Domani, Lettere Meridiane osserverà una pausa. Sarò a Roma, per prendere parte insieme ad altri milioni di italiani, alla manifestazione della Cgil. Ve lo confesso: è una questione di cuore, più che di testa. Credo che l’Italia, l’Europa e il mondo debbano cambiare. Ma non nel senso che vogliono farci credere. Credo che questo capitalismo arrembante che ci detta i tempi e gli stili di vita, stia uccidendo la vita, la coesione, la speranza.
Prendere parte alla manifestazione di domani è stata una scelta sofferta. Perché ho in tasca la tessera della Cgil ma anche quella del Pd. Alla fine, ho scelto rileggendo alcuni appunti annotati sul mio taccuino.
I block notes dei cronisti sono scrigni preziosi di memoria. Per questo vanno conservati. Le parole non vanno mai buttate.
Ecco quello che ho annotato, una sera di un anno fa. A San Severo, lo Spi Cgil aveva organizzato un convegno sulle donne. Concludeva i lavori Antonella Morga, e sentirla è stata come guardarsi dentro, trovare e ribadire le ragioni di un’appartenenza, l’appartenenza alla Cgil.
Ecco quanto ho annotato sul mio taccuino. Ecco le ragioni che mi hanno spinto a salire sul pullman che ci porterà a Roma. Ecco quello che ha detto quella sera Antonella Morga.
La crisi non è soltanto è un problema di soldi, ma di speranza. Abbiamo meno soldi, ma abbiamo soprattutto meno speranze. Per affrontare la crisi è necessario ricostruire la rete della relazioni sociali. Prima ci si aiutava l’uno con l’altro. Dobbiamo riconnettere la società tornando ai buoni valori: la società rinasce dalla solidarietà, della condivisione.
In questi anni abbiamo vissuta una pseudo cultura incentrata sull’esasperazione del personalismo, sui leader. Ci impongono gli stili di vita, il modo di vestire, di essere perfino di mangiare. Il berlusconismo ha pervaso tutta la società. Dobbiamo uscire da questa logica. Dobbiamo tornare a sentirci uniti, ogni incontro come questo ci rende un po’ più forti, ci fa sentire meno soli. Uscendo dobbiamo dirci che abbiamo avuto un’occasione, un luogo in cui abbiamo condiviso speranze. Dobbiamo dirsi che è possibile una nuova convivenza civile.
Dalla crisi si esce ricapovolgendo i rapporti umani, tornando a sentirci e ad essere comunità, ricostruendo l’idea della relazione, spezzando la solitudine che è diventata stile di vita. Spezzando la violenza che è diventata modello culturale, come dimostra la violenza sulle donne. Per spezzare la violenza e vincere la solitudine dobbiamo tornare a provare la gioia di stare insieme. Dobbiamo tornare a sentirci comunità.
Quella sera, a San Severo, ho capito una volta di più perché sono della Cgil.
Per sentirmi comunità domani sarò a Roma, assieme a milioni di donne e di uomini che cammineranno lungo le stesse strade, grideranno le stesse parole, canteranno le stesse canzoni. Milioni di cuori che batteranno come un cuore solo. Contro la solitudine, contro la violenza elevata a sistema. In palio c’è assai più del jobs act e dell’articolo 18.
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