Antonio Facenna è il giovane allevatore del Gargano, morto durante l’alluvione, mentre cercava di raggiungere la sua azienda e di mettere in salvo il bestiame.
Senonché, il cinema ha un suo modo ineffabile di sottrarre volti, persone, posti, parole alla caducità del tempo, e di consegnarli all’eternità. È qualcosa che avviene a prescindere dalle intenzioni di autori, attori e naturalmente dei posti che vengono rappresentati. Si fanno film per l’oggi, per il presente. Poi avviene qualcosa che improvvisamente li sottrae a quelli che Calvino definiva “i rumori di fondo” dell’oggi.
Antonio Facenna è il protagonista di un film così. Quando Daniele Bisceglia – finissimo filmaker e straordinario documentarista (anche con materiali poveri, è incredibile quel che riesca a fare con un cellulare Lumia 920) ha girato La podolica del Gargano (potete guardarlo alla fine del post), assieme a Gaetano Narducci e Federico Maggiore, non avrebbe certo immaginato che il suo video si sarebbe avviato per i sentieri dei film che durano, resistono, e diventano in qualche modo eterni. Ma non soltanto perché ne è protagonista Antonio Facenna. C’è qualcosa di più profondo in questo film che mi ha colpito profondamente, pensato dal Carpino Folk Festival, raccontato da Daniele Bisceglie e prodotto dalla Fondazione Una storia con il Sud.
“Tutte le volte che lavoro al caciocavallo, con le mani nell’acqua calda, spesso bollente, penso ai gesti di mio padre gli stessi che furono di mio nonno, del padre di mio nonno. Gesti di una tradizione che ci entusiasma, ci appassiona e non ci abbandona mai. O forse siamo noi a non volerla abbandonare”, conclude la voce narrante. Nel film di Bisceglia c’è quel cuore profondo e antico del Gargano che Carpino Folk Festival ha esaltato soltanto un mese fa, con la sua geniale intuizione dello Spiritus Mundi. C’è l’idea che il nostro futuro non può che stare nelle nostre radici, nella nostra tradizione.
Allora, non è soltanto una straordinaria coincidenza che a dircelo sia Antonio Facenna, col suo volto e col suo cuore, strappato alla vita terrena mentre tentava di portare soccorso alle sue vacche podoliche. Antonio resisteva, sforzandosi fino all’ultimo respiro di difendere “quella tradizione che ci entusiasma, ci appassiona e non ci abbandona mai.”
Così come non è una coincidenza, ma un tenerissimo, struggente presagio di futuro, l’immagine che conclude il cortometraggio: un arcobaleno. La speranza dopo la tempesta. Il cuore del Gargano che adesso batte anche più forte. Grazie ad Antonio Facenna.
Ecco il film. Questa volta più che mai, cari amici e cari lettori di Lettere Meridiane, guardatelo, amatelo, condividetelo.
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Io, Antonio, non ho avuto la fortuna di conoscerti se non guardando il tuo sorriso a fari spenti, mentre tu già correvi tra le pietre del nostro Gargano senza fiumi in piena e senza dolore. Oggi vedo i tuoi occhi vispi, le tue mani piene che mi mostrano, fiero, un caciocavallo, gioiello podoloco che sa di tradizione e resilienza… E non riesco a non emozionarmi dietro alle tue parole, alla tua terra, a tuo padre, alla tua gallina e a un arcobaleno che mi consola timidamente. Buon viaggio, Antonio. Grazie per averci ricordato che non possiamo protendere rami al futuro senza le nostre radici.
Articolo e cortometraggio meravigliosi
Antonio Facenna, già prima di conoscerne il sorriso sincero e disarmante che abbiamo colto nel bellissimo documentario, è l'esempio di un attaccamento straordinario alla sua terra, al suo lavoro antico e faticoso.
In quello sguardo, in quel credo familiare e in quel gesto estremo di tentare di strappare alla furia dell'acqua il frutto di atavici sacrifici, ho percepito un Gargano autentico, fiero e ammirevole.
Altro che l'amore "radical chic" del "Mammaliturki" (Torre Mileto) di cui avete straparlato pochi giorni prima della tragedia garganica!
Bravissimo l'autore del breve ma profondo documentario e grazie a Geppe che ce lo fai conoscere meglio.
(Maurizio De Tullio)
Conosco quelle terre, io ci sono nato e cresciuto ho vissuto la mia infanzia la mia adolescenza ma.. purtroppo non la mia vita da adulto.
Ogni qualvolta, e sono sempre piu' le volte, che rivedo quei posti mi si spezza il cuore tanta è la mia nostalgia :(, ma quando vedo tragedie del genere il mio cuore si spezza ancora di piu' perchè se la mia è una "nostalgia" sopportabile, insopportabile diventano certe "tragedie" per noi che le viviamo dal di fuori ma sopratutto per coloro che le vivono di persona!
Forza e coraggio a voi tutti che siete stati colpiti da tale tragedia ma un forza e coraggio va a voi, papa' e mamma, del coraggioso ma sfortunato Antonio
Un carpinese qualunque