La cultura ritrovata: l’orgogliosa identità del Gargano

“Mi piace. Per quel che conta, mi piace questo confronto. Per toni e per contenuti, che arricchiscono le ragioni di tutti senza svilire con vuota retorica e senza demonizzare per cedimento al particulare. Grazie!” Così Federico Massimo Ceschin, saggista, organizzatore di diverse iniziative culturali e turistiche, commenta il botta e risposta tra Maurizio De Tullio e chi scrive sul Salento, La Notte della Taranta, le manifestazioni musicale di casa nostra.
Il dibattito, in effetti, è effervescente come non mai, ricco di spunti di riflessione. A tenere botta sono soprattutto i garganici, che tutto gli puoi dire fuorché che siano lamentosi…. secondo l’opinione corrente, questa semmai è prerogativa dei foggiani. Ma forse una ragione c’è. Parlare di radici daune, di musica e di cultura popolare conduce fatalmente tra le valli e i declivi della montagna del Sole.
Mi scrive Gianfranco Eugenio Pazienza, uno che sul Gargano ci è nato e ci vive, e che a questo prodigio della natura ha dedicato alcuni racconti, raccolti in un e-book da Lettere Meridiane (clic qui se volete scaricarlo).
“Il Gargano ha la sua identità. … Geppe richiama Sabino Acquaviva, “santo patrono” di una effervescente cultura garganica. E fa bene. Io rileggo mentalmente i giornali salentini e le pubblicazioni autoportanti dei vari gruppi culturali attivi che, soli dopo pochi anni, erano e sono critici verso le contaminazioni moderniste della pizzica, tradimento della monolitica cultura della Grecía salentina.

Al matrimonio di carissimi amici, mix Puglia Veneto, alla musica della pizzica e la tarantella, nessuno si preoccupava se era notte della Taranta o Carpino Folk Festival, in purezza o contaminazioni. Era Puglia e mi chiedevano di ballare con loro, di insegnare i passi, da profano io, danzatore fino per loro. È evidente che soprattutto in estate la fame di divertimento è devastante. In Puglia offriamo prodotti culturali ancora genuini, tutto sommato. La disputa, se così vogliamo definirla, tra Gargano e Salento deve produrre maggiori approfondimenti e stimoli culturali; più prodotti e occasioni. Mangiare con la cultura. Questo mi sembra elementare. Quello che la cultura garganica ritrovata, non riesce assolutamente a scalfire, è la granitica cultura della chiusura del territorio recintato fino al mare. Un solo esempio aperto è quello di Francesco De Rosa
Mammaliturki, un non lido a Torre Mileto. Una sosta sul mare ove ritrovare gusto per il Gargano. Un piccolo lembo di libertà.”
A proposito di Mammaliturki, avevo stralciato le ultime righe dell’intervento di Gianfranco per fare luce sul piccolo lembo di libertà posto in evidenza nel commento. Il post in cui ne ho parlato (che potete leggere qui) si è guadagnato una valanga di condivisioni e di letture, che lo hanno portato a scalare rapidamente sia la classifica dei post più letti del mese (sulla sinistra, nella home page del blog) sia quella dei più letti di sempre (sulla destra). È il segno che c’è un orgoglio garganico ben vitale, e che veramente stiamo assistendo ad un fenomeno importante, che Pazienza accenna quando parla di cultura ritrovata.
Sono assolutamente d’accordo sulla necessità di approfondire il discorso, affinché dal puro dibattito si passi alla produzione di cultura, materiale ed immateriale.
A questo ritrovato orgoglio garganico è ispirato anche l’intervento di Antonio Basile, un altro garganico impegnato in prima linea nella valorizzazione dell’identità. Si occupa dell’Area Progettazione & Comunicazione dell’Associazione Culturale Carpino Folk Festival e mi scrive:
Ciao Geppe,
la competitività fra territori è un dato di fatto, ma nel nostro territorio siamo troppo impegnati a farcela nel recinto di casa.
Ciò detto, visto il tuo invito, in merito alla discussione sulla pizzica e il marketing territoriale ho veramente poco da dire perché in 17 edizioni non ne ho fatta neanche una, perchè prima non ho potuto e poi successivamente è scemato l’interesse, quindi non ho una esperienza diretta. Certo che il tam tam mediatico lo vedo anch’io e (premesso che la promozione la fa e la fa bene chi ha capitali da investire, altrimenti puoi solo arrangiarti) non c’è nessuno oggi più bravo di loro a battere il tamburo. Il mio giudizio d’annata me lo sono fatto leggendo quanto riportato in modo, mi sembra, equilibrato e competente rispetto ad altri racconti talebani, da Salvatore Esposito su http://www.blogfoolk.com/2014/08/festival-itinerante-e-concertone-de-la.html.
La sensazione è che le cose non siano andate proprio bene, ma già dall’intervento di Sergio Blasi emerge con chiarezza che loro, nel fragore mediatico che comunque impera, si stanno già riorganizzando per porre rimedio agli eccessi negativi. Noi? Adesso andiamo in letargo, poi facciamo un po’ di chiacchiere da Natale fino a Pasqua complice la Bit e poi chi si è visto si è visto perché iniziano le ferie e così via.
Identità / Identificazione: quando 20 anni fa sono partito per l’università, destinazione Bologna, ero un ragazzo pugliese di un piccolo paese in provincia di Foggia. Oggi sono di Carpino ovvero Gargano/Puglia, Stop.”

Rivendicare la propria appartenenza, ostentarla con orgoglio è l’espressione evidente di quella cultura ritrovata, di quella identità riconquistata di cui parla Pazienza.
Sono questi soltanto alcuni dei tanti commenti e delle tante opinioni suscitati dalla lettera meridiana in cui incrociavo le mie opinioni con quelle di De Tullio, che è a sua volta tornato sull’argomento con un’approfondita riflessione. Vi darà conto del resto nelle prossime lettere meridiane.

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Author: Geppe Inserra

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