Foggia e la Capitanata: una crisi irreversibile?

La lettera meridiana sull’ennesimo record negativo conquistato dalla
Capitanata (prima provincia pugliese e seconda provincia italiana per tasso di
emigrazione interna) ha suscitato molti interessanti commenti da parte degli
amici e dei lettori del blog, a conferma che non è certo la tensione
intellettuale che fa difetto al territorio.

Sotto accusa c’è la classe dirigente, che nell’opinione
diffusa non è riuscita a creare le condizioni economiche e sociali per arginare
un processo di crisi che sembra sempre più irreversibile.
Negli anni passati, Virgilio
Caivano
è stato protagonista di un generoso tentativo di rilanciare i piccoli
comuni: la Capitanata divenne capofila di un movimento nazionale, che si è però
purtroppo spento nel nulla. Proprio a quella esperienza si riferisce Caivano
che sulla bacheca del gruppo fb Rocchetta la Poetica scrive: “In ritardo
come sempre… la battaglia dei piccoli Comuni avviata nel 2000 a Rocchetta
Sant’Antonio evidenziava proprio questo triste fenomeno: la desertificazione
demografica… la politica di Capitanata e soprattutto il territorio dei Monti
Dauni, hanno offeso e umiliato quella battaglia… adesso becchiamoci l’olio di
ricino…auguri a tutti.”
A Caivano risponde Luigi Ruberto, consigliere comunale a
Rocchetta e animatore della Rete Civica Liberal Monti Dauni Irpini Idee a Confronto:
“Sei stato seguito dal
territorio, Virgilio, e hai avuto la ribalta nazionale. Forse non per tuo
demerito, sono mancati atti finanziari a sostegno di quelle battaglie non fatte
da chi ha il potere di fare le leggi. Io invece credo che vada vivamente
ripresa. I Sindaci si riuniscano e avanzino una proposta di legge da sottoporre
alla regione Puglia: luoghi come le aree interne devono avere regimi fiscali e
incentivi di sostegno ai giovani artigiani, agricoltori, commercianti,
attinenti a tutti i settori del mondo produttivo. Per affrontare la criticità e
debolezza economica dei comuni interni, i comuni potrebbero già autonomamente
intraprendere questa strada, stanziando in bilancio le opportune risorse e
misure per i settori che riterranno opportuni: penso a convenzioni con istituti
di credito cooperativo per  incentivare
le prime attività con mutui a costo zero in cui l ente si fa garante per i
propri cittadini che avviino una qualsivoglia attività economica e di servizio.
Sino a quando le norme che regolano la nostra convivenza a livello regionale sono
le stesse di mezzo secolo fa, resteremo sempre indietro a contare il numero
annuale dei giovani che lasciano il sud. Restare è possibile se solo le
istituzioni cambiano politiche amministrative ed economiche, cosa non facile.”
Massimiliano Accetturo rilancia l’annoso problema della
questione meridionale: “Non fate troppo chiacchiere, il Sud Italia da quel
maledetto 1861 fu dichiarato terra dei briganti. e grazie ai piemontesi fummo
costretti ad emigrare in tutto il mondo. Adesso, dopo 150 anni, vogliamo scandalizzarci
se i cittadini della Capitanata e della Provincia emigrano? Sì, è vero, di
questa storia ne ho sentito parlare già 5 anni fa quando si votava. Ma in questi
cinque anni trascorsi voi dove stavate. e gli amministratori uscenti cosa hanno
fatto per far sì che si fermasse questa maledetta emigrazione? oggi che si
rivota ne riparliamo. ma non dimentichiamoci che le persone sono distrutte tra
tasse e tanti problemi e che grazie a chi ci governa siamo costretti a essere chiamati
ancora una volta emigranti del Sud Italia. Spero che il popolo meridionale si
svegli e dia il voto a chi può essere degno di governare un popolo martirizzato
dalle promesse e false carezze.”
Sulla bacheca di Civitas Troiana, Ninì Russo disegna un
quadro molto amaro della situazione, sottolineando l’inesistenza di prospettive
di sviluppo praticabili: “Qui da noi, a Troia, quelli che hanno trovato un buco
in cui infilarsi se la menano alla grande. Hanno allargato il paese (più che
