Attorno a Garanzia Giovani sta succedendo qualcosa di importante in provincia di Foggia. La sfida non riguarda soltanto utilizzare la parte maggiore possibile degli oltre 120 milioni di euro toccati alla Puglia (i territori sono messi in competizione tra di loro, bisogna dunque che al programma aderiscano i giovani, le imprese, ecc.ecc.). Bisogna che questa ingente mole di soldi pubblici venga utilizzata bene in modo che possa innescare nell’economia provinciale effetti duraturi e non solo una pioggia di tirocini da offrire ai giovani, e poi chi si è visto si è visto.
Quel che di importante sta succedendo in Capitanata è che istituzioni, forze sociali, imprese stanno cercando di fare sistema. È una fatica di Sisifo, in un contesto poco aduso a fare rete. Ma è la sola strada possibile per cercare di vincere la duplice sfida.
Qualche settimana fa la Provincia, la Camera di Commercio, l’Università, i sindacati, l’ufficio scolastico provinciale, le associazioni di categoria degli imprenditori, le Acli ed altri pezzi importanti del terzo settore hanno firmato un protocollo d’intesa che cerca di costruire attorno al percorso attuativo di Garanzia Giovani un circolo virtuoso, che intende partire da progetti concreti (la manutenzione del territorio, il turismo, la valorizzazione del patrimonio culturale, per dirne alcuni).
Qualche giorno fa, gli impegni assunti nel protocollo d’intesa hanno cominciato a diventare realtà: per iniziativa del presidente Fabio Porreca, la Camera di Commercio ha promosso un incontro tra le imprese e lo staff provinciale che si occupa di Garanzia Giovani. Il risultato è che le aziende stanno cominciando ad aderire all’importante misura comunitaria. Ci stiamo mettendo in marcia.
Salvatore Castrignano è un tessitore di reti per cultura e per vocazione. Ha diretto in passato la Cgil provinciale, è il coordinatore provinciale dell’Associazione Lavoro e Welfare, fa parte dello staff di Garanzia Giovani della Provincia, ha animato il percorso che ha portato alla sottoscrizione del protocollo d’intesa.
Ha scritto alcune importanti riflessioni sulla filosofia di fondo che deve sorreggere, soprattutto in Capitanata, Garanzia Giovani: farne una grande opportunità di inclusione sociale. Eccone il testo.
Deve essere chiaro che l’obiettivo principale della misura europea Youth Guarantee è quello di garantire ai giovani un’opportunità di partecipare e apportare alla vita sociale il loro contributo attivo.
Non il numero degli iscritti al Piano o la quantità di colloqui fatti. Non tanto la quantità delle offerte pubblicate o i posti di lavoro creati.
Senza dubbio Garanzia Giovani ha riportato con forza il tema dell’occupazione giovanile al centro del dibattito politico europeo e internazionale, nazionale e locale. Ma è assurdo associare ad essa aspettative che non può non tradire. Il problema della disoccupazione giovanile in Europa e soprattutto in Italia e da noi è prima di tutto un problema di quantità e qualità della domanda di lavoro piuttosto che di inadeguatezza dell’offerta. Molti dei giovani disoccupati sono sovra qualificati rispetto alle opportunità di lavoro disponibili. Garanzia Giovani è una politica attiva il cui obiettivo è quello di riattivare i ragazzi, di ridurre gli effetti e le ricadute cicatrizzanti della disoccupazione giovanile di lunga durata.
Sempre più giovani non cercano un lavoro in modo attivo e, di conseguenza, non hanno un sostegno strutturale che li aiuti a rientrare nel mercato del lavoro. A questi ragazzi la Garanzia Giovani deve sforzarsi di dare delle risposte offrendo loro la possibilità di fare esperienze che favoriscano la loro partecipazione sociale. Per questo motivo il servizio civile o la predisposizione di misure volte a sostenere le iniziative imprenditoriali dei giovani possono essere validi strumenti per realizzare il vero obiettivo della Garanzia Giovani: restituire ai ragazzi la fiducia di un domani adeguato alle loro speranze e ai loro sogni, supportandoli nella transizione verso l’età adulta, non lasciandoli soli.
