Savino Russo ha concluso la sua esistenza terrena. Con lui se ne va un amico, un fratello, un pezzo di cuore e di anima di una città alla quale Savino ha dato tanto e dalla quale non ha ricevuto quanto avrebbe meritato.
Voglio ricordarlo con le sue parole. Straordinariamente e profondamente intessute di due virtù di cui Savino è stato sempre un alfiere tenace e un testimone consapevole: la lealtà e la coerenza.
Savino le ha pronunciate qualche mese fa, con la voce talvolta incrinata dall’emozione: tornavamo a incontrarci noi, “i ragazzi di don Tonino Intiso”, protagonisti quarant’anni prima di una grande stagione di rinnovamento ecclesiale.
Toccò a Savino aprire i lavori e lo fece con un intervento breve, ricco di passione e di realismo, ma non di rimpianto. Quelli che sono rimasti ai margini sono quelli che hanno scelto di restare coerenti con se stessi. Fedelmente fessi, come dice Savino. Ma sta in questo la loro grandezza.
Savino Russo
Ci ritroviamo dopo tanti anni che ci hanno plasmati, trasformati, consumati.
Abbiamo preso strade diverse da quelle che avevamo progettato.
Nei momenti più difficili ho sentito forte il rincrescimento che un’intera generazione sia rimasta ai margini. Fedelmente fessi, come don Tonino. Ci siamo persi a livello ecclesiale. Ma è rimasto saldo il legame con Tonino.
Se devo trarre un bilancio, dico che il solo punto fermo è che sono stato non dico un buon cristiano, ma almeno una persona perbene.
La risposta di don Tonino
Dopo tanto tempo siamo ancora qua. Ed è da questo che dobbiamo partire, rendendone grazie a Dio. La sfida oggi è pressante come quella di quarant’anni fa: viviamo un momento di crescente disumanizzazione, c’è da rieducare l’uomo.
Quarant’anni fa ci abbiamo provato, e siamo arrivati ad oggi. Siamo ancora qua, e siamo storia.
Abbiamo avuto più degli altri, e perciò non possiamo stare fermi.
Dobbiamo aiutare la città a ritrovare la verità di sé con la proposta, lo studio. Vivere alla luce della fede il terrore che tua moglie ti ha lasciato, che tuo figlio non trova lavoro.
Se mi fermassi, tradirei me e tradirei voi. I cristiani stanziali sono morti viventi. Come quarant’anni fa, dobbiamo chiederci: cosa vuole Dio da me? Cosa vuole Dio da noi?
Caro Savino, adesso sai cosa voleva Dio da te. E credo che le vostre strade si siano incrociate per sempre. Quanto a noi cercheremo di restare ancora fedelmente fessi. Per sempre. Hasta siempre, Savino.
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