Leccese: perseguire la bellezza va bene, purché non sia sciccosa

Davide Leccese, intellettuale foggiano con trascorsi nella politica (è stato preside del liceo classico Lanza e anni prima assessore comunale alla cultura, nelle file della Dc) interviene nuovamente sul dibattito in corso sulla bellezza, replicando a quanto scritto dall’ex rettore dell’ateneo foggiano, Giuliano Volpe, nella lettera meridiana intitolata Il futuro è delle città belle. Ecco cosa scrive Leccese.
Ha ragione Volpe: il futuro è per le città “belle”, sempre che la bellezza non sia circoscritta a una visione di sciccheria riservata a pochi con una trascuratezza per il resto emarginato e dimenticato della città. La bellezza è Weltanschauung (mi si perdoni la parola tedesca e filosofica), cioè visione del mondo (nel nostro caso, della città); una città vissuta e vivibile, patrimonio condiviso e rispettato, amato anche. La buona sintesi della “bellezza” è contemporaneamente nel rispetto e insieme nella creatività; una città che si autoafferma nei gesti quotidiani dei suoi cittadini ed è espressa da amministratori competenti e “altruistici” (cioè dediti al bene comune e non all’utile personale). 
Condivido la tesi di Leccese, anche se devo puntualizzare che, avendo sintetizzato la nota di Volpe, tratta dal suo libro Le vie maestre, ho omesso alcuni brani che riguardavano ‘impegno dell’Università per la riqualificazione urbana, anche in aree strettamente centrali.
Del resto, non credo che la puntualizzazione di Davide si riferisca a quanto sostenuto da Volpe, ma piuttosto ad una certa idea (talvolta elitaria, talaltra cafona) di cultura, che sfocia in una visione sciccosa della bellezza, priva di spessore civile.

Un esempio che mi pare calzante è fornito dal difficile rapporto della città con quello che dovrebbe essere il suo simbolo culturale per eccellenza, ovvero Umberto Giordano, che rimase vittima di questa idea cafona di cultura (ne ho parlato in questa lettera meridiana), quando invece dovrebbe essere cantato e suonato nei pub (come ho detto in quest’altro articolo).

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Author: Geppe Inserra

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