La Raccomandazione europea guarda ai Neet, ai ragazzi che non studiano e non lavorano e che si trovano nel limbo del non essere, del non partecipare. Va bene ovviamente che il Governo italiano si impegni ad allargare la fascia dei partecipanti agli studenti e ai tirocinanti, oggi esclusi, ma bisognerebbe stare attenti a non perdere di vista la valenza originaria del Piano europeo, come avverrebbe se lo si facesse invece diventare un duplicato rivisitato degli interventi nazionali o regionali già adottati in materia.
Per dire se Garanzia Giovani funzionerà o meno, occorrerà dunque verificare la sua capacità di influenzare la partecipazione dei giovani alla politica, il suo impatto sulle principali conseguenze della crisi sui giovani (prolungata disoccupazione e problemi psicofisici) ed infine per la sua capacità di raggiungere i giovani più a rischio di esclusione sociale. Insomma, il successo del programma europeo si misura nella sua capacità di creare “inclusione sociale”.
Gli appelli e gli annunci retorici che tante volte ascoltiamo sulla necessità di un ruolo decisivo dei giovani nella società non bastano da soli a cambiare le cose e spesso sfociano nella creazione di contenitori in cui i giovani quasi mai comunicano e interagiscono con i “centri decisori”. Quasi mai oggi i detentori di ruoli istituzionali sono impegnati in un dialogo effettivo con i giovani: a mancare è la capacità di ascoltare, la visione di sistema.
Spesso nelle pratiche politiche nostrane si indica la opportunità di inserire alcuni giovani in organismi istituzionali o di rappresentanza. Azioni importanti, ma significative del fatto che la questione “partecipazione giovanile” sfuma in modo piuttosto drammatico man mano che ci si allontana dal recinto delle politiche giovanili.
Ma l’impegno al dialogo e alla partecipazione funzionano se sono a doppio senso: da una parte occorre che le istituzioni e i privati coinvolgano di più i ragazzi nelle procedure decisionali e non solo in quelle consultive e dall’altra occorre che i ragazzi vogliano e richiedano di essere coinvolti. I mezzi a disposizione oggi ci sono e hanno una potenzialità enorme: si pensi in particolare ai social media e più in generale al web. Ovviamente bisogna che la modalità virtuale si concretizzi anche in aggregazioni fisiche e fare in modo che ove i giovani siano organizzati in tali forme (associazioni, forum, consulte, parrocchie, …) queste siano parte integrante delle azioni di partenariato attivate.
In Capitanata stiamo implementando le misure contenute in Garanzia Giovani attraverso l’elaborazione di strategie basate sulla partnership. Perciò abbiamo dato vita ad un percorso di condivisione degli attori del territorio con il Protocollo del 25 luglio sulla Garanzia Giovani e sul rilancio dello sviluppo territoriale in Capitanata. L’incontro con le imprese del 23 settembre ha avviato la fase operativa.
Il coinvolgimento si deve ora realizzare tanto nella fase progettuale che in quella attuativa. Determinante sarà far sedere attorno allo stesso tavolo le istituzioni scolastiche e formative e quelle politiche territoriali, gli operatori del mercato del lavoro (pubblici e privati), le associazioni sindacali (dei lavoratori e datoriali), il terzo settore, i giovani.
L’obiettivo è quello di arrivare ad assumere decisioni condivise sulle misure previste e finanziate da Garanzia Giovani, strutturare il dialogo sociale ed una reale partecipazione dei giovani alla vita democratica, tenendo come riferimento e promuovendo azioni efficaci per il rilancio dello sviluppo territoriale.
Il progetto è ambizioso, anche se il suo percorso è complesso e difficile, ma non vi sono alternative. Noi ci crediamo e stiamo provando con altri che ci credono come noi a realizzarlo.
Salvatore Castrignano
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