Lui non lo direbbe mai, allora ve lo dico io. Gino Longo è un artista che avrebbe meritato dalla sua città (Foggia) assai di più di quanto questa gli ha dato. Personaggio poliedrico, politicamente scomodo, ha ottenuto molta fortuna altrove e perfino all’estero. Se ne è andato, ha girato tanto. Alla fine è tornato. Interviene nella storia collettiva che Lettere Meridiane che cercando di raccontare a proposito di chi va e chi resta, con un intervento non non risparmia critiche a Foggia. Ma che è, nello stesso tempo, una struggente dichiarazione d’amore per la nostra città.
Gino Longo racconta la sua Foggia da un punto di vista particolare, quello della musica, del teatro, dello spettacolo, del cinema e dei tanti (troppi) foggiani di talento che sono stati costretti ad andarsene. E suggerisce una chiave di lettura molto intrigante: ricominciare dal talento (dalla valorizzazione del talento) così diffuso in questa città, per fermarne il declino. E voi, che ne pensate?
Penso che tutta l’umanità sia legata ed ami la città di nascita. Questo è innegabile!
Così come negli esseri umani alberghi quella forte curiosità che li spinge a voler vedere altri mondi.
Per noi foggiani e tutti i meridionali, dall’immediato post unità ad oggi, c’è stata la costrizione dell’emigrazione, per cercare i diritti, una dignità e una speranza negata in loco.
Chi per cercare fortuna e chi per vincita concorsi, di foggiani in giro nel mondo, azzardo, probabilmente c’è ne saranno almeno 20 volte più degli attuali abitanti!
Il problema non è se amiamo o meno la nostra città, ma che, gran parte dei foggiani, non accettano il declino nel quale lentamente scivola Foggia, verso un oblio totale.
Da essere capoluogo di Capitanata, Molise e Abruzzo, si ritrova emarginata a una qualsiasi cittadina.
Foggia è stata la prima città in Puglia, e non solo, ad essere sede di una banca, è stata prima per sede di aziende industriali, di una importante Fiera. Per prima ha visto un teatro e l’università, Camera di Commercio e Ferrovia, disseminata da 40 piste aeroportuali! Si vede pian piano declassata in tutto, e con una classe politica, salvo rare eccezioni, inerme ed incapace.
Foggia, che ha visto nascere uno dei primi cabaret e jazz club italiani, che ha dato i natali a jazzisti di fama internazionale come Franco Tolomei e dove si è svezzato musicalmente il monumentale Sante Palumbo della vicina Cerignola, ha oggi quale attrazione di massa il karaoke con dubbi DJ, che non sono in grado di mettere in fila tre parole in un italiano accettabile, o peggio, volgari ed oscene, da un punto di vista artistico, performance dialettali spacciate per cabaret!
Foggia che è stata una delle primissime sedi italiane del Piccolo Teatro, che ebbe la sede del C.A. del Teatro Pubblico Pugliese, che aveva Teatri nei quali si sono esibite le più grandi compagnie melodrammatiche, di prosa, di rivista e varietà, dai demoliti Flagella e Galleria, ai chiusi Ariston e Giordano, con il Teatro del Fuoco, (eccellente iniziativa di recupero per il quale va dato merito all’Amministrazione Provinciale targata Antonio Pellegrino) divenuto ricettacolo di ogni bassezza che offende la nobile memoria della tradizione teatrale foggiana!
La città di Enrico Radesca, di Giordano, Altamura e Caldara, di Fernando Di Leo, Silvano Spadaccini, Renzo Arbore, Maria Marcone, Gabriella Cristiani, è oggi violentata da cialtroni insensibili, politicanti affaristi di destra e sinistra, che gareggiano a chi fa peggio dei centristi!
Allora di fronte a tutto ciò, cosa può fare un cittadino foggiano avvilito e umiliato, se non inviperirsi, lamentarsi e prendersela con la città? Cosa può fare chi si rifiuta di fare il “codazzaro” ai politichetti del momento, se non riempire la propria valigia e andarsene?
Poi, sarà anche simpatico affermare che non si fugge da Foggia, ma questo è bello dirlo con la pancia piena. Lo dicono quelli che fanno i saputi, e che, pur non essendosi confrontati in un meritocratico concorso pubblico, fanno gli impiegati negli Enti pubblici. Quella insana cultura del “posto fisso e sicuro”, disseminata dalla classe politica di ieri e che continua con quella di oggi, che vede il popolo foggiano sempre più lacchè e prostituto. Chi non si adegua, se vuole vivere, deve andarsene!
Bisogna chiedersi come mai, negli ultimi 10 anni, sono spariti da Foggia oltre 20mila cittadini?
Sono andati via, negli ultimissimi anni, interessanti talenti foggiani, di significativo successo all’estero. Ne cito alcuni: il pianista concertista Antonio Pompa Baldi, in Usa è una celebrità! Il pianista Gianni Polidoro in Spagna, Il chitarrista Francesco Lo Castro a Londra e gira i 5 continenti in straordinarie tournée al seguito del cantante italo americano Patrizio Buanne. E ancora il chitarrista Silvano Bevere a Praga, la cantante Sarah Alexander ( Sara D’Alessandro) in Francia, la cantante Flora Cristiani in Norvegia, persone che a Foggia risultano essere assolutamente o quasi sconosciuti !
Foggia, pur se in declino, pur se claudicante, continua ad essere la città dove nasce la più grande multisala dell’Italia centromeridionale e dove nascono puri talenti, che qui vengono sommersi e soffocati dall’approssimazione e dalla mediocrità, dai lacchè legati ai carrozzoni politici.
Parlo da foggiano che è stato “emigrante” all’estero, che ha lavorato e vissuto a Roma, Cagliari, Palermo, Pescara e per oltre 10 anni a Milano. Sempre con le visioni e i profumi di Foggia nella mente e nelle narici. Parlo da foggiano, che nell’ormai lontano 1995, tornò nella sua città e dintorni per le vacanze, con la fidanzata, Monica Sirtori, una brianzola doc, che s’innamorò immediatamente della nostra città, tanto da non lasciarla più sino al 2007, anno in cui rientrammo a Milano. Dopo un anno, causa la forte nostalgia di Foggia, non mia che ci sono nato ma della mia compagna, tornammo a Foggia.
Gino Longo
(Gli altri interventi della discussione su Chi parte e chi resta sono disponibili in questa pagina. La foto che illustra il post è di Michele Sepalone, che si ringrazia per la consueta disponibilità.)
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