Mille post di Lettere Meridiane. Ma adesso tocca a voi. Ci state?

Cari amici e lettori di Lettere Meridiane,
era un po’ che desideravo scrivervi per parlarvi di noi. Cioè di me che scrivo il blog, e di voi che lo leggete, che contribuite con i vostri post o i vostri commenti, e che lo avete reso diverso da com’era all’inizio.
Non è un caso che questa lettera meridiana coincida con il millesimo post pubblicato nel blog.  Mille articoli sono tanti. Testimoniano un percorso. O comunque qualcosa di non effimero.
All’inizio Lettere Meridiane era un blog gioiosamente e consapevolmente di nicchia, che nasceva dalla voglia di raccontare e dire qualcosa, senza doversi preoccupare degli indici di ascolto che sono il veleno della comunicazione di massa o di linee editoriali.
I post erano più che altro messaggi affidati a bottiglie lanciate in quell’oceano che è la rete. Senonché, il risultato di quel processo affascinante e sempre un po’ a rischio che è la comunicazione prescinde dalle intenzioni di chi affida il messaggio alla bottiglia. Una volta che la bottiglia viene raccolta e il messaggio letto e quella lettura aziona una risposta, è successo qualcosa. Si è messo in moto un altro processo, dagli esiti non sempre prevedibili.
Karl Jaspers sosteneva che la comunicazione è quel processo per il quale io e te diventiamo un noi. Proprio mentre Lettere Meridiane festeggia il millesimo post, devo dirvi che questa dimensione, come dire, collettiva del blog è a rischio. Le ragioni e le possibili soluzioni implicano alcuni aspetti di natura tecnica, che vi prego di leggere.

Lettere Meridiane non è più il blog gioiosamente di nicchia che era al principio. Il punto è che sono diventati sempre più i lettori e gli amici che hanno raccolto le bottiglie affidate all’oceano, e hanno a loro volta prodotto altri processi di comunicazione, annodato relazioni e reti.
Questo processo si è  intensificato soprattutto nelle ultime settimane e soprattutto in riferimento ad un evento drammatico come l’alluvione del Gargano, che Lettere Meridiane ha cercato di raccontare da un punto di vista diverso, quello del futuro che dovrà essere costruito giorno giorno e che sarà tanto migliore quanto più riuscirà ad attingere a quella risorsa immensa che è rappresentata dai garganici e dalla loro identità.
I lettori sono cresciuti esponenzialmente. Ma si sono dilatati anche i tempi necessari a stringere le reti, a dar senso ai rapporti.
Un blog non si scrive e basta, né si pubblica e basta. Dal punto di vista prettamente informatico, queste attività sono governate dalla piattaforma Blogger di Google, e sono relativamente semplici. Il problema arriva quando si tratta di affidare la bottiglia all’oceano. Per questo c’è il social network, che non consente particolari automatismi. Per fare in modo che quella bottiglia navighi dei flutti della rete occorre gestire la pagina su Facebook, pubblicare il link al post, sulle bacheche dei gruppi, degli amici, su Twitter. Il tutto utilizzando solo  olio di gomito. Prima era semplice. Oggi non più.
Con la crescita del numero dei lettori e degli amici sono anche aumentate le loro risposte, la consistenza e lo spessore delle relazioni, che sono autentico oro colato per un blog la cui essenziale finalità è quella di dimostrare che un’opinione pubblica esiste, in queste plaghe sperdute in cui viviamo, e che bisogna dar voce ad essa, dare spessore alle sue espressioni.
Insomma, è diventato tutto più difficile, e mi accorgo che sempre più spesso non riesco più neanche a stare dietro a tutte le risposte che ricevo.
Che fare, dunque? Non lo so. Ma è forse arrivato il momento di verificare se, dopo tutto questo tempo passato a scambiarci messaggi nella bottiglia, siamo rimasti io e voi, o se in qualche modo possiamo diventare un noi. Niente paura, non ho alcuna intenzione di candidarmi da nessuna parte.  Né voglio fondare  associazioni o comitati di alcun tipo.
Ve lo dico nudo e crudo: vi chiedo di dare una mano a Lettere Meridiane partecipando come volontari  alla gestione dei contenuti (gestione della pagina facebook, monitoraggio commenti, pubblicazione dei link sui social network, invio newsletter, e via dicendo). Tanto per cominciare, vi chiedo di condividere questo post.
Chi vuol  cimentarsi con quest’altra bottiglia affidata all’oceano, me lo faccia sapere, commentando questo articolo e manifestando la sua disponibilità. Sulla base delle adesioni che raccoglieremo ci organizzeremo e vedremo il da farsi.
Intanto, cin cin.
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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