Quante cose può raccontarti una fotografia, se soltanto la sai leggere. L’importante è non limitarsi a guardarla. Occorre lo sguardo della memoria: viaggiare dentro di sè, indietro nel tempo, per ritrovare quelle atmosfere, quei momenti.
La foto di MIchele Sepalone è stata scattata nel 1982, quando la nebbia a Foggia faceva ancora notizia.
La città viveva gli ultimi scampoli della rivoluzione verde. La meccanizzazione dell’agricoltura e l’irrigazione avevano aperto la porta a nuovi ordinamenti colturali, il pomodoro, la barbabietola.
Il quadro climatico ne era uscito pesantemente modificato a causa della realizzazione degli invasi di Occhito e Capacciotti e della conseguente rete di canali irrigui (qualche anno dopo si sarebbero aggiunti la diga sul Celone e l’invaso di San Giusto).
Il clima tipicamente secco del Tavoliere divenne improvvisamente umido, con tanto di nebbia da far invidia, certi giorni, alla pianura padana. E tanto di maledizioni dei residenti nei paesi più vicini agli invasi (Carlantino, Celenza Valfortore, San Marco La Catola). Gli anziani non sapevano cosa fossero i reumatismi. Oggi ne sofforono anche i più giovani. Questi comuni attendono da anni un risarcimento che non gli è stato mai riconosciuto.
La foto ci dice anche dell’allegra situazione del traffico cittadino: si parcheggiava ovunque, perfino davanti l’ingresso della Cattedrale.
La piazza è tuttavia quasi deserta. Sembrerebbe un giorno di festa, data la presenza del venditore di noccioline. E sembrerebbero le prime ore del mattino, quelle in cui più facilmente la nebbia si dirada. Dev’essere una giornata di primavera o d’autunno: lo si intuisce dal vestiario tutto sommato leggero indossato dai passanti.
Non so voi, ma a me la fotografia di Michele Sepalone restituisce l’immagine (e il ricvordo) di una città più tranquilla, assonnata, ma serena. O forse è soltanto lo sguardo della nostalgia, che cambia in meglio ciò che è passato…
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