Michele Sforza è un amico di un mio amico. Una di quelle persone che conosci quando sei giovane e poi perdi di vista. Michele, così come il comune amico che ci legava, se n’è andato a Torino. Ma il bello dei social network è che te le fa ritrovare, queste persone. E riprendi il dialogo interrotto e ti sembra che il tempo non sia passato, che possa ritornare.
La nostalgia fa brutti scherzi, vero? Però è bello scoprire, quarant’anni dopo, che resistono le assonanze. E soprattutto il legame profondo con il posto in cui siamo nati.
Ecco quel che mi ha scritto, commentando la lettera meridiana Perché Foggia è bella ma non ce ne accorgiamo. Uno struggente atto d’amore per Foggia. Ciao, Michele, che bello ritrovarti.
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Lasciai Foggia nell’ormai lontano 1976. Avevo poco più di 19 anni e come tanti andai via per inseguire un sogno: il lavoro. Sono andato via, ma è come se non fossi mai andato via. Amo la mia Foggia e sovente ci ritorno per incontrare la mia famiglia. Oggi che mi avvicino alla pensione, sono ancora più felice perché so che potrò andarci ancora più spesso.
Ho sofferto per questa città.
Sofferto perché mi ha fatto arrabbiare tante volte nel vederla sciatta, distratta e indolente, eppure bella. Una città non consapevole della sua ricchissima storia.
I foggiani non sanno che la terra che calpestano è una grande e nobile terra. Dimenticano i suoi più illustri figli e quelli, seppur non foggiani di nascita, lo sono diventati per amore verso di essa.
Altrove, in altri lidi, per meno fanno tanta moina.
Foggia è stata capitale d’Italia ai tempi di Federico II. Quanti foggiani lo sanno?
Foggia un tempo era ricchissima. Milioni di capi la rendevano operosa.
Foggia era la dispensa della capitale del Regno: Napoli.
Qui sono nati molti dei prodotti e dei piatti che, poi, la vorace Napoli fece propri.
Ma quanti foggiani lo sanno?
Le istituzioni cosa fanno per ricordare Umberto Giordano? Cosa fanno per ricordare Federico II?
Quanti interrogativi vorrei ancora porre.
Ecco parliamo anche di questo, perché l’amore per la propria città e la propria terra è anche consapevolezza degli errori fatti, affinché non si ripetano e affinché i foggiani siano più esigenti con le istituzioni.
Michele Sforza
[La foto che illustra il post, dotata di licenza Creative Commons, è di Atta]
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