Sul suo blog, Teresa Maria Rauzino offre ai suoi lettori un regalo eccezionale, che mi piace condividere con i lettori e gli amici di Lettere Meridiane. Uriatinon pubblica La zuppa di Elia, racconto tratto dal volume di Francesco Paolo Tanzj “L’uomo che ascoltava le 500. Tredici racconti e un’invettiva … con una dichiarazione di scrittura”, recentemente pubblicato per i tipi di Edizioni Tracce di Pescara.
Elia è stato un pioniere del turismo peschiciano. Pescatore, fu tra i primissimi ad aprire un piccolo risotrante, che in breve diventò un punto di riferimento per i tanti vip che d’estate trascorrevano le loro vacanze a Peschici.
Come scrive Rauzino, il racconto “parla degli albori del turismo nella perla del Gargano all’inizio degli anni Sessanta, quando il ristorante “Da Elia” sulla spiaggia di Peschici diventa punto di ritrovo del jet set nazionale e internazionale che aveva appena scoperto, anche sull’onda delle corrispondenze di Francesco Rosso sul quotidiano “La Stampa”, le magiche suggestioni di uno sconosciuto borgo marino del Gargano, lontano anni luce dal rumoroso turismo di massa delle coste romagnole.
Un villaggio bellissimo che permetteva a questi personaggi una vacanza diversa, in luoghi vergini di una bellezza mozzafiato, nel più assoluto rispetto della loro privacy. Chi affittava loro le case a Peschici (allora non esistevano alberghi) non conosceva l’identità degli ospiti e li accoglieva certo come persone di riguardo, trattandoli con assoluta discrezione e familiarità, valori molto ricercati da questi primi vacanzieri d’élite, che godevano della full-immersion con la cultura primitiva del luogo e della sua gente, lontani dai clamori della notorietà. Molti decideranno di fare di Peschici il loro luogo di residenza elettivo, acquistando case nel centro storico (Romano Conversano addirittura il Castello) o costruendo, nei dintorni, le prime villette. Lasceranno Peschici quando anche lo “splendido primitivo villaggio dei pescatori” diventerà il caravanserraglio del turismo massificato.”
Il racconto si conclude con una dissertazione sull’evoluzione del turismo a Peschici e sulla crisi di quella dimensione “esperenziale” che negli anni Sessanta aveva richiamato nei vicoli del centro storico e nelle spiagge incontaminate, tanti bei nomi della cultura e dello spettacolo nazionale.
Veramente una lettura da non perdere.
Per leggere il racconto, cliccate qui.
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