Il bello di un blog è anche quello di essere, in un certo senso, memoria che si sedimenta, ma che non cessa di produrre senso, e opportunità di riflessione.
Sicché può accadere che anche un reprint (per il mese di agosto Lettere Meridiane ripropone ad amici e lettori vecchi post, ancora attuali) possa produrre interessanti commenti ed opinione.
È successo a quello sulla Capitanata depredata che ripercorrendo il data base delle valutazioni d’impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente, ricostruiva la storia di un assalto al territorio, che ben poco di positivo ha prodotto per l’economia della provincia di Foggia.
Sull’argomento è intervenuta Anna Maria Bisciotti che scrive: L’analisi dei progetti è puntuale e interessante. M permetto di suggerire una seconda puntata, se è possibile. Se un territorio è stato oltraggiato e svenduto come giustamente recita il titolo dell’articolo, ci si chiede come ciò sia stato possibile . Se un personaggio come Sgarbi ne parla da anni dov’era l’informazione locale? Regione, Provincia e Comuni vari e il Ministero hanno grandi responsabilità perché presumo che debbano avere autorizzato, per questo sarebbe cosa utile e giusta completare l’analisi indicando con la stessa pignoleria le responsabilità politiche dei partiti e degli uomini che hanno svenduto. Quali sono stati i tempi di questo saccheggio? Quali vantaggi hanno avuto politici e privati ?Quali le conseguenze per il nostro territorio? Non ci sono scempi senza padri e gli elettori-cittadini devono ricevere un ‘informazione completa..
Sono d’accordo. In provincia di Foggia l’informazione e la comunicazione si sono limitate a raccontare quanto stava accadendo, senza cercare – salvo sparute e lodevoli eccezioni – di interpretare, di capire cosa avrebbe prodotto. Il peggio è che tutto è successo in un quadro di selvaggia deregulation, senza una visione forte dello sviluppo.
Sulla questione, interviene anche Alfre de Martino: Cosa rimarrá ai nostri figli? Il deserto, e pensare che un tal Federico II, girando l’Europa dalla Sicilia alla Germania, quì trovó i paesaggi di cui si innamoró, al punto da eleggere Foggia sua dimora preferita. Ci sará pure un modo per evitarci questo disastro? Parlarne quì su Facebook, come quel che si sta facendo per il Gino Lisa, prima di tutto informando la gente con un tam tam quotidiano. Ma a livello di ambiente, quanto tempo si è parlato, per esempio, dei 7 capodogli spiaggiati a Lesina, probabilmente le cause furono le prospezioni per la ricerca di idrocarburi in Adriatico, temo che oggi siamo arrivati ad un livello di degrado tale, anche come coscienze, che tutto il mondo che ci circonda é diventato un’immensa periferia squallida, dalla campagna al mare, ai monti, non ci rimarrá che il ricordo, lá dove ormai, tutto è incorniciato dal nostro malefico e famelico interesse.
Marino Cassio condivide il link di Lettere Meridiane e dà una notizia interessante. A Peschici qualcosa si sta muovendo. “A tal proposito – scrive Cassio – nasce in autunno un gruppo aperto a Peschici condotto da me suĺla tematica identità e territorio. Chiedo alle persone interessate ad esprimere il proprio apporto.”
Tommaso Faienza punta il dito verso il Parco del Gargano che accusa di “mangiare i nostri soldi” mentre Ciro Santacargelo pone una questione interessante di cui il blog si è già occupato in passato: “Dobbiamo decidere intanto se chiamare il territorio Daunia o Capitanata. Confondiamo gli ospiti.
C’è stato un selvaggio disboscamento sull’appennino dauno e bloccati i corsi dei fiumi.
Credo che non si è mai pensato alla cura e valorizzazione del paesaggio.”
L’immagine che illustra il post, dotata di Creative Commons License, è di Flavia Brandi ed è intitolata Tavoliere Eolico.
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