I foggiani tendono ad autoassolversi? Ne discutono De Tullio e Concilio

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In margine al post molto discusso dell’on. Salvatore Tatarella sulle ragioni che a suo giudizio fanno preferire l’utilizzazione promiscua dell’aeroporto militare di Amendola rispetto al Lisa, Maurizio De Tullio e Vincenzo Concilio si sono scambiati commenti molto interessanti circa una presunta tendenza foggiana ad autoassolversi.
Ecco i relativi post.

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Provo disagio per l’autoassoluzione ad libitum che continua a serpeggiare anche tra persone intelligenti come Concilio.
    Vorrei solo ricordare che:
    – l’Aeroporto “Gino Lisa” è di Foggia;
    – la Fiera Internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia è di Foggia;
    – che l’Interporto è di Cerignola;
    – che l’Ospedale “don Uva” è di Foggia, e potrei continuare.
    Cosa c’entra Bari con le nostre fragilità istituzionali e l’insostenibilità di una classe imprenditoriale che oltre i palazzi (oltre a farli crollare) non sa andare?
    Che qualche stortura ci sia stata nella gestione baricentrica non ci piove, ma da qui a non vedere le nostre penose incapacità su (quasi) tutti i fronti, ce ne passa!
    Ma l’avete visto l’ultimo “Ottobre Dauno”? E sapete come Fedele Cannerozzi (Presidente dell’Ente Fiere di Foggia) ha definito la quella “del Levante” di Bari?: “il nostro maggior competitor”.
    E ho detto tutto.
    Maurizio De Tullio

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    AUTOASSOLUZIONE AD LIBITUM O AD NUTUM LOVIS…(?)
    …che significa invece dipendenza assoluta da decisioni prese altrove.

    In termini giuridici si potrebbe definire il potere come l’autorità di agire mentre nelle altre accezioni il potere riguarda sostanzialmente la capacità di influenzare i comportamenti di gruppi umani.

