Gli ipogei foggiani censiti e mappati dall’Università degli Studi di Foggia nell’ambito degli studi preliminari del Pug sono 44, come Lettere Meridiane ha già scritto in un post dell’argomento. Ma i quarantaquattro gioielli di storia e di cultura che punteggiano il sottosuolo del centro storico cittadino sono soltanto la punta di un iceberg di enormi dimensioni, che potrebbe rappresentare per archeologici, ricercatori e per la città tutta un autentico eldorado.
La cifra complessiva fa semplicemente accapponare la pelle: in pratica camminiamo sopra un tesoro, ma non ce ne accorgiamo. A sottolineare le enormi potenzialità degli ipogei urbani fu il curatore della ricerca per conto dell’ateneo foggiano, il prof. Giuliano Volpe, archeologo e all’epoca in cui lo studio venne realizzato, rettore. I dati vennero illustrati durante la conferenza stampa promossa due anni fa dal comune di Foggia per presentare la convenzione sottoscritta tra l’amministrazione e l’ateneo per la elabroazione della Carta dei Beni Culturali, anche questa parte essenziale del PUG, il documento di pianificazione urbanistica di cui la città di sta dotando.
Volpe fornì dati molto significativi e per certi aspetti innovativi. Si è sempre pensato, ad esempio, che gli ipogei siano un fenomeno circoscritto al centro storico, ma non è così: ce ne sono per esempio anche nelle borgate, e posseggono un inestimabile valore storico ed archeologico.
“Gli ipogei urbani – ebbe a dire Volpe – sono risultati essere 643 e, nella sola Segezia, si osservano tracce di 4 chiese paleocristiane. Un dato, quest’ultimo, significativo anche per la riqualificazione della borgata che è tra gli obiettivi del PUG.”
Avete letto bene, non è un errore: gli ipogei urbani di cui l’Università ha accertato l’esistenza sono seicentoquarantre: ben di più dei quarantaquattro compresi negli studi preliminari del Pug.
Le attività di ricognizione affidate all’Università non si limitarono soltanto agli ipogei urbani, ma riguardarono un po’ tutta la mappatura dei beni culturali ed anche sul patrimonio archeologico e culturale complessivo della città, Volpe fornì cifre impressionanti: “Abbiamo censito 295 beni complessivi, 191 siti archeologici in 173 luoghi solo sul territorio comunale – ha elencato il rettore – e di questi 83 risalgono al neolitico, 90 sono di età romana e prevalentemente rurali, 16 di età medievale.” I dati si riferiscono ai beni individuati prima di dar corso alle attività di ricognizione relative alla Carta dei Beni Culturali, e in quella stessa occasione, l’allora rettore disse che la cifra era destinata a salire, forse addirittura a raddoppiare. La cifre sono tuttavia così imponenti ed eloquanti, da rendere superfluo ogni commento.
I lavori sono stati completati relativamente alla Carta dei Beni Archeologici, che ha riservato diverse sorprese. Vedremo quali, in una prossima lettera meridiana.
Il blog ha ospitato in questi giorni un vivace dibattito sugli ipogei e più in generale sulla necessità di salvaguardare evalorizzare meglio l’immenso patrimonio culturale della città. I dati forniti dal prof. Volpe ci dicono che la conoscenza, l’informazione, la partecipazione (anche alla elaborazione del PUG, che rappresenta l’occasione più importante per mettere un punto fermo in materia di tutela del patrimonio culturale) rappresentano gli strumenti fondamentali perché si passi dalle parole ai fatti.
“Non si può tutelare e valorizzare senza conoscere” ebbe a dire Giuliano Volpe, facendo riferimento alla ricchezza di elementi già censiti e goreferenziati sul territorio comunale. “È un beneficio per la città che nel nostro ateneo ci siano studiosi del territorio che non si propongono come esteti del patrimonio archeologico ma che lo studiano come testimonianza della civiltà materiale – gli fece eco Saverio Russo, allora Direttore del dipartimento di Scienze Umane -. Studiare, tutelare e valorizzare significa preoccuparsi di mettere in evidenza anche il valore economico di certe azioni. Senza contare i benefici della costruzione di un archivio e una memoria unica a servizio dei vari enti territoriali.”
La posta in palio è altissima: c’è in ballo il possibile futuro della città.
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