La prima rubrica che leggo, sfogliando settimanalmente Internazionale, è Playlist di Pier Andrea Canei: suggerimenti e indicazioni sempre utili sulla musica indipendente del momento. Nell’ultimo numero trionfa il sound pugliese, che conquista la prima e la seconda piazza della playlist di Canei, rispettivamente con Bari Jungle Brothers e Ghetto Eden.
I primi sono un supergruppo di rapper baresi che dato vita a un collettivo (Reverendo, Torto, Walino, Ciklone, Max Il Nano ed Ufo, accompagnati dalla mc inglese Miss Fritty) e con Rime patate e cozze testimoniano la grande vitalità e il promettente futuro del genere in Puglia: la versione terrona del grande romanzo americano, commenta Canei.
Meno classificabile ma altrettando intrigante il sound di Ghetto Eden che in Senegalentino mette assieme in un riuscito pastiche dancehall, reggae rap pizzica roots’s n’rock in italiano, salentino, wolof, inglese. Nel gruppo due musicisti pugliesi e due senegalesi . Come una complanare dei Sud Sounf System che si dirama verso l’Africa nera nera di Youssou N’Dour, straripante voglia di storytelling poliglotta e danza poliritmica, commenta il critico.
Entrambi i cd sono stati realizzati grazie al sostegno di Puglia Sounds, ed è un significativo, positivo esempio di come si possano utilizzare i finanziamenti comunitari per produrre musica di qualità e propiziare positivi effetti di ricaduta culturale, economica, turistica. Con la speranza che prima o poi Puglia Sounds si accorga anche dei rapper della Puglia Settentrionale (un nome su tutti, i foggiani di Tavola 28).
Pier Andrea Canei assegna il gradino più alto del podio settimana al brano Vin a la nonn, il più divertente dell’album dei Bari Jungle Brothers. A me pare che ad esprimere meglio la ricchezza del messaggio del rap pugliese e meridionale sia però Terrun: “Ehi e noi siamo quaggiu e non contiamo niente eppure a salvarti sarà solo la mia gente, siamo solo terroni, ma rimaniamo in piedi”.
In un momento in cui la questione meridionale è stata dolorosamente rimossa dall’agenda politcia nazionale, a ricordarci che esiste ancora è il rap. E non è poco.
Buon ascolto.
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