La ricostruzione del Gargano lacerato dall’alluvione sarà una sfida lunga, difficile, che chiama in causa tutti: in primis le istituzioni e la politica, ma anche i cittadini e le imprese, che saranno chiamate alla realizzazione delle opere.
Non si tratterà di ricostruire e basta, ma di farlo secondo un logica nuova di governo e di uso del territorio. Che a porsi criticamente il problema sia la classe imprenditoriale della provincia di Foggia è una bella notizia.
Nicola Altobelli, vicepresidente dei giovani imprenditori di Confindustria Foggia in un articolo pubblicato da Libero sollecita un cambio di prospettiva. Sullo sfondo che c’è l’idea – ambiziosa ma affascinante – che il Gargano e la sua ricostruzione possano diventare un laboratorio per progettare l’Italia del futuro.
Ringrazio Altobelli per aver acconsentito alla pubblicazione dell’articolo su Lettere Meridiane. Eccone, di seguito, il testo.
Nel paese delle emergenze siamo nuovamente alla conta dei danni e alle lacrime. La dissennata aggressione di un territorio aspro ma notoriamente fragile, si è consumata tra le responsabilità di chi avrebbe dovuto regolare e controllare e la necessità di chi ha provato a inventarsi un futuro migliore.
Tutti sintomi di una malattia evidentemente più grave e profonda.
In assenza di un piano di sviluppo e di una politica industriale anche per il turismo, capace di canalizzare gli sforzi dei singoli e favorire una crescita diffusa del territorio, ciascuno continua a scegliere itinerari e scorciatoie personali, col rischio sempre più frequente di imboccare veri e propri vicoli ciechi.
Matteo Renzi nel portare il suo messaggio di vicinanza alla gente del Gargano ha dovuto constatare che per evitare il disastro non è di certo bastato spendere tutte le risorse stanziate per il risanamento idrogeologico della Puglia.Così come il presidente Nichi Vendola complimentandosi con la Protezione Civile che in questa emergenza ha dato una prova di efficienza incredibile riuscendo a contenere le perdite di vite umane, ha evidenziato il rammarico e la frustrazione per non aver potuto spendere altre somme bloccate dal patto di stabilità.
Evidentemente alle nostre mancanze si aggiungono anche vincoli esterni che ci inchiodano a inefficienze interne e carenze strutturali. Ma è proprio per questo che noi giovani imprenditori chiediamo un cambio di prospettiva per immaginare e progettare insieme l’Italia del futuro indicando chiaramente cosa vogliamo diventare, quali assets strategici intendiamo valorizzare e quali è necessario integrare in modo da fornire un quadro più chiaro entro cui i veri attori dello sviluppo, gli imprenditori, possano operare.
Se il Gargano deve cambiare passo, nel completare l’opera di risanamento idrogeologico e debellare abusivismo e malaffare, bisognerà che lo si doti anche di infrastrutture moderne, un aeroporto e un sistema viario decente sono prerequisiti basilari per uno sviluppo degno di questo nome!
Pianificazione e investimenti quale innesco e volano di un circolo virtuoso a cui gli imprenditori potrebbero garantire la prospettiva lungimirante di uno sviluppo che fa leva sulla valorizzare della vocazione naturalistica di questo incredibile comprensorio naturale.
Parlare solo di cifre per coprire i danni e aiutare l’economia locale a ripartire, rappresenta ancora una volta solo la toppa e non il vestito nuovo che invece, una classe imprenditoriale giovane e ben sintonizzata con la politica, potrebbe confezionare. Più di tutto, la vera urgenza è nel coraggio da ritrovare per compiere scelte chiare e lungimiranti per l’intero Paese.
Nicola Altobelli, vicepresidente GI Confindustria Foggia
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'Coraggio', 'scelte', 'infrastrutture', 'canalizzazione degli sforzi': parole-chiave che segnano la misura di una era volontà di cambiamento. A noi il compito di tradurlo in atto concreto. Articolo pieno di verità e forza.