Gianni Pellegrini, docente, musicista, cantautore (ha pubblicato qualche mese fa lo stupendo album Ferlizze, se vi va di saperne di più trovate qui la recensione) ha cominciato da qualche giorno la sua attività didattica in quel di Trieste. Nuova scuola, nuova cattedra. Ha lasciato Foggia, così com’è successo ad altri intellettuali di calibro come Antonio Vigilante e Salvatore Speranza. Una scelta sofferta, su cui Gianni riflette offrendo il suo contributo alla discussione avviata da Lettere Meridiane a proposito di Palazzo Trifiletti.
Permettemi una considerazione: da Foggia vanno via gli intellettuali, da Foggia va via la memoria. Il declino sembra inarrestabile.
Ecco quanto scrive Gianni, che ringrazio per la sua riflessione, sintetica ma stimolante, perché assieme al problema della conservazione delle architetture storiche della città, chiama in causa le più generali scelte edilizie che hanno guidato l’espansione urbana.
Leggere commenti quali quelli precedenti (Pellegrini si riferisce a quello di Giuliano Volpe, che Lettere Meridiane ha pubblicato ieri, n.d.r.) mi addolora, e conferma ancora una volta che l’andar via da Foggia, per me mia moglie e i miei figli non è stato così stupido. Non che il resto del mondo sia il Paradiso terrestre, ma effettivamente Foggia sfianca. l’apatia è dietro l’angolo.
Il fatto è che io non sarei nemmeno contrario alle costruzioni del moderno che derivano dall’ abbattimento dell’antico. In Giappone abbattono e costruiscono . A Foggia in luogo di edifici storici non si crea architettura contemporanea e neppure si rielaborano le tendenze architettoniche moderne, no.
Si costruisce in cemento armato il condominio di turno, come per i due palazzi nella piazza accanto al comune. Blitz di fine luglio, città deserta e ciao, la speculazione è servita: palazzaccio finto d’epoca, arco di San Michele cancellato.
Gianni Pellegrini
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Vorrei aggiungere qualcosa: le mie considerazioni, che Geppe Inserra (che ringrazio per la stima e l'affetto che pubblicamente ha voluto mostrarmi) riporta nell'articolo, sono frutto di una "chiacchierata virtuale" riguardante Palazzo Trifiletti. Ovviamente le analisi socio-culturali, politiche, economiche, sono molto più complesse. La sfera privata, poi, lo è ancora di più: ahimè noi siamo andati via innanzitutto perché costretti da questioni personali e familiari, per le quali sia Foggia che l'Italia hanno certo grosse responsabilità. Non ho avuto scelta, ma se avessi potuto avrei preferito restare e lottare per la mia città, come ho sempre fatto. Non è facile, quando te ne vai, fermare le lacrime.