Il Gargano riparte, e non soltanto grazie al cuore e alla straordinaria generosità della sua gente. Nelle iniziative che in questi giorni si susseguono, all’insegna di un futuro sperato, desiderato, che si comincia a costruire, c’è anche il suo cuore antico del Gargano, anzi arcaico, come direbbe Franco Arminio. Oggi a Foggia, domenica prossima a Sannicandro si ricordano Antonio Faccenna e Filippo Pirro, due garganici che non ci sono più – angeli al fianco dell’angelo che millenni fa eresse questa montagna a sua dimora – e che però indicano la strada del futuro, di una ricostruzione che dev’essere rinascita.
Quando la natura ti sbatte in faccia un’emergenza, ci sono modi diversi per affrontarla: ci si può strappare i capelli. imprecare al destino, oppure rimboccarsi le maniche e cominciare a ricostruire. I garganici hanno scelto quest’ultima direzione.
Sulle balze della Montagna del Sole si stanno impartendo lezioni di civiltà come quelle che vennero incensate dalla grande stampa all’indomani del terremoto dell’Emilia. Ma qui siamo nel profondo Sud e s’indugia piuttosto sullo stereotipo del garganico che ha costruito laddove non si sarebbe dovuto (vero anche questo, ma la prima speculazione edilizia sul promontorio l’hanno fatta l’ENI, cioè lo stato, e i lombardi) e che è un po’ se l’è meritata (sic).
Sto divagando? No. Abbiate la pazienza di leggere, cari amici e lettori di Lettere Meridiane, soprattutto garganici, a Facenna e a Pirro ci arrivo tra un po’.
Quando il premier Renzi è venuto in Puglia, l’hanno fischiato a Taranto e Bari, mentre a Peschici l’hanno abbracciato e applaudito.
Ieri, la spiaggia di Ponente a Rodi Garganico ha mandato in scena una straordinaria kermesse civica: volontari, cittadini, associazioni e perfino turisti stranieri che hanno ripulito la battigia sulle note di improvvisate tarantelle, dall’immane quantità di schifezza che il mare aveva rigettato sulla spiaggia, dopo che l’alluvione l’aveva riversato in acqua. Questa è solidarietà, dimensione civica esaltante.
Oggi e domenica prossima, invece, saranno la musica e la poesia a raccontare questa ricostruzione che anela ad essere rinascita.
Oggi al Teatro del Fuoco di Foggia si ricorda Antonio Facenna, l’allevatore di Vico Garganico travolto dall’alluvione mentre cercava di portare soccorso alle sua vacche, indicato come un eroe dal governatore pugliese Nichi Vendola e da Franco Arminio. Nel suo sacrificio io vedo una dimensione angelica, sovrumana, la gigantesca coerenza a una idea della vita, del dovere.
Domenica prossima, presso il Sentiero dell’Anima di Sannicandro Garganico sarà ricordato invece Filippo Pirro, poeta, scultore ed artista di San Marco in Lamis, con una retrospettiva nel corso della quale verranno presentate alcune sue sillogi poetiche.
Le due manifestazioni sono in se stesse qualcosa di grandioso, a prescindere dal fatto che ricordino persone scomparse. Al Teatro del Fuoco nel doppio concerto organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale e Culturale JACO di Foggia, l’Associazione Culturale Carpino Folk Festival e il Centro Studi Tradizioni Popolari del Gargano e della Capitanata si ritroveranno venti gruppi a cominciare dai Cantori di Carpino.
Domenica prossima, a parlare della poesia di Filippo Pirro, nella iniziativa promossa in quel magico luogo ombelico del Gargano che è il Sentiero dell’anima ideato e realizzato da Filippo saranno studiosi come Raffaele Cera, Luigi Ianzano, Domenico Guerra, Gian Pasquale La Riccia moderati da quella impareggiabile donna di cultura che è Falina Marasca e accompagnati dalle melodie di Marta Dell’Anno.
Lo spessore, la dimensione poetica delle due iniziative viene svelata dai temi prescelti. Sembrano (e sono) dichiarazioni programmatiche, che attingono dall’archetipo del Gargano Spiritus Mundi genialmente posto al centro del Carpino Folk Festival.
Messi in fila uno dopo l’altro, i due tempi compongono a loro volta una poesia:
Essere podolici è uno stile di vita / tingevo la mia infanzia a carbonella.
Non è bello, ma d’una bellezza profonda, ineffabile, arcana che si può trovare solo qui, sul Gargano, e non altrove? E se questo trovare qui e non altrove diventasse il motivo conduttore del futuro possibile, del futuro diverso?
Nella bacheca dell’evento foggiano, un altro grande artista garganico come Salvatore Villani ha scritto di Antonio Facenna: La sua intelligenza era pari agli aedi di antiche ascendenze. Il suo incedere a pascolar gli armenti era ritmato dai sonetti che tanto amava, perché egli stesso figlio per via diretta, da pastore a pastore, di quella tradizione che intensamente amava, vivificava e presentificava nell”hic et nunc’, nel qui ed ora.
Facenna amava la poesia. È diventato un angelo per un gesto di poesia assoluta. Mi piace pensare che nel suo incedere a pascolare gli armenti declamasse le poesie di Filippo Pirro, di cui ha scritto magistralmente Raffaele Nigro: “Nella sera calante, con i suoi occhi sulfurei, affiorano dalla torre e dal vento che la schiaffeggia, gli echi della storia, longobardi, saraceni, turchi. E l’ultimo sibilo del vento porta al poeta la consapevolezza che la modernità ha violentato gli ulivi e le campagne. E mentre muore la grande civiltà dei padri, finisce il giorno nel silenzio sanguinante della sera.”
Io spero che Antonio Facenna e Filippo Pirro, angeli con l’angelo, schiudano la porta a una nuova alba per il Gargano.
(Nella foto che illustra l’articolo, Il Sentiero dell’Anima, che si trova nei pressi della dolina La Pozzatina, sulla strada San Marco in Lamis – Sannicandro)
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C'è una poesia fatta di metri, rime, giochi fonetici, figure retoriche, tecnica, estetica …
E c'è una poesia fatta di emozioni, palpiti, sospiri, incanto, tormenti, sentimento…
Ci sono uomini che sanno fondere l'ordito della prima con la trama della seconda e ne nasce POESIA autentica, vera, fatta anche solo di gesti, scelte e vita. Antonio Facenna e mio padre, permettemi di dirlo, sono stati capaci di tanto!
Grazie, Geppe!