I resti della Taverna dell’Aquila |
Carmine De Leo, pubblicista, scrittore, presidente dell’Associazione Amici del Museo Civico di Foggia ha depositato sulla bacheca del gruppo fb Foggia Sparita un post molto interessante, che mi piace condividere a beneficio degli amici e dei lettori di Lettere Meridiane. Ecco il post.
Da decine d’anni ho denunciato il degrado della nostra città, vedasi soprattutto i miei volumi “Palazzi e famiglie dell’antica Foggia” pubblicato nel 1995 e “Foggia, origine e sviluppo urbano”, pubblicato addirittura nel lontano 1991 e tanti altri successivi, oltre alle centinaia di articoli sulla Gazzetta del Mezzogiorno; ma purtroppo, dopo tanti anni, cambiano le giunte, i sindaci, i consiglieri, i consulenti, ma il degrado è inarrestabile !
Come se sopra tutta questa gente aleggiasse un misterioso don Abbondio con i suoi bravi, che dice “questa città non s’ha da recuperare “
E forse la vera storia della città andrebbe scritta seguendo i passaggi di proprietà di questa o quell’area urbana al catasto; forse ci vorrebbe un po’ più di coraggio, d’impegno, chissà, gli anni passano ed assistiamo alla distruzione di ulteriori edifici storici, a pianti di coccodrillo, a dichiarazioni di chi fino al giorno prima sedeva sui banchi dei consigli comunali, di chi collaborava con consulenze con lo stesso municipio, di chi ha taciuto nelle sedi opportune quando si trattava di opporsi a certe ristrutturazioni urbane, ecc.
Speriamo che il futuro ci riservi qualcosa di buono ! come dicevano gli antichi Latini, “Spes ultima dea” la speranza è l’ultima dea !
Oggi, anche grazie al web, l’attenzione per la salvaguardia ed il recupero della nostra storia è sempre più viva tra i cittadini, che prendono sempre più coscienza dei problemi urbanistici della città, che si affezionano sempre di più alla storia di una “Foggia com’era” che scompare, che non vogliono perdere la loro identità storica, ma conservarla, come tutti noi di questo bel gruppo di Facebook che con i nostri post vivacizziamo il dibattito su tali argomenti.
Carmine de Leo
Carmine De Leo mette il dito nella piaga. La storia delle Foggia che scompare – pezzo dopo pezzo – dell’identità della città che si edulcora, delle radici che stanno diventando sempre più rachitiche, è una storia che andrebbe letta tra gli atti dei passaggi di proprietà registrati negli studi notarili, e delle diverse evoluzioni degli strumenti urbanistici.
Però l’urbanistica è materia tutt’altro che facile. E non è cosa da social network. Non basta un mi piace o un’anatema virtuale. Bisogna pensare, riflettere, discutere, confrontarsi. Tra i diversi comparti della pubblica amministrazione è probabilmente quella che esige, per essere compresa, il maggior bagaglio di conoscenze tecniche, senza le quali diventa appannaggio esclusivo degli addetti ai lavori la tanta invocata partecipazione alla discussione sugli strumenti urbanistici che disegnano il futuro della città.
A Foggia è accaduto più o meno questo. Un serio confronto sul futuro della città e su come le scelte urbanistiche potevano influenzarlo non è mai decollato. Avrebbe potuto (e dovuto) svolgere una funzione la società civile, ma non è accaduto. La politica ha remato spesso nella direzione opposta.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Geppe Inserra
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