Foggia e il suoi segreti, un reportage di Ella Baffoni, tutto da leggere

Ella Baffoni è una giornalista di lungo corso. Ha lavorato al Manifesto e all’Unità. Adesso ha un bel blog sul sito del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, purtroppo da qualche mese non più presente in edicola.
Si è occupata di Foggia in diverse occasioni, firmando sul webmagazine indipendente Succedeoggi un reportage sul capoluogo dauno, i suoi misteri, la sua scarsa capacità di valorizzare le cose belle che  possiede. Il suo articolo è tra le cose più belle che mi sia capitato di leggere su Foggia, a conferma che il buon giornalismo riesce a farti scoprire realtà che non t’aspetteresti, perfino quando parla del posto in cui sei nato e in cui vivi.
Il reportage di Ella Baffoni ( che potete leggere integralmente qui) è una visita ai tesori abbandonati del capoluogo dauno. La giornalista parte da lontano, rintracciando nel bombardamenti che distrussrro la città nell’estate del 1943, la chiave di lettura per il difficile rapporto tra Foggia e il suo passato, la sua identità, dismessa, trascurata, quando non oltraggiata.
Memorabile l’incipit dell’articolo: Foggia, per esempio. Foggia, dunque, che diventa ombelico del Mezzogiorno, dei suoi problemi, delle sue difficoltà, della sua incapacità di costruire il futuro a partire dall’identità, scandita non soltanto da ciò che si è, ma anche da ciò che si è stati.
Ella Baffoni individua il simbolo della Foggia possibile nella Medusa, forse non a caso scelta dagli studenti di archeologia come simbolo della loro battaglia (perduta, ahimé) per difendere il corso di laurea magistrale, soppresso dal Senato accademico, in quanto non più rientrante nei parametri del numero minimo di iscritti.
In “quella testa che guarda, cieca e accecante, a guardia di un aldilà misterioso”, che simboleggia il passato luminoso della città, e nel presente scandito dallo stato di degrado ed abbandono in cui versa il sito archologico della tomba in cui la Medusa venne ritrovata, l’autrice scorge il nodo del complicato rapporto tra i foggiani e la loro storia.

Poi racconta di Herdonia, sito archelogico scavato solo in minima parte, deturpato dalle pale eoliche, della Masseria Regia Pantano (“assediata da montagne di calcinacci e mattonelle sbreccate, risultato di ristrutturazioni o nuove costruzione, uno schifo”), della periferia che sta divorando con il suo cemento e il suo asfalto l’identità della città, il suo passato, e forse anchre il suo futuro.
Fa riflettere la conclusione:

Foggia, e la sua storia. Non mancano alla città intellettuali di pregio,
e istituzioni che fanno il loro dovere. Perché allora non prendere in
mano la storia della città e delle sue terre, “adottare” la Masseria
Pantano e la Tomba della Medusa, farne patrimonio di tutti, visitato,
capito, amato?

Appunto, perchè? Leggetevi il reportage per intero. Ne vale veramente la pena.

 (Nella foto in alto, ripresa aerea del sito della Tomba della Medusa, in località Arpi).

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Author: Geppe Inserra

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