Tantissimi gli interventi e i commenti alla lettera meridiana sulla recinzione che da qualche giorno è comparsa attorno a Palazzo Trifiletti e al vecchio Cinema Garibaldi. Non si sa se la protezione sia stata installata al fine di evitare che eventuali crolli possano far danni alla pubblica incolumità o se, viceversa, preludano all’apertura di un cantiere per non meglio definiti interventi edilizi.
Al momento, non ci sono cartelli vicino alla recinzione (in lamiera metallica) che circonda i due edifici, sottraendoli alla vista dei passanti.
Ma dal dibattito suscitato da Lettere Meridiane (a seguito di una segnalazione postata sulla bacheca del gruppo fb Amici della domenica da Foggiano Doc Claudio, alis di Claudio Sottile) emerge qualche notizia più precisa.
Scrive Michele Sisbarra : “Credo che su palazzo Trifiletti esista un vincolo della sovrintendenza . Mi pare di aver capito, chiedendo a chi stava montando la recinzione che si dovesse provvedere a opere di consolidamento … Ma, si sa, da cosa nasce cosa e allora si povera Foggia.”
Antonio Mendolicchio ricostruisce con ricchezza di particolari tutta la vicenda delle vane richieste di intervento rivolte da cittadini singoli ed organizzati alle diverse amministrazioni che si sono succedute al governo della città: “Nel 1998 il giorno 14 del mese di gennaio il Sindaco di Foggia on. Paolo Agostinacchio ordino’ e avverti’ i proprietari degli immobili del Palazzo Trifiletti e il Procuratore legale degli stessi, mancato Assessore all’Urbanistica dell’attuale Giunta comunale, alla messa in sicurezza e alla rimozione e alla realizzazione delle opere di assicurazione e consolidamento statico dell’edificio pena la denuncia alle Autorità competenti e a provvedere di ufficio a quanto suddetto. Avviene lo steso avviene nel 2001 ordinanza 24. L’ufficio tecnico nel 2001 chiede alla Sopraintendenza ai Beni Ambientali Ufficio Vincoli Bari notizie sul vincolo foglio 96 particella 1059. A seguire con Orazio Ciliberti attraverso la stampa e la seconda Circoscrizione ci si pone la seguente domanda: il Comune potrebbe intervenire ma non lo fa. Perché?! Nell’indifferenza generale, nelle poche certezze, nella marginalità con la quale si affrontano e si cercano di risolvere i problemi ci chiediamo ancora il perché.”
Gianni Buccarella, professionista molto noto e stimato in città, punta l’indice verso i costruttori edilizi: “la verità è che ognuno fa un po’ come gli pare, destra o sinistra per me pari sono, fino a quando il controllo di tutto è detenuto dai palazzinari senza cuore, ma la domanda è: chi controlla loro?”
Secondo Vincenzo D’Errico, “nessuno si prende la responsabilità morale di abbattere Palazzo Trifiletti. E’ evidente che si attende il crollo definitivo del Palazzo per poter finalmente costruire.”
C’è un diffuso scetticismo sulla possibilità che la messa in sicurezza dei due immobili possa preludere al loro recupero e restauro.
Secondo Alfio Hazzard si tratta “del primo atto di una morte annunciata!”
Scrive invece Alfre de Martino: “Ho idea che solo chi aveva il dovere di valutare cosa si dovesse fare di questo pezzo di storia della nostra città abbia pensato che non decidere fosse la soluzione migliore! Diamo tutti un segno per evitare quest’altro sfracello alla nostra identitá, ne abbiamo visti di palazzacci prendere il posto dei nostri ricordi, l’arco di S. Michele è a pochi passi da lì, “scusate”, era…!
Tra i tantissimi che hanno condiviso il link c’è anche Salvatore Tatarella, esponente politico molto noto del centrodestra, già deputato ed europarlamentare, che posta un laconico commento: “Condivido la tristezza.”
Norma Tancredi scrive: “È vero, sembra che Foggia sia destinata ad un declino inarrestabile. Io aggiungerei: che amarezza!” C’è una diffusa tristezza nei commenti dei lettori e degli amici di Lettere Meridiane, che si coglie anche in quanto scrivono Gabriella Tanzi (“Sempre più brutta e anonima la nostra città”) e Maurizio Marrese (“Aspettiamo il momento giusto per abbatterli e specularci sopra, tanto so’ quattr petr…”)
Sulla bacheca del gruppo Foggia sparita, Michele Blasotta aggiunge un elemento di riflessione: “e perché le F G M che ha chiuso non è un pezzo di storia di Foggia?” (In realtà, la popolare cartoleria si è solo trasferita di qualche isolato, ma anche questo è un tema sul quale si dovrebbe riflettere, i tantissimi negozi o bar storici che in questi ultimi anni hanno chiuso i battenti).