raddoppiato il numero delle abitazioni rispetto alle famiglie), piastrellano
tutto, sostituiscono l’antico col finto antico, usano la terra per fare
rendita, vendono il paesaggio agli eolici, eventi a non finire, pub e cantine innumerevoli,
spolverate di coca e sbronze dopo mezzanotte. Alla faccia di chi emigra.”
Vivace il confronto anche in seno al gruppo foggiano Amici della Domenica, da sempre molto attento a problemi del genere. Secondo Alessandro
Mastrodomenico
, “non c’è lavoro e molte imprese chiudono… Prima Foggia aveva
uomini politici come l’on.Russo che ha contribuito a rilanciare l’industria
foggiana. Ma oggi chi abbiamo come politici? Quattro scarpe…”
Daniele Pompa è uno di quelli che se ne sono andati: “Io me
ne sono scappato già da due mesi. Se continuavo così rischiavo di cessare anche
la mia attività… Mi dispiace dirlo ma sono deluso della mia città dove sono
nato e cresciuto partendo dai cari amici politici che fanno i propri
interessi… Cosa è rimasto a Foggia, cosa ha più Foggia, quali aziende
importanti ha Foggia? Solo commercianti che quotidianamente abbassano
saracinesche, gente senza lavoro, le vie sono spente e i giovani?” Pompa
replica poi a Mastrodomenico: “l’industria a Foggia? Ti rispondo da piccolo
anzi microimprenditore: secondo te quale imprenditore investe capitali a
Foggia? Per offrire a chi e cosa?
Alessandro Mastrodomenico risponde a sua volte: “Concordo. Investire
qui a Foggia è solo utopistico…”
Michele Dell’Edera invita a riflettere ma anche ad agire…
Un intervento particolarmente efficace e denso di spunti di
riflessione è quello di G Luca Lienosus, che sulla bacheca del combattivo
gruppo La Foggia che vogliamo scrive: “Al nord se hai voglia di lavorare
lavori… tutt’ora. Ho 40 anni… quando ne avevo 15 andavamo a fare i pomodori
con i miei amici… Poi però il padrone scelse i senegalesi perché’ gli dava
5.000 lire a cassone ed erano più veloci… Per quanto riguarda la fuga da Foggia,
l’amara verità è che la vita è troppo breve. Io a Foggia non conoscevo nessuno
per farmi raccomandare, nemmeno come lavapiatti… A Modena sono stato
riconosciuto capace. Lavoro in Maserati da 8 anni ed ho una bella famiglia. E
comunque, ovunque io vada la mia Foggianità e Foggia le porto sempre con me…”
Toccante il post di Marina Nardi Zuzzaro che più che
commentare, preferisce ricordare: “…a casa di mio padre avevo trovato l’elenco
del mobilio che i nonni avevano spedito a Torino prima di trasferirsi… e ho
conservato le valige di cartone…”
Letizia Monno trae spunto dal noto proverbio chee dava il titolo alla lettera meridiana di cui stiamo discutendo (Fuggi da Foggia. Anzi dalla Capitanata),
parafrasandolo come segue: “Fuggi da Foggia, non per Foggia… né per i
Foggiani, ma per cercare altrove miglior fortuna.”
Eugenio Levi Cozzolino punta invece l’indice contro la politica:
“È
bene ricordare che il Sindaco ha detto, durante le elezioni, che Foggia,
tornerà ai foggiani. Sì, ma quali, visto che stanno tutti espatriando? Senza
contare che con la solita scusa dei debiti comunali, lui non ha potuto fare
altro che aumentare le tasse. Ma non aveva anche detto: mai più tasse ai
cittadini foggiani?”
Concludiamo con due commenti, decisamente più ottimisti di
quelli che abbiamo letto finora, pubblicati sulla bacheca della bella pagina Sacco& Vanzetti Torremaggiore contro la pena di morte, i cui amministratori, dopo aver condiviso il link, commentano: “A distanza
di circa un secolo della grande migrazione, si continua ad andar via e la
provincia di Foggia resta con il tasso più elevato…
Leucosìa Ariel osserva: “la provincia di Foggia è la più dimenticata
tra le province della Puglia!” Ecco però cosa ribatte Giovanni Di Turi: “ma è la più bella con le sue distese di
coltivazioni, i monti, il Gargano e i conventi.”
Purtroppo, però, l’incontestabile bellezza della Capitanata non è riuscita, fino ad oggi, ad essere quel motore di sviluppo che ci si attendeva.

Views: 0

Author: Geppe Inserra

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *