La Gazzetta dello Sport oscura i vini della Daunia

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Mi è piaciuto lo speciale che La Gazzetta dello Sport ha dedicato qualche giorno fa al Made in Puglia, salvo che per un aspetto, che mi ha invece addirittura indignato, di cui vi dirò appresso. Tutto sommato, il quotidiano rosa è riuscito ad offrire una immagine unitaria della nostra regione, cosa non facile, vista la competizione esasperata che ancora caratterizza i rapporti tra i diversi territori subregionali e che la vedono ancora più Puglie, come si diceva una volta, che non Puglia.
Bello l’editoriale in cui Andrea Monti scrive che il Made in Puglia è una storia di successo, che dimostra come il calcolo quantitativo del Pil sia sordo alle ragioni della qualità, ma anche della cultura, dell’estetica e del cuore.
Bella l’intervista di Giuseppe Calvi al governatore regionale Nichi Vendola, che dovendo parlare della sua e nostra terra più dal punto di vista sportivo che non politico, si lascia andare ad un racconto sentimentale della Puglia che intriga e coinvolge e che regala a quelli che il presidente definisce gli ingressi a nord, parole veramente poetiche: il Gargano, una scultura di Dio e l’Appennino dauno, naturale scena da presepe.
Lo speciale Made in Puglia offre come già detto, un racconto piuttosto equilibrato d’una regione plurale e pluralistica. Salvo che quando parla di vino e di vini. Già il titolo è tutt’altro che equilibrato. Primitivo, Negroamaro, spumanti e…
I vini della Puglia settentrionale sono del tutto esclusi, per non per un genericissimo accenno, quando l’anonimo autore del pezzo, bontà sua, scrive che si fa vino in tutta la Puglia, dal foggiano fino al Salento.
Poi più niente. Per quanto riguarda i rossi, si legge che i vini simbolo sono sicuramente (ma perché?!) il Primitivo di Manduria e il Negroamaro. Il Nero di Troia viene collocato soltanto nel barese, senza alcun riferimento al fatto che Troia sorge nei Monti Dauni. Nulla di nulla sotto la voce rosati e bianchi. Ci si aspetterebbe di trovare qualcosa alla voce spumanti vista la qualità altissima delle produzioni spumantifere nell’area di San Severo, dove si sta pensando alla creazione di un distretto, e dove lo spumante D’Araprì conquista da anni riconoscimenti su riconoscimenti. Invece niente, silenzio.
In compenso si legge che fanno notizia i vini prodotti da Al Bano e da Bruno Vespa (ma perchè?!), e forse sta qui la chiave per comprendere le ragioni di un articolo abborracciato e confuso, che stona con la qualità e l’equilibrio di tutto lo speciale Made in Puglia. Più che esperto di vino, l’anonimo autore dev’essere un esperto di gossip.

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Author: Geppe Inserra

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