Non tutti sono però d’accordo sulla opportunità di tenere in piedi immobili che, per quanto di notevole valore culturale e artistico, sono oggettivamente degradati. Secondo Giuseppe Cantatore, “è da ipocriti dire oggi che un altro pezzo di Foggia va via. Andò via quando lo murarono, quando abbandonarono questo palazzo, il cinema, lo stesso dicasi del palazzo tristemente e artificiosamente (e inutilmente) mantenuto in piedi in via Fuiani. Lamenti inutili! Che si prendano provvedimenti !”
Dello stesso tenore è l’opinione di Anna Grifa: “…e quindi?…ci teniamo quei vecchi ruderi…. spiegatemi il criterio per cui conservarli…”
Gli Amici del Museo Civico di Foggia intervengono invece con un’interessante puntualizzazione tecnico-amministrativa: “il comune può obbligare i proprietari a sistemare gli edifici cadenti, se non lo fanno deve intervenire addebitando l’onere dell’intervento ai proprietari, ma…avvisateci se l’ha fatto qualche volta.”
Il dibattito è intenso, su Foggia sparita. Scrive Alessandro Lombardi: “Quella di Sottile, che stimo, mi pare una sensibilità tardiva : dov’era nel 1980 e negli anni successivi, anni in cui il palazzo si degradava sensibilmente sotto gli occhi di tutti i foggiani? E Sottile tace, sapendo di tacere, sulla presenza di amianto sul tetto del Cinema Garibaldi.”
Elena Fiscarelli chiede, invece: “Verranno abbattuti?” A rispondere è ancora Alessandro Lombardi: “No. Su palazzo Trifiletti c’è il vincolo delle Belle Arti, voluto dall’allora sindaco Salvatori, che obbliga i proprietari al restauro conservativo. Solo l’ottusa incuria degli amministratori foggiani potrebbe causarne l’abbattimento totale.”
Gianni Pompa conclude: “buttare via un pezzo di storia della nostra città….. Fare un museo no?” Era questa la proposta avanzata, come abbiamo scritto, ieri da Vincenzo Saponaro per il sito Foggia in Guerra. Purtroppo, l’appello è caduto nel vuoto.
Gli interventi non si esauriscono qui. Ne darò conto in altre lettere meridiane.
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Quando, anni fa, fotografai il cortile di palazzo Trifiletti, scostandone il portone, rimasi sconcertato: c’era un’atmosfera quasi esotica, di abbandono, di rovina, cui si aggiungeva una rima di degrado e sporcizia al suono del passo fugace di un abusivo.
La foto, che conservo ancora e che diffusi senza desiderio particolare di paternità, è diventata una sorta di foto ufficiale del caso Trifiletti, al punto da ritrovarla, con piacere, anche nella lettera meridiana che punta il faro su questa oscura vicenda foggiana.
A distanza di anni mi fu impossibile riaprire il portone e l’immagine di quel cortile “alla napoletana” con la vegetazione selvaggia è stata l’ultima visione di un colosso decadente.
Eppure Antonio Vitulli, nelle sue ricerche, identifica nel Trifiletti il palazzo che un tempo si chiamava Caccavelli. Il palazzo era sede della più antica e famosa compagnia filodrammatica foggiana: la Filodrammatica Torelli, dal nome del noto autore drammatico napoletano Achille Torelli.
Non un semplice palazzo, quindi, ma un vero contenitore culturale, sede di una delle numerose compagnie filodrammatiche foggiane, in un clima di grande fervore culturale, seppur dilettantesco.
É il Giornale Patrio, come sottolinea ancora il Vitulli, che ci documenta l’attività della compagnia (di cui poco si sa dei propri componenti) sin dagli inizi degli anni ’70 dell’Ottocento.
Abbandonata a se stessa, la struttura del Trifiletti, sembra, forse, destinata ad un destino già scritto nel suo passato, nel titolo di un’opera del modenese Paolo Ferrari, compresa nel repertorio della filodrammatica che aveva sede a palazzo Trifiletti:”IL suicidio”. Eppure basterebbe la disponibilità dei proprietari per farne un vero “luogo del cuore”, per riportarla in vita…