    Le teorie elitiste convergono tutte sul fatto che nella società vi è una minoranza al potere ed una maggioranza che lo subisce. In altre teorie, il sistema sociale si compone di diversi sottosistemi funzionali: economico, culturale, integrativo cercando di spiegare la funzione che svolgono i diversi sottosistemi nella società. In altre ancora, il potere funziona, si esercita, attraverso un’organizzazione reticolare. Io aggiungerei, anche per livelli decisionali.
    E’ in ogni caso la struttura politica articolata in Stato e Regioni a mettere in opera le proprie decisioni tramite l’uso del potere per mantenere l’ordine sociale e consentire ai vari sistemi e sottosistemi di operare. Queste ultime, agendo con funzioni di vero e proprio governo territoriale e costituendo il centro di spesa maggiore dopo lo Stato, sommano alcune potestà primarie fondamentali: statuarie, legislative, finanziarie ed amministrative ed esercitano un controllo sugli atti e gli organo degli enti locali.
    Entrare nei meccanismi di esercizio del potere, dei flussi economici, degli interessi politici e culturali sottesi, è importante per permetterci di analizzare situazioni apparentemente inesplicabili e perciò irrisolvibili: “Come mai il Bari ha utilizzato per il proprio aeroporto quasi il 60% del totale degli investimenti previsti per il sistema aeroportuale pugliese, per il proprio aeroporto mentre a Foggia non si riesce ad allungare la pista di 400mt e a Taranto, pur essendoci una pista di 3,2 Km, non ci sono voli passeggeri? Come è possibile che la Regione finanzi i voli esclusivamente sugli aeroporti di Bari (principalmente) e Brindisi?”. Questo solo per rimanere nell’ambito del tema e senza scomodarci per indagare anche in altri settori infrastrutturali ed economici in genere…. (continua)…
    Questo solo per rimanere nell’ambito del tema e senza scomodarci per indagare anche in altri settori infrastrutturali ed economici in genere.
    Le risposte dovrebbero trovarsi nella politica regionale che fa perno su due sottosistemi territoriali, un Baricentrico e l’altro salentino laterale e in questa suddivisione convenuta tra i due sottosistemi, mentre quello di Capitanata è utilizzato come colonia interna della Terra di Bari.
    I meccanismi di controllo sono politici, economici e culturali. Bari cioè si è posta al centro di un sistema di comunicazione e di dominazione territoriale di manifesta superiorità non casualmente ma volontariamente determinata nel tempo attraverso l’accentramento delle risorse finanziarie e le sottrazioni agli altri delle stesse, determinando la coscienza della sua superiorità ed il dato di fatto della nostra inferiorità. Negli intenti del colonizzatore barese, la nostra sottomissione deve essere però totale e totalizzante e prevede perfino la raccolta dei rifiuti urbani nella nostra città mentre spazzini foggiani fanno la resistenza nelle strade come belle statuine. Per non dire dei “politici” locali che si sono sottomessi senza fare alcuna resistenza.
    E’ la psicologia del colonizzato che ha subito delle modifiche comportamentali.
    Il colonialismo baricentrico, ha prodotto in tutti noi la falsa coscienza, un pensiero alienato basato sulla riproduzione semplice dei concetti: “I baresi sono diversi da noi, ci sanno fare”.
    Un sistema di pseudo concetti formato da equivalenti funzionali.
    Il potere Baricentrico, altrove e da altri esercitato dunque, prende le risorse disponibili e le dispiega dove è più conveniente alla sua moltiplicazione non soltanto in termini di return of investiment (Roi) ma anche secondo logiche di accrescimento del potere medesimo nell’area dove esso è centralizzato e di favore per le comunità ivi residenti.
    Quì dovremmo analizzare a fondo in parallelo, le relazioni e le corrispondenze di tutti i dati economici tra la Capitanata e la Terra di Bari e verificare la dimensione degli investimenti pubblici che hanno preso la direzione della seconda a partire dai Savoia e attraverso il Fascismo e la DC di Aldo Moro giungere fino al SEL di Vendola e al PD di Emiliano entrambi da Bari.
    Capire come l’avvento del regionalismo che incluse arbitrariamente la Capitanata nella Regione Puglia abbia inciso negativamente sulle nostre sorti, privandoci di tutti i presidi dello sviluppo economico.
Il potere comunque si manifesti, visibile o malcelato, indistinto, impercettibile, lascia però chi lo subisce privo di ragioni non solo logiche e permette lo sviluppo di un classismo nei territori esclusi, per livelli di appartenenza, tra chi è dentro la amministrazione del potere a vario titolo e competenza e chi ne è fuori.
    Questi ultimi, coloro che sono fuori dallo sviluppo economico che investe le aree territoriali dove il potere si esercita, si vedono addossare all’interno delle comunità escluse, tutte le colpe di una situazione economica e sociale che ha avuto gestazione altrove e coloro che praticano il classismo sociale, non hanno tuttavia la spiegazione necessaria, limitandosi alla tipica e collaudata invettiva autolesionistica contro la propria comunità locale: “E’ colpa nostra che non sappiamo fare ciò che i baresi sanno fare”. E così tutti vanno a Bari a chiedere un pò di condivisione di quel potere da esercitare sotto forma di clientelismo nel proprio territorio di appartenenza.
Il classismo che è espressione degli interessi e dei privilegi di una classe e cioè di una parte della società, inserendosi in una ideologia di suddivisione della stessa in classi delineate dal reddito e dal livello di istruzione è applicabile anche ai territori e alle comunità che le popolano, manifestandosi come superiorità di una rispetto all’altra per livelli piramidali e siccome le comunità si raccolgono amministrativamente attorno ad unità territoriali e amministrative, allora avremo il classismo di una provincia contro un’altra ove la prima è quella più prossima alla locazione del potere e l’altra che invece è più distante rispetto allo stesso centro.
E così che Emiliano da Bari, con il classico paternalismo del neo colonialista, si esprime sul Gino Lisa: “Quì ho capito che c’è un totem. E’ un pò come un bimbo che chiede in particolare un giocattolo, sa bene che questo giocattolo è importante perché i giocattoli per i bambini sono importanti, li formano, li fanno crescere, li fanno diventare adulti, questo giocattolo quasi inarrivabile nella vetrina delle cose belle è, l’aeroporto di Gino Lisa”.
    Quanto descritto vale anche per le comunità nazionali per cui il senso di appartenenza e di godimento dello sviluppo economico e sociale è variamente distribuito cosicché le regioni che hanno preso il potere e non lo hanno più mollato grazie ad un colonialismo imposto militarmente prima ed economicamente e finanziariamente mantenuto in seguito, si contrappongono a quelle che hanno subito l’ingiuria, definendole incapaci del proprio governo e causa di tutti i mali.
    Il colonialismo interno tuttavia non si manifesta soltanto nella direzione Nord Sud ma anche in senso inverso, da Sud a Nord. E’ il caso del baricentrismo che si nutre degli investimenti sottratti alla Capitanata, che ingigantisce i propri centri del potere in modo così smisurato che noi non si abbia più alcuna possibilità di reazione.
    Vorrei però tranquillizzare De Tullio…. Tutto ciò non si traduce ovviamente in una autoassoluzione ad libitum verso coloro che a vario titolo hanno amministrato la Capitanata ma prima occorre indagare sulle responsabilità politiche ad un livello più alto di quelle dei Comuni e delle Province. Il livello regionale. Cioè per ritornare al titolo del mio intervento, dobbiamo prima indagare sulla dipendenza assoluta delle decisioni prese altrove.
Vincenzo Concilio

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Author: Geppe Inserra

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