Foggia e la memoria oltraggiata: il castello (dimenticato) di Ponte Albanito

La gentile Carmela Noviello mi scrive, a proposito delle pagine su Foggia di Romolo Caggese, pubblicate ieri

Certo l’autore ci è andato giù pesante, certo erano altre epoche e l’analfabetismo era imperante ovunque, non solo a Foggia. Io non sono foggiana verace, ma i miei figli e mio marito si, ebbene mio figlio dice che se non ci sono molte testimonianze storiche di Foggia, non si deve solo all’ignoranza della popolazione. Foggia è stata distrutta più volte da terremoti che l’hanno rasa al suolo, eccettuato l’archivio storico andato perduto ad opera della popolazione in rivolta, che però non fu dato alle fiamme come simbolo della rivolta, ma venne distrutto per il crollo della struttura del municipio e con essa l’archivio. Certo il risultato non cambia, ma… insomma il reportage è scritto bene, è una piacevole lettura, ma credo che ci sia un pizzico di anticampanile da parte di Caggese.

Sto leggendo Foggia e la Capitanata di Romolo Caggese assieme a voi. Un capitolo alla volta e non in ordine lineare. Spero che questa lettura collettiva contribuisca, in qualche modo a farci riflettere meglio sulla nostra città.
Confesso che il brano di Caggese che riguarda Foggia ha messo in crisi alcune mie opinioni, in qualche modo speculari a quelle del figlio della gentile lettrice. È evidente che guerre e terremoti sono stati un fattore negativo per la conservazione delle tracce del passato a Foggia, la cui importanza viene documentata e sottolineata molto bene da Caggese. Questo importante tema resta piuttosto sullo sfondo nel racconto dell’insigne storico che rimprovera, ad esempio, la mescolanza di stili che carattarirzza la Cattedrale, dimenticando che il tempio su seriamente compromesso dai terremoti.

A parte tragici eventi come questi, è però altrettanto evidente che Foggia ha pagato l’assenza di una classe dirigente locale autorevole, destino che condivide con tutte le altre città meridionali. Il Sud è stato da sempre terreno di conquista. Mentre nel centro nord andava svolgendosi la vicenda dei Comuni, il Mezzogiorno era governato in generale da re stranieri, distanti dalla popolazione e dalla sue istanze. Non c’erano cittadini, ma piuttosto sudditi, e ciò contribuiva ad accrescere la distanza tra governanti e governati, la miserie, l’ignoranza.

Caggese ha scritto queste pagine agli inizi del Novecento, ben prima cioé che il capoluogo dauno diventasse oggetto di quel progetto noto come la Grande Foggia che avrebbe notevolemente modificato l’aspetto del centro urbano e ben prima che questo progetto venisse poi abortito con il sopraggiungere della guerra e delle sue distruzioni, che furono a Foggia particolarmente virulente.
Sono però esemplari i passaggi che Caggese dedica ai tanti palazzi di grande importanza storica ma anche monumentale  finiti nel nulla. Credo che non vi sia altra città al mondo che possa vantare il record negativo di aver ospitato due palazzi regi (quello di Federico II e quello successivo degli Angioini) andati entrambi distrutti. Ed è sintomatica la sorte toccata il palazzo della Pianara che venne raso al ruolo dai bombardamenti ma che già all’epoca di Caggese versava in un pietoso stato di abbandono “con incuria veramente
straordinaria adibito, un po’ a magazzino di legnami, un
po’ a botteghe di legnaioli, un po’ a case di abitazione.”
Simbolo di questa dolorosa cesura tra il presente e il passato, è un monumento cui Caggese dedica poche parole, ma molte fotografie del suo viaggio in Capitanata (alcune le trovate nel post, la serie completa è disponibile in un album della pagina facebook di Lettere Meridiane): il castello di Ponte Albanito, noto anche come Castello dei diavoli,

immenso scheletro abbandonato alla
campagna brulla, testimone delle stragi saracene, dell’impero di
Federigo e del guelfismo bigotto e feroce dei primi Angioini. I suoi
archi richiamano stranamente al pensiero i frammenti delle vecchie mura
di Roma e degli acquedotti onde i Romani scavarono le viscere della
terra. Come la fortezza di Lucera, essa serve oggi alle mandre ed ai
pastori !

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Foggia e la memoria oltraggiata: il castello (dimenticato) di Ponte Albanito

  1. circa il castello dei diavoli di ponte albanito non è menzionato il perché di questa denominazione. se c’è naturalmente, oppure il riferimento fa capo alle pratiche esoteriche dei saraceni nello stesso castello?

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