Quale ricostruzione per il Gargano? Se è vero che gli impressionanti danni dell’alluvione del mese scorso sono stati provocati dall’improvvida mano dell’uomo, è opportuno ricostruire perpetrando gli stessi errori?
Questo interrogativo è al centro del documentario Viaggio nel Gargano degli abusi (potete guardarlo più sotto), realizzato dal naturalista Vincenzo Rizzi e da Francesco Paolo Gentile, in collaborazione con il Centro Studi Naturalistici, che ha offerto preziose immagini aeree.
Il video racconta episodi di pianificazione urbanistica sbagliata o illegalità diffusa… “È giusto conoscerli – afferma Rizzi – perché quando si chiedono risorse finanziarie per risanare i danni, bisogna ricordarsi che molti di questi danni sono stati causati da una pianificazione sbagliata o da veri e propri abusi perpetrati da parte dell’uomo. Bisogna conoscerli per poter pianificare un futuro migliore.”
Il naturalista sottolinea che in diversi comuni garganici il lotto minimo per costruire in area agricola è di soli 2.000 metri quadrati il che ha significato che le aree agricole potessero essere facilmente urbanizzate, con la cementificazione del territorio e del paesaggio che ha fatto seguito.
“Più che far arrivare i soldi – aggiunge Rizzi – è necessario che sul Gargano arrivi lo Stato a difendere un patrimonio che non è solo dei garganici o dei pugliesi, ma è patrimonio di tutta l’umanità.”
Si potrà anche dissentire, ma le immagini del documentario sono inoppugnabili. La ricostruzione può e deve rappresentare un nuovo inizio per il promontorio.
La prima puntata del documentario si sofferma sulla Riviera a sud di Manfredonia. Si vedono immagini di Ippocampo, con le costruzioni realizzate al di sotto del livello dell’acqua, le cui fondamenta sono a evidente rischio di collasso. La ricostruzione – argomenta Rizzi – può essere un’opportunità per il recupero paesaggistico delle aree a forte rischio idrogeologico.
Altre immagini – molto belle – mostrano la Riserva di Frattarolo gestita dal Corpo Forestale con lo scopo di contenere le piene del torrente Candelaro e la cosiddetta Riservetta posta tra Siponto e la palude di Frattarolo, in cui si vedono manufatti costruiti proprio all’interno della foce. “Lo Stato – conclude Rizzi – deve riappropriarsi del suo ruolo all’interno di queste arre anche per dare maggior tutela a quanti hanno proprietà nell’area.”
Ecco il video. Guardatelo e condividetelo, perché offre argomenti di conoscenza importanti.
Per chiarezza va detto che sia Rizzi che Gentile sono esponenti del M5S e che Rizzi proprio sulla base delle tesi sostenute nel documentario ha criticato il documento prodotto dal M5S al Senato (“il documento, per come è scritto, è molto pericoloso – ha dichiarato – perché rischia di sostenere ancora di più la tendenza in atto a ricevere soldi per ricostruire tale e quale”).
La sua presa di posizione sta suscitando un vespaio di polemiche dentro e fuori al movimento. Il documentario non mi pare tuttavia, per usare un termine alla moda, ideologico. Pone alcune questioni da un certo punto di vista, che è quello della cultura ambientalista. Ma offre elementi di riflessione che vanno conosciuti dall’intera opinione pubblica. Poi, ognuno si faccia l’idea che vuole. Il documentario è appunto un contributo a farsi un’idea. Partendo dalle cose e dai fatti.
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