasciato in Roselli un segno indelebile, ed un altrettanto indelebile anelito di pace, che ha voluto consegnare ai posteri scrivendo questo memoriale.
Scomparso il 20 aprile del 1989, Roselli è stato un personaggio molto noto a Foggia, per la sua intensa attività politica, quale militante e dirigente della Democrazia Cristiana.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ha insignito della Medaglia d’onore post mortem, quale riconoscimento del calvario eroicamente sopportato nella sua lunga peregrinazione nel lager nazisti.
L’onorificenza attribuitagli dal Capo dello Stato è stata l’ultima di una lunghissima serie: grande invalido di guerra, Roselli era stato già insignito della Croce al Merito di Guerra, della Medaglia d’oro con attestato di benemerenza dal comitato centrale dell’Associazione nazionale mutilati ed invalidi di guerra e delle onorificenze di Cavaliere e Cavaliere Ufficiale. Il suo nome è incluso nell’Albo d’oro dell’Associazione ex internati nei campi di prigionia.
Sbandatosi all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, Giovanni Battista Roselli venne catturato il giorno dopo a Peschiera del Garda, e da qui avviato ai lager, dove sarebbe rimasto fino all’8 maggio del 1945.
Tornato a Foggia, è stato tra i fondatori dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, che ha presieduto dal 1981 fino al 1989.
Dirigente organizzativo della sezione democristiana “Federici”, è stato presidente della V Circoscrizione comunale “Mazzini”, eletto a suffragio universale nel 1981, e confermato nel 1985 con il più alto consenso di voti.
L’Amministrazione Comunale della Città di Foggia ha voluto onorarne la memoria, intitolandogli una strada.
Il ricordo della esperienza vissuta quale internato nei campi di concentramento nazisti non lo ha mai abbandonato.
La fame, gli stenti e le percosse patite durante la prigionia minarono irreversibilmente il suo fisico, ma non la sua anima, che restò sempre devota, oltre che agli ideali cristiani, alla causa della pace e della libertà.
Nel “memoriale” che Lettere Meridiane pubblica in edizione digitale per gentile concessione della famiglia, colpisce il tono asciutto, prevalentemente diaristico, con cui l’autore racconta la sua esperienza.
Il ricordo, tanto più quando si riferisce a fatti così sconvolgenti, non ha bisogno degli orpelli della retorica per esprimere tutta la sua pregnanza.
Tra le tante toccanti testimonianze raccontate da Roselli è particolarmente amara ma significativa quella dei bigliettino affidato ad una mano che sperava fosse amica, per informare la mamma di quanto gli stava accadendo. Quelle righe non raggiunsero mai la famiglia e si può soltanto immaginare il dolore, l’incertezza, il senso di vuoto e di disperazione che per lunghi mesi dovettero scandire la vita quotidiana di quella famiglia foggiana.
In una città che ancora non è riuscita a dare un monumento ai suoi tantissimi cittadini caduti sotto il furore cieco dei bombardamenti, il memoriale di Roselli costituisce uno straordinario monumento alla memoria.
(dall’Introduzione di Geppe Inserra)
Per scaricare La speranza rende liberi di Giovanni Roselli, cliccare sui relativi collegamento
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