Nel centro storico viene alla luce un antico ipogeo

Ecco un’immagine emblematica di Foggia, della sua identità, del suo passato, del suo patrimonio storico e culturale e del modo con cui la città si rapporta a tutto questo. In primo piano la gru di un cantiere edilizio a due passi da pizza del Lago, nel cuore del centro storico cittadino. Davanti alla gru, sulla sfondo, fanno bella e struggente mostra di sè gli archi di un ipogeo venuti alla luce durante i lavori di scavo eseguiti nel cantiere.
La foto in alto e le altre che illustrano il post sono state regalate agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane da Antonio Fortarezza, che ringrazio molto per questo, che le ha accompagnate con una laconica quanto amara riflessione: “Vicino il recente cantiere su un lato di piazza del Lago ho notato alcuni archi di un ipogeo venuto alla luce conseguentemente agli scavi per le fondamenta. Forse l’averlo rilevato non è di alcun valore, o si, non saprei dirlo. Comunque fa specie (oltre che avvertire una stretta allo stomaco) vedere come pezzi, – forse – pur marginali, della città vengano fagocitati e cancellati con l’avanzare inesorabile di nuovo cemento.” 


L’arco è sopravvissuto ai secoli perché si trovava nel  sottosuolo di un cortile, e non era quindi stato mai interessato da scavi profondi: da quanto si capisce è però tutto quel che resta dell’ipogeo che – osservando la posizione dell’arco -, doveva collegare in qualche modo piazza del Lago con corso Garibaldi.
Si nota infatti la presenza di consistenti volumi di terra, che – come mi raccontava una volta l’amico Gaetano Matrella – era pratica diffusa gettare nelle grotta quando vi si costruiva sopra oppure a fianco un palazzo, per consolidare la staticità della nuova costruzione.
Le antiche “grotte” nel centro storico sono numerose, ma ancora non del tutto censite né valorizzate come meriterebbero. Le foto di Antonio Fortarezza sono preziose proprio per questo, perché tra qualche giorno saranno l’unica traccia di quell’arco e quell’ipogeo.

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Author: Geppe Inserra

2 thoughts on “Nel centro storico viene alla luce un antico ipogeo

  1. Sulla presenza di ipogei nell’area della città di Foggia risulta, a mio giudizio, molto interessante, quanto si legge in una planimetria del 1931, realizzata dallo studio Danesi di Roma e relativa alle sistemazioni igienico – stradali deliberate dall’amministrazione podestarile nel quinquennio 1927 – 1931. Nella planimetria generale si legge, infatti, un dettaglio di non secondaria importanza: si fa menzione di “grotte”.
    Cosa si intendeva all’epoca, in quel documento, per grotta? Un basso o un camminamento che potremmo definire “ipogeo”?
    La planimetria specifica in primis la discesa media di accesso alle “grotte”: 10 gradini; non pochi, se si considera che la rampa di accesso agli ipogei visitabili di via san Domenico si aggira (se non erro) su una dozzina di gradini.
    Non è tutto: il documento d’archivio specifica che ben 781 sono grotte adibite ad abitazione. A queste vanno aggiunte altre 43 che fungono da abitazione e stalla. Un totale di 824 grotte lascia stupefatti anche perché si tratta di dati ufficiali, raccolti in un censimento preciso.
    A vent’anni di distanza un’altra fonte ufficiale restituisce un dato inferiore ma altrettanto significativo.
    Il 28 settembre 1951 venne depositato alla Camera dei Deputati un disegno di legge per un’inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla. L’undicesima Commissione Permanente (Lavoro) della Camera l’approvò in sede legislativa il 12 ottobre 1951. La Commissione istituita, composta da 21 membri e coadiuvata da esperti esterni, indagò sulle condizioni di vita della popolazione di nove aree maggiormente degradate, per verificare il diritto all’assistenza dello Stato e l’adempimento di funzioni assistenziali da parte di soggetti pubblici e privati. Foggia fu oggetto di studio all’interno delle indagini sulla Puglia. Ecco un estratto dagli Atti:
    “Lo stato primordiale, di vero e proprio abbrutimento, in cui oggi vive gran parte della popolazione di Foggia, specie di quella più misera ed esposta a privazioni di ogni genere per scarsità di lavoro, lascia tollerare l'occupazione di grotte e ruderi privi di ogni elementare servizio igienico, per cui gli abitanti devono ricorrere a mezzi di ripiego per lo smaltimento dei rifiuti domestici. […] 728 famiglie con 3.515 persone di cui 1.225 inferiori ai 10 anni, abitano in 616 grotte umide, buie, senza nessun servigio igienico[…]”.
    Anche in questo caso si parla di “grotte”, senza specificare se si tratti di ambienti al livello stradale oppure al di sotto di esso. Si tratta, comunque, di dati considerevoli, che riportano l’attenzione sulla numerosa presenza di ambienti sotterranei della città.
    La scoperta del presunto ipogeo nei pressi di via Cimaglia non mi ha potuto non portare alla memoria anche l’apertura accidentale di un ipogeo in piazza del lago, nel 1936. Questo ambiente divenne presto oggetto di una pubblicazione di Nicola Beccia, interessante (corredata anche di fotografie) quanto, per certi versi, un po’ fantasiosa nelle ricostruzioni storiche; una trattazione sicuramente dettata da un’appassionata sete di conoscenza.

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