Il corso di laurea magistrale in Archeologia dell’Università di Foggia non c’è più. Come si sa, il Senato Accademico ha deciso così, in considerazione del fatto che il numero degli iscritti non rispettava i parametri richiesti.
Comunque la si veda, è una sconfitta per il territorio, che perde una delle cerniere più significative tra la sua università e le sue potenzialità: la valorizzazione dell’enorme patrimonio archeologico della Daunia, in larga parte ancora da scoprire, è una fondamentale opzione di sviluppo, anche sul versante economico, produttivo e occupazionale.
Lettere Meridiane ha dedicato all’argomento diversi post, che ho inviato a un po’ di amici del social network. Ne è nata una discussione quanto mai stimolante, a cominciare dal titolo, che devo all’estro di Nico Baratta, che ha aperto il dibattito scrivendo:
“In giro per la rete a mi pare tra alcune associazioni so che stanno raccogliendo le firme per presentare una petizione agli organi competenti. Buona iniziativa che dev’essere accompagnata da richieste concrete e un piano di programmazione universitario che garantisca corsi e soprattutto cattedre locali. Contestualmente sul banco di chi decide ci metterei un progetto per l’utilizzo dei nostri siti archeologici di tutta la provincia di Foggia come laboratorio di studio. Ovviamente per arrivare a ciò, bisogna far fronte comune con tutti i 61 comuni che, nelle loro possibilità forniscano supporti, mezzi e soldi. Non facciamoci togliere anche questo patrimonio che vuol dire cultura, crescita, lavoro, prestigio per un ateneo e la collettività.”
Purtroppo le cose sono poi andate come ho già detto: la mobilitazione degli studenti non ha sortito l’effetto sperato, la laurea magistrale è stata soppressa, ma resta il senso della riflessione di Nico, che riguarda anche il tema più generale del rapporto tra territorio e università, rapporto che va consolidato e rilanciato, se vogliamo che veramente l’Ateneo svolga la sua funzione di traino per lo sviluppo.
Dello stesso tenore sono le considerazioni di Potito Chiummarulo, che scrive:
Chiudere le porte all’archeologia significherebbe cancellare tutto l’amore dei foggiani per la storia della daunia che ci viene invidiata da tanti studiosi di passaggio nella nostra città. Significherebbe per la nostra città chiudere con un passato illustre che può essere ricchezza da approfondire per i nostri figli.Facciamo qualcosa insieme e mi ci metto anche io benché appassionato e cultore dell’immagine della nostra storia,per far si che la nostra storia continui a ancora a suscitare interesse.
Non usa mezzi termini Tommaso Palermo, cultore di storia del territorio:
Sono sconcertato e senza parole. Abbiamo un territorio che merita di essere conosciuto e studiato soprattutto da chi vi vive. Sarebbe una mutilazione disastrosa…
Gerardo D’Errico scrive a cose fatte, dopo aver appreso la decisione del Senato Accademico, ma nell’augurare ai partecipanti alla discussione un buon anno nuovo lancia un’idea che sarebbe il caso di tenere in conto: lavorare per la riattivazione del corso di laurea magistrale. Ma, avverte D’Errico, “potrebbe riattivarsi solo con un grande sostegno delle istituzioni e delle agenzie culturali locali e nazionali. A tal proposito mi e vi auguro un fruttuoso 2015.”
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