È stata una tragedia annunciata. Annunciata da scelte urbanistiche scellerate, da una cultura del territorio che lungi dal tutelarlo e manutenerlo, lo ha oltraggiato con scempi sistematici. È vero che per ampiezza e per durata, l’alluvione che ha colpito il Gargano non ha precedenti nella storia del promontorio. Ma è vero anche che il territorio si trova in una situazione di dissesto tale da non riuscire più a metabolizzare eventi calamitosi eccezionali come quello degli scorsi giorni.
L’assessore regionale alla protezione civile, Guglielmo Minervini, si è recato nelle aree disastrate, affidando al suo profilo su fb l’espressione del proprio dolore e del proprio sdegno. Sotto accusa le politiche urbanistiche dei comuni che hanno permesso la cementificazione delle aree boschive alterando l’ecosistema. Ecco quanto scrive Minervini.
Ho visto non un palazzo ma interi quartieri conficcati nella pancia del monte.
Ho visto abbandono e degrado sui terreni dove prima le mani pazienti dei contadini avevano costruito solidissimi terrazzamenti in pietra, efficaci come nessun’altra opera dell’ingegneria di contenimento.
Ho visto sconcerto e stupore per l’irruenza con cui la natura si è ripresa la libertà che l’uomo aveva improvvidamente pensato di potergli sottrarre.
Ho visto occhi ancora pieni di terrore, perché quando il boato ti annuncia che sta venendo giù un’intero costone di montagna, allora capisci solo che ti trovi nel posto sbagliato.
Non ho visto gli ingegneri e i geometri che fino ad appena venti anni fa, o forse anche meno, le hanno messe quelle firme per rilasciare allegramente permessi a costruire, tanto cosavuoicheaccada.
Non ho visto quelli che quando esce una norma per tutelare le zone sottoposte a vincolo idrogeologico subito attaccano una crociata contro la politica ottusa che soffoca l’economia.
Non ho visto i padroni del cemento, quelli che fanno le sorti elettorali dei comuni, e finanziano la politica, magari trasversalmente, per trovarsi sempre dalla parte giusta, non si sa mai.
Non li visti.
Non li ho incontrati.
E non li voglio incontrare.
Sono dall’altra parte.
Tra le numerose reazioni suscitate dalla presa di posizione di Minervini, emblematica quella di Grazia Galante, che scrive da San Marco in Lamis: L’assessore Minervini non sa che la montagna che sta a sud e cioè di fronte a quella colpita non sta molto meglio. Alcuni mesi fa dei grossi macigni si sono distaccati e sono caduti, per fortuna senza vittime, eppure si permette di continuare a sventrarla.
In questi giorni sono stati abbattuti alberi che avevano quasi un secolo per fare posto al cemento. Tutti sappiamo che le piante con le loro radici trattengono il terreno ed evitano le frane e noi che viviamo in un territorio ad alto rischio idrogeologico, non solo non dovremmo distruggere quel poco verde che ci è rimasto, ma dovremmo preoccuparci di farlo aumentare. Continuando a sventrare le montagne e distruggendo il verde, prepariamo accuratamente con le nostre mani le tragedie.
[La foto che illustra il post è tratta da www.sanmarcoinlamis.eu]
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