L’immensa dignità dei garganici ha il volto quadrato e consapevole del sindaco di Carpino, Rocco Manzo. Mentre al Cineporto di Foggia interviene alla prima di Strano Paese, puoi cogliere nella sua espressione i tratti di un dolore che ancora non passa. Ma un dolore composto che va tenuto dentro, senza rabbia, che non gridato.
Il primo cittadino non protesta per l’esclusione del suo e degli altri comuni alluvionati dalla prime provvidenze governative. Manzo preferisce parlare del sogno di Antonio Facenna, il suo stile di vita podolico, la sua masseria divenuta missione, questo luogo d’incanto sospeso tra la Foresta Umbra e il Lago di Varano, quel lago in cui Antonio ha perso la vita, trascinato dalla furia dell’acqua piovana, mentre cercava di trarre in salvo il suo bestiame. Quel luogo dove adesso è fiorito un sogno, è lievitata una speranza, che l’azienda diventi una masseria didattica.
C’è spazio soltanto per il rimpianto, e assieme c’è tanta voglia di futuro, in questa bella giornata che consacra il Cineporto di Foggia alla sua funzione più alta: raccontare la bellezza di questa terra, esaltando il suo enorme potenziale espressivo.
Il Gargano è poesia, è epica: Andrea Pazienza e Antonio Faccenna ne sono i suoi cantori. L’uno con i versi e con i disegni; l’altro con la sua vita intessuta dai gesti arcaici dell’essere pastore.
Strano paese è la poesia di Andrea Pazienza messa in musica da Umberto Sangiovanni e cantata da tanti attori che hanno dato vita al progetto Il mio Gargano, che si prefigge di raccogliere fondi perché il sogno della masseria didattica diventi presto realtà.
Nei versi tormentati di Pazienza, nelle note struggenti di Umberto Sangiovanni, negli addolorati contrappunti di Fabrizio Bosso si aggrumano in un colpo solo il passato del Gargano, ma anche il suo presente e il suo futuro. Soprattutto c’è tanto di queste settimane tragiche – come s’addice alla dimensione epica -, ma anche così dense di possibilità.
Non c’è spazio per le polemiche e neanche per le passerelle, al Cineporto. Billa Consiglio, presidente di Promodaunia, ricorda che il grande disegnatore amava dire di essere nato a San Menaio, e di vivere tra Bologna e l’America. Non era vero, perché era nato a San Benedetto del Tronto e per molto tempo visse a San Severo, ma l’innocente bugia svela il profondo amore di Pazienza per il Gargano, lo stesso amore manifestato da Facenna, e che gli è costato la vita.
La presentazione al Cineporto coincide con la prima uscita pubblica del neo presidente della Provincia, Francesco Miglio, e non potrebbe esservi occasione più simbolica: Andrea Pazienza visse molta parte della sua vita a San Severo, cittadina di cui Miglio è anche sindaco. Il primo cittadino ricorda il rapporto di Pazienza con il Gargano e con San Menaio, località di villeggiatura per molta parte della cittadinanza sanseverese. A Fabio Porreca, presidente della Camera di Commercio, tocca il compito di richiamare l’attualità: la mancata inclusione dei comuni alluvionati nel decreto che consente il differimento del pagamento delle imposte all’anno prossimo, ha provocato sconcerto e malessere. Il Gargano ha bisogno dell’aiuto pubblico per rinascere. Ha bisogno di Stato.
Intervento toccante anche quello dell’assessore regionale al bilancio Leo Di Gioia, che assieme al governatore regionale Nichi Vendola ha assistito sia alle fasi drammatiche del ritorno in famiglia del corpo senza vita di Antonio Facenna, sia alla mesta commemorazione, un mese dopo la sua scomparsa. “Antonio era un ragazzo semplice, che voleva essere soltanto se stesso – ricorda l’assessore-. Alla mamma, con cui si confidava e che ogni tanto gli chiedeva se uscisse con le ragazze, e cosa pensavano del fatto che lui avesse scelto di fare il pastore, Antonio rispondeva semplicemente: io voglio essere me stesso, ed essere pastore è una parte di me stesso. Amerò la donna che vorrà che io resti me stesso.”
Poi, la proiezione del video girato da Luciano Scarpa, che mette assieme immagini girate nello studio dov’è stato registrato Strano Paese con immagini di repertorio dell’alluvione. Il dolore, la commozione, la partecipazione, sono qualcosa che trasuda dalla voce e dagli sguardi dei protagonisti e si fonde con quelle immagini di distruzione e di dolore.
Resta il ricordo di Andrea Pazienza e di Antonio Facenna, resta la poesia delle loro vite, che ci ammonisce che il Gargano può, deve rinascere.
[Per vedere il video, cliccare qui. Per contribuire alla raccolta dei fondi andare sul sito Il Mio Gargano]
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