Parlare degli ipogei urbani a Foggia, è come toccare un nervo scoperto. L’interesse scientifico verso la materia è relativamente recente, e lo si deve soprattutto a Giuliano Volpe, un archeologo che non esita a metterci la faccia, quando si tratta di capire il passato, e di valorizzarlo. È stato Volpe a firmare lo studio divenuto parte delle analisi del Pug e purtroppo non adeguatamente valorizzato dall’amministrazione comunale.
A dirla tutta, prima che arrivasse Giuliano Volpe gli ambienti accademici erano stati spesso sospettosi sugli ipogei, il cui fascino e il cui mistero s’intrecciano con un altro grande mistero: la precisa natura e l’esatta posizione del palazzo regale di Federico II.
Si deve alla tenacia e alla caparbietà di studiosi non strettamente accademici come Luigi Colapietra, segretario dell’Associazione Ipogei Foggia se su quel mistero si è cominciato a fare luce.
Mettiamola così: buona parte della storia di Foggia sta ancora nelle sue viscere. Il sottosuolo urbano è un intrico di cavità, che sovente si sovrappongono l’una all’altra, mescolando epoche e funzioni. Altrove ci si danna per restituire senso e valorizzare questi beni culturali. Purtroppo non a Foggia, o almeno non ancora.
Le stesse immagini sono scarse, protette da diritti d’autore di fotografi ed editori. E non dovrebbe essere così. Come può essere amato, metabolizzato, sentito come tratto costitutivo d’identità un bene culturale che non viene fatto conoscere, documentato e offerto alla pubblica fruizione?
Qualcosa per fortuna si muove. L’ipogeo più importante e più studiato, di proprietà privata (ma per fortuna di un privato che consente di visitarlo e di indagarlo) è quello di via San Domenico. Qui l’Associazione Ipogei Foggia ha compiuto degli scavi che hanno probabilmente consentito di venire a capo del misero della reggia di Federico II. E per fortuna tutto questo è documentato in un cortometraggio molto bello e interessante, realizzato da Potito Chiummarulo, fotoreporter sui generis, sempre molto attento e scrupoloso quando si tratta di lasciare traccia delle belle cose che accadono a Foggia.
Come dice la guida Franca Palese, sono muri che parlano quelli dell’ipogeo, che scende sotto il livello stradale per ben due livelli, svelando un’inaudita bellezza e forse offrendo tracce decisive
del palazzo di Federico, ben visibili nel video.
Luigi Colapietra non ha dubbi: nel secondo livello si trovano resti della reggia di Federico II e s’intravede la mano del più insigne architetto dell’epoca, Bartolomeo da Foggia.
Grazie a Chiummarulo per questo prezioso documento. Guardatelo, gustatelo, amatelo, condividetelo.
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