Quando il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa entrò ad Auschwitz svelando l’Olocausto, il mondo cominciò febbrilmente ad interrogarsi. Si sarebbe potuto essere evitare tutto quell’orrore, bombardando i campi di sterminio? Forse sì, se il destino delle città del triangolo dell’orrore si fosse incrociato con quello di Foggia, mille chilometri più a Sud.
Qualche anno prima della liberazione dei campi di sterminio, a partire dall’autunno del 1943, con la conquista degli aeroporti di Foggia (il Gino Lisa e il suo airfield complex), per la prima volta si era schiusa per gli Alleati la possibilità di bombardare Auschwitz.
L’Arizona Republic fu uno dei tanti giornali statunitensi che all’indomani della presa di Foggia dedicarono a questo evento la copertina. Il quotidiano indipendente pubblicato a Phoenix, che si definisce nella sottotestata “il più grande giornale degli Stati Uniti”, dedica al capoluogo dauno le nove colonne d’apertura.
“La caduta di Foggia minaccia Hitler”, titola a tutta pagina, motivando l’importanza dell’accaduto nel sommario: “Un grande territorio cade sotto il controllo della potenza aerea”.
La cattura dell’importante complesso aeroportuale che sorgeva attorno a Foggia esalta il presidente americano Roosevelt, che convoca una conferenza stampa ripresa da tutta la stampa del suo paese: “Roosevelt esalta la vittoria di Foggia”, è il titolo del pezzo di Arizona Repubblica. Sottolineando il nuovo colpo inferto ai Nazisti, il Presidente Roosevelt descrive la caduta di Foggia come uno dei più importanti successi fino ad oggi ottenuti sotto il profilo strategico.
“Il presidente – si legge ancora sul giornale – ha detto durante la sua conferenza stampa, la prima dopo diverse settimane, che questa vittoria porta le forze aeree alleate più vicine alla Germania e consentirà una copertura aerea per tutte le operazioni che da oggi in poi saranno condotte in Italia e sulla costa adriatica, specialmente nell’Italia del Nord.”
L’occupazione alleata degli autoporto foggiano modifica in effetti sensibilmente lo scacchiere bellico in Europa, e nei Balcani. Qualcuno comincia a pensare seriamente alla possibilità di bombardare la Polonia. Non subito, però.
La verità è che, quando le basi foggiane cadono in mano americana, nessuno sa ancora di preciso cosa accade nel triangolo dell’orrore compreso tra Auschwitz e i suo campi satelliti di Birkenau e di Monowitz.
Le prime notizie su quella che sarà lapiù grande tragedia nella storia dell’umanità trapelano quando, nell’aprile del 1944, due prigionieri Rudolf Vrba e Alfred Wetzler, riescono a scappare da Auschwitz e raccontano agli ufficiali ebrei in Slovacchia delle camere a gas, dei forni crematori e delle condizioni di vita nel campo di sterminio.
In una intervista che si legge nel libro Fuga dall’Inferno di uno dei due prigionieri, Alfred Wetzler, lo storico Martinn Gilbert osserva che la loro testimonianza, nota come rapporto Wetzler-Vrba dice per la prima volta la verità su quei campi come un posto destinati allo sterminio di massa.
Nel rapporto figurano una mappa di Auschwitz, i dettagli delle camere a gas e forni crematori e perfino l’etichetta di una bomboletta di gas Zyklon, utilizzata nelle camere a gas.
I tempi per un raid aereo sembrerebbero maturi. Non ha dubbi W.D. Rubinstein che nel suo libro The Myth of Rescue: Why the Democracies Could Not Have Saved More Jews from the Nazis (Il mito del salvataggio: Perché le democrazie non avrebbero salvato più ebrei dai nazisti) scrive:
Il bombardamento di Auschwitz o di qualsiasi altro campo nell’Europa dell’Est sarebbe stato impossibile per i bombardieri alleati prima del dicembre del 1943. Soltanto da allora, con la cattura della base aeroportuale di Foggia nell’Italia del Sud, diventò logisticamente possibile, per gli Alleati, tentare un attacco aereo di qualsiasi tipo contro Auschwitz. Prima della fine del 1943, Auschwitz e gli altri campi di sterminio, tutti situati in Polonia, erano semplicemente troppo lontani per gli aerei alleati.
A cambiare radicalmente le cose interviene il rapporto Wetzler-Vrba. “Con queste nuove informazioni e dopo la cattura dell’aeroporto di Foggia nel dicembre del 1943 – aggiunge Rubinstein – si poteva supporre che gli Alleati avrebbero bombardato Auschwitz, ma va anche ricordato che all’epoca nessuna delle maggiori organizzazioni ebree aveva invocato il bombardamento per il timore che le bombe potessero uccidere le migliaia di prigionieri ebrei.”
Prevale l’orientamento di bombardare la ferrovia, piuttosto che il campo di concentramento vero e proprio. Leon Kubowitzk, capo del dipartimento per il salvataggio del Congresso Mondiale Ebreo scrive alla Commissione Rifiguati di Guerra: “La distruzione delle installazioni di morte non può essere fatta attraverso i bombardamenti aerei, perché le prime vittime sarebbero gli ebrei imprigionati in quei campi.”
Dello stesso tenore l’opinione del leggendario Ben Gurion che sarebbe diventato qualche anno dopo primo ministro del nuovo Stato di Israele e che intervenendo a giugno del 1944 ad un incontro in cui si discute del salvataggio degli ebrei rinchiusi nei campi di concentramento afferma: “Non conosciamo com’è veramente la situazione in Polonia. Il punto di vista della commissione è che non possiamo chiedere agli Alleati di bombardare laddove ci sono Ebrei”.
Qualche mese più tardi, ad agosto, Ernest Frischer esponente della Commissione dei Rifugiati di Guerra della Cecoslovacchia, scrive in una lettera: “Credo che la distruzione delle camere a gas e dei forni crematori in Oswiecim attraverso il bombardamento avrebbe adesso un certo effetto. I tedeschi stanno riesumando e bruciando i cadaveri nel tentativo di nascondere i loro crimini. Questo potrebbe essere evitato attraverso la distruzione dei forni crematori anche per impedire che proseguano le operazioni di sterminio.”
Viene quindi sollecitato almeno “un bombardamento delle vie comunicazioni ferroviarie in questa stessa area” suggerendo che “si tratterebbe di un intervento di (notevole) importanza e di interesse militare. ”
La risposta del Dipartimento di guerra lascia esterrefatti ed è probabilmente questo il documento all’origine della lunghissima querelle che vedrà per decenni opposti le autorità ebraiche a quelle americane, come vedremo nella seconda puntata.
Il dipartimento di guerra risponde dicendo di “apprezzare i motivi umanitari che hanno promosso l’operazione suggerita”, ma aggiunge che “dopo uno studio è emerso che tale operazione potrebbe essere eseguita solo attraverso una modifica delle strategie distogliendo risorse essenziali, in ogni caso di tale dubbia efficacia che non giustificherebbero l’ uso delle nostre risorse.”
1.continua
Per leggere la seconda parte, cliccare sul link sottostante:
https://www.letteremeridiane.org/2015/01/quando-auschwitz-venne-scoperta-da